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L'incubo di una notte
... Il nostro ospedale quella notte era in servizio di pronto soccorso, e tutto quel che accadeva nella regione veniva portato qua. Il mio letto era sul corridoio, a due passi dalla sala operatoria.
Dormivo. Nonostante il piagnisteo della gamba ingessata riuscii ad addormentarmi. Mi fece svegliare un rumore prodotto dalle grida e dalle corse dei medici. Sollevai la testa e vidi l'avvicinarsi veloce di una barella, dove c'era qualcosa di grande e di colore rosso intenso. Soltanto quando questo, non so che, arrivò al livello dei miei occhi ed io vidi una faccia sporca e terribile nella sua immobilità, che non aveva più di 16 anni, capii che questo coso era il corpo di un ragazzo. Più esatto, i resti di quel corpo. Abbassai gli occhi, rimanendo mortificata e scossa: là, dove dovevano esserci la mano e la gamba sinistra era tutto piatto, roso e molto bagnato. Poi la visione sparì nella sala operatoria. Subito dopo si realizzò un altro viso chinato su di me. Apparteneva ad un ragazzo. Ma questo viso sorrideva e parlava:
«Un incubo, vero? Hai visto come si è ridotto? Andava sulla moto e si è scontrato con un camion, a tutta velocità. Un colpo frontale! Trasportava una ragazza. Penso che i suoi pezzi li stiano ancora cercando. Te lo immagini? A pezzetti! Io qui conosco tutti. L'informazione pende dalle mie mani! »
Non potevo parlare e con fatica distinguevo le sue parole. Ma nel suo tono c'era qualcosa che affettava l'anima stupefatta. D'un tratto capii. Lui si divertiva! Si vantava di essere così ben informato! Oh, Signore, è possibile persino una cosa del genere?? Per via di questa illuminazione la scossa si approfondì ancor più, e smisi di comprenderlo del tutto. Ma non era finita. Le altre grida mi fecero bruscamente tornare in me. Un'altra barella. Un altro corpo immobile. Di nuovo un viso bianco, come un lenzuolo. E di nuovo macchie rosso vivo. Questa volta, intorno alla testa.
«Volo ad informarmi», disse il ragazzo e sparì.
Ma io non ragionavo più, e non c'era neanche un pensiero nella mia testa scriteriata.
«So tutto! È andato sulla bicicletta e-e bah! Una macchina lo ha colpito da dietro. Non lo aveva notato. Ha la testa frantumata! I medici dicono che, se anche sopravvive, rimarrà o cieco o idiota. Ora è in coma. Ha soltanto 30 anni. Hanno già informato la moglie. Ora arriva. Hanno due bambini. Te ne rendi conto? Oh! Qui ce ne sarà da vedere, tutta l'intera notte! Sicuro! Cerca solo di non addormentarti. »
No, tutto quel che accadeva intorno a me non raggiungeva la mia mente. Ma fece nascere le domande, che cominciarono a battermi come un picchio: ''Perché??" e '' Per quale motivo??". E sempre più fortemente desideravo tappare la bocca a quel ragazzo. Era più che abominevole e molto terrorizzante vedere la gioia e il divertimento scritti sulla sua faccia. Sì. Ciò era più terribile di tutto il resto.
Poi si precipitarono i genitori di quel giovane e la moglie di quell'uomo. E vidi e udii tutta la loro disperazione. E cessò di dolermi la gamba. E la perdita dello strojotrjad apparve come un granello di sabbia, sulla spiaggia immensa del dolore degli uomini.
Proprio allora per la prima volta mi ero posta un problema imparagonabile per la sua importanza: ''Ma davvero è soltanto il caso? Un insensato, irragionevole, assurdo caso? O c'è una tela invisibile, intangibile, incomprensibile, ma completamente logica per Qualcuno? Ma se questo Qualcuno non esiste? Allora... No. Tutto ha senso, tutto ciò che esiste nell'universo. Quindi, pure l'esistenza degli uomini. Ma allora stroncare la vita di questo ragazzo aveva uno scopo? Era previsto? Era pianificato? Quindi, questa vita non doveva essere dritta, plenipotenziaria, non rotta? Ma allora chi pianifica ciò? E perché? E con quale scopo? Aspetta, e se per un certo motivo? Ma questa è bibbia, a proposito della quale ho sentito parlare ma non l'ho letta. E poi, per tutta la mia vita mi hanno insegnato, che questo Qualcuno, non esiste! Che tutto ciò non è altro che un'assurdità! Pure Lenin la pensava così. Allora arriviamo ad un nonsenso completo. Ma io non credo nel nonsenso della natura. Oppure... Oh Dio mio, così mi romperò il capo."
("C'è gente superficiale, che crede nella fortuna, nel caso, nelle circostanze... La gente forte crede nella causa e nell'effetto." R. W. Emerson)
Più tardi portarono una ragazza, investita da una macchina sulle strisce. Stava tornando a casa insieme al suo ragazzo da una festa. Il giovane apparteneva alle mummie, perciò non reagì, non interferì, ed alla ragazza amputarono quattro dita della mano destra. Tutto passerà, guarirà, ma le dita non ricresceranno più. La ragazza pagò caro, il proprio acquistare la vista.
Di quella notte in ospedale, non mi dimenticherò mai. Una cosa del genere non può essere dimenticata. Sai, avrei addirittura raccomandato a chi soffre e non sa come uscire dalla disperazione di passare una notte al pronto soccorso. Una notte sarebbe più che sufficiente. Sono sicura che allora le idee dei valori che cominciano a brancolare, immediatamente si ristabilirebbero e riprenderebbero solidamente il loro posto nella mente.
("Mi lamentavo di non avere le scarpe. Ho visto l'uomo senza piedi. Ho smesso di lamentarmi."Saadia)
Quella notte generò in me molte domande. Ed un bel giorno, quando mi sedei nella biblioteca per cercare delle risposte, non ebbi dubbi che il primo passo verso questi libri, coperti di polvere dal non uso, lo feci proprio quella notte.
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- molto bello questo racconto, denso e articolato senza perdere il filo del discorso (il rischio era alto) - hai toccato tematiche a me care (ho scritto anch'io qualcosa del genere) e hai farcito il tutto con un paio di colte citazioni.
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