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Debole come un ombra
"se sei un uomo reagisci"
"ho 17 anni come pretendi che io sia già uomo?"
"già... non lo sarai mai, non ci sperare più."
"tu lo sei?"
"fermati all'uscita e te lo dimostro coglione"
suonò la campanella nella 4d del politecnico e le incessanti minacce di quel ragazzo tanto arrogante parvero sparire tra la folla che s'affrettava a lasciare le aule, quasi fosse stata donata loro l'amnistia.
guido lasciò andar via tutti compreso il ragazzo che lo aveva minacciato un'istante prima e scese le scale col docente."guido, di cosa parlavi con paolo?" silenzio. lo fissò il professore."non mi ha detto nulla" rispose il ragazzo e così dicendo lasciò l'insegnante dietro di sé e prese a scendere più velocemente.
"uomo.. lui è più piccolo di quanto lo sia io.. insignificante come un preservativo bucato.
avrei dovuto dirglielo"pensò.
la scuola restò vuota prima del solito quel dì, centinaia di ragazzi si erano dileguati dopo aver gettato il loro mozzicone di riconoscimento nel mare di asfalto che era l'ingresso all'istituto scolastico. restò solo lui, avvolto nei suoi pensieri più tristi, quelli che lo rendevano diverso da tutti gli altri ragazzi, cupo e invecchiato di 50anni in una giornata.
tutti i ragazzi raggiunsero le loro famiglie e in un modo o nell'altro passarono il pranzo.
"guido cos'è successo al tuo zigomo?" gli domandò la madre preoccupata di quelle ferite che troppo spesso suo figlio riportava sul volto " un'altra pallonata presa male mà.. tranquilla" la rassicurò cercando in ogni modo di essere disinvolto. sua madre conosceva troppo bene suo figlio per cui cercò il suo sguardo perso perennemente nella tv spenta.
"guardami e sii sincero è successo qualcosa?". guido alzò lo sguardo duro e colmo di rabbia da troppo tempo repressa. le avrebbe voluto dire che è colpa sua se era così debole, era colpa sua se non sapeva difendersi da quei ragazzi che lo picchiavano in continuazione, colpa delle sue perenni attenzioni e paure che gli aveva trasmesso sin da piccolo.
disse semplicemente "non ho più fame". si alzò e si diresse verso la sua camera. giunto lì accese il pc.
un rumore multimediale segnalò l'arrivo di un messaggio di chat .
pecora@nera: "ciao. ci sei?"
insane@mind: "come il vento tra i rami nell'ombra. tu pivella?"
pecora@nera: "io? come una colomba che si è appena schiantata contro un albero d'ulivo.."
guido pensò tra sé "la vendetta ideale del mondo, contro chi troppe volte l'ha contestato".
insane@mind: "racconta"
pecora@nera: "oggi ho perso la verginità"
insane@mind: "cosa? ti sei fidanzata e non mi hai detto nulla?"
pecora@nera: "no. erano in sei. uno più piccolo di me."
insane@mind: "è la nostra punizione. troppo imperfetti. come stai? "
pecora@nera: "non piango più. perché sopportiamo tanto dolore?"
insane@mind: "non lo so."
pecora@nera: "vorrei non vivere, essere un ombra silenziosa"
insane@mind: "l'ombra dei silenzi nasconde segreti".
pecora@nera: "io no. ormai il mio è un mondo pubblico. non ho più nulla se non dolore. sono un semplice burattino guidato da quei ragazzi che mi amano male."
insane@mind: "loro non ti amano male. ti odiano."
pecora@nera: "ti sbagli."
un rumore multimediale segnalò la chiusura della conversazione da parte dell'altro utente. guido fece altrettanto e aprì l'enciclopedia multimediale. trova: suicidio.
gli scese una lacrima."... mi dispiacerebbe per la mamma ma poi tutto passa. a scuola non se ne accorgerebbero se non prima di un compito in classe, quando non saprebbero più da chi copiare. e pecora nera si accorgerebbe che non ci sono più? lei è convinta che quel male che gli provocano in realtà sia amore, povera illusa non vuole mai stare ad ascoltarmi. se solo sapessi chi fosse..."
restò a pensare guido a quella ragazza alla quale scriveva e raccontava tutto quotidianamente. vittima anch'ella di atti di bullismo.
si stese sul suo letto. rimase a fissare il soffitto inerme e sperò che gli cadesse addosso da un momento all'altro. prima che ciò potesse accadere stava già dormendo.
il dì seguente alle 7 e quarantacinque guido era già seduto al suo posto mentre l'istituto vacante iniziava a svegliarsi.
quella era la giornata dedicata alla manifestazione nazionale scolastica, ma guido non ne era a conoscenza.
"qualcuno è entrato?" domandò domenico, il rappresentante d'istituto, a paolo;
"sicuramente quel pezzo di merda di marini. se lo prendo ti giuro che..." grugnì paolo, mostrando un pugno violento che avrebbe volentieri sganciato sul volto di guido.
paolo entrò nell'ingresso esterno dell'istituto e con lo sguardo rivolto all'ultimo piano dell'edificio cercò la finestra della sua classe. era aperta.
"guido a' grandissimo coglione o scendi o fai 'na brutta fine!!!" urlò bestemmiando.
guido non rispose.
"lo vado a prendere io" disse con fermezza domenico, che nel frattempo aveva raggiunto paolo sentendolo urlare.
il rappresentante salì le scale d'emergenza esterne e senza tanti ostacoli raggiunse l'aula 4d, lì trovò guido.
non lo guardò neanche, gli si scaraventò contro con tutta la forza che possedeva. lo bloccò in un angolo con una mano mentre con l'altra impugnava un coltellino serramanico. lo sfregiò sul viso una, due, tre volte; poi tocco allo stomaco, un altro graffio, più profondo.
guido non piangeva. subiva in silenzio e dentro di sé sperava di morire in quell'istante, ucciso da quel ragazzo, senza sapere precisamente il perché.
domenico indusse guido a stendersi sul pavimento della classe, e nello stesso istante in cui il fianco del malcapitato tocco terra fece il suo ingresso paolo. senza rifletterci si gettò anche lui contro guido, che fu preso a calci sul volto e riportò contusioni sul resto del corpo.
il tutto avvenne sotto l'occhio vigile della fotocamera del cellulare dell'ultimo arrivato. nell'aula non si sentiva nulla, se non il tonfo dei colpi inferti a quel ragazzo, che aveva come unica colpa l'amore per la scuola.
"dai andiamo tanto gli ho fatto pure il video, vedrai che giro che farà, rideranno tutti di te. coglione e figlio di cagna che non sei altro." rise paolo rivolgendosi all'altro ragazzo che lo aveva aiutato a compiere quel videoclip tanto spietato.
finalmente soddisfatti lasciarono guido alla sua sofferenza, pronti ad echeggiarla mettendolo alla gogna con quel filmato.
guido non si mosse. rimase nella stessa posizione in cui l'avevano lasciato i suoi due aguzzini.
"resterò qui... ora posso piangere, non c'è più nessuno. ancora una volta oggi sono morto. ho lasciato che la mia vita se la portassero via quei 2 ragazzi. il perché? nessuno mi ha detto che oggi ci sarebbe stato questo sciopero... ma di che mi stupisco, nessuno parla con me." guido aveva gli occhi sbarrati, si sentiva nudo... nudo della dignità che gli era stata privata da troppo tempo ormai.
non pianse, si biasimò a lungo. arrivò a dire a se stesso che era colpa sua, se le cose andavano così.
si alzò dal pavimento sporco ed impolverato, stanco dei suoi pensieri e delle sue pene e guardò fuori dalla finestra.
dal quarto piano, dove si trovava la sua classe, riusciva a scorgere gli altri studenti che si disperdevano nelle vie della città con striscioni e frasi da stadio contro il ministro dell'istruzione del momento.
"alto.." pensò guardando l'asfalto rude che si stendeva sotto l'istituto che si crogiolava sporadicamente con qualche foglia dell'autunno trascorso.
"ho dedicato la mia vita, la mia dignità, il mio cuore, la mia realtà alla scuola... ed ora sarai anche morte per me". così dicendo salì sulla stretta mensola di quella finestra che gli aveva ispirato quel pensiero così disperato.
"non sarò mai uomo, non vale la pena vivere. non sarò mai uomo, non vale la pena vivere. non sarò mai..." continuò a ripetere tra sé mentre si reggeva agli infissi delle finestre.
guardò giù e poi su. gli parve di vedere una colomba e si ricordò all'istante di pecora nera.
"... quei ragazzi che mi amano male..." gli tornò in mente il messaggio di chat che gli aveva scritto il pomeriggio precedente "loro non ti amano male, ti odiano." le aveva detto, spegnendo in lei ogni possibilità di cambiamento nella vita.
"probabilmente ho bruciato ogni speranza alla quale lei credeva, alla quale lei aspirava. ho rovinato la sua vita come quella di tutti coloro che hanno avuto il dispiacere di conoscermi. e' ora di metter fine a tutto ciò. e' colpa mia se la gente mi odia. mi odio da solo... come potrebbe qualcuno amarmi?" all'improvviso smise di pensare e pianse. pianse tutte le sue sofferenze, tutti i ricatti subiti e i dolori fisici accantonati parvero venir fuori in quel momento.
le ferite inferte da domenico iniziarono a sanguinare, come se fossero state aperte solo allora. bruciavano.
ne toccò una, quella dello stomaco. si ricordò solo in quell'attimo di essere ancora in piedi sul cornicione della finestra e allora decise.
"per una volta nella vita mi è concesso sbagliare, lo sbaglio più grande o la scelta più giusta... chissà forse avrò presto una risposta."
lasciò i suoi pensieri rimanere sospesi nell'aria e chiuse gli occhi. dimenticò tutto quello che era appena trascorso e baciò il vento.
fu improvviso. silenzio. "la vita è illusione" sussurrò. un ultima lacrima. un salto nel vuoto e tutto ebbe fine. le foglie secche attutirono il colpo, ma il tonfo fu fragoroso.
in un istante tutto ebbe inizio, l'inizio della fine.
"che cazzo è successo?" chiese uno dei pochi ragazzi rimasti all'ingresso del politecnico. guardò il punto in cui aveva individuato il rumore, lo vide.
"porca... ma che cazzo eh...?" rimase a bocca aperta quando riconobbe il volto del suo compagno di corso: guido.
"bastardi... guarda un po' dove ti hanno spinto, ma perché.. perché non gli hai mai denunciati? che cazzo di mondo è questo?" si chiedeva nicola mentre tratteneva a stento le lacrime. chiuse gli occhi sbarrati e tristi di quel ragazzo che aveva abbandonato ogni speranza lì, in quel posto dove la speranza nasce, la scuola. poi col suo compagno tra le braccia chiamò il 118.
nei mesi successivi il dirigente scolastico fu indagato assieme ai compagni di classe di marini guido, ma non scoprirono mai i colpevoli della violenza psicologica e fisica esercitata su quel povero ragazzo, troppo debole per sopravvivere in un mondo così crudele.
la madre di guido morì pochi anni dopo per il dolore causato dalla perdita di quell'unico figlio.
domenico e paolo continuarono i loro studi e si diplomarono con la sufficienza. non ebbero mai rimorsi.
nicola terminò gli studi e iniziò a scrivere articoli per un giornale. alla ricerca della giustizia impiegò la sua vita a render noti tutti gli atti d'ingiustizia della quale veniva a conoscenza.
pecora@nera dopo aver appreso la notizia della morte di guido decise di denunciare i ragazzi che le avevano fatto del male dedicando ogni sua vittoria a quel ragazzo che non aveva più scritto in chat.
guido fu dichiarato insano di mente. secondo i medici il suicidio fu dovuto da una decadenza psicologica.
il mondo non avrà mai giustizia, poiché noi uomini non badiamo mai alla verità che si nasconde in ogni essere.
la minoranza psicologica sta nel volersi mostrare migliori di ciò che siamo, dando il peggio di noi.
il bullismo è una grave forma di debolezza interiore, una mancanza d'autostima e intelletto.
siamo uomini poveri di virtù ma ancor più scarsi di ragione.
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