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Senza petali
- Hai recuperato le munizioni?
- Sì Signore. Questa volta non ci fottono. Vero Signore?
Il Tenente non rispose immerso com'era nell'osservazione, con la speranza di individuare qualsiasi cosa che potesse ribaltare quella situazione di stallo che si protraeva ormai da ore. Tenere così tanto il binocolo sugli occhi gli aveva disegnato due piccoli cerchi color stanchezza sopra il naso, dandogli a tratti dei lineamenti quasi animaleschi.
- Quanti anni hai?
- Diciannove Signore.
Il Tenente fece una smorfia con la bocca e con la sigaretta a penzoloni dalle labbra sembrò pensare Mio Dio.
Quante ore? Quando finirà? Ce la faremo? Tornerò a casa? Rivedrò mia madre? La mia ragazza? Mi scappa la pipì. Cosa darei per una birra. Ho paura.
I pensieri serpeggiavano martellando le meningi della squadra. Una guerra. Una battaglia. La vita in cambio della vita, la morte in cambio della morte. Una "missione di pace". Così l'avevano chiamata. Una missione di pace con fucili, granate e carroarmati. Chiamateci eroi, chiamateci fanatici, chiamateci come volete. Il mio nome lo persi il giorno che sbarcai in questo territorio che mi avevano insegnato essermi nemico. Nemico per chi? Per cosa? Quanti ne sono morti? Quanti ne abbiamo uccisi? Quanti ne ho uccisi? Là fuori la giornata era calda e secca, qua dentro c'era il buio, il fango.
Ci avevano messo alle corde, ci avevano stretto all'angolo.
Prima di fuggire in questo appartamento ricordo un campo di margherite. Ettari di margherite, sospinte dolcemente dal vento. In quei pochi attimi avevo visto tutto al rallentatore. Una distesa di prato immacolata, senza buche, senza sangue, senza morti. I loro petali. Li avevo respirati. Ma stavamo scappando rincorsi dai proiettili, rincorsi dalla morte, senza mai poterci girare. Chi si girava era perduto. Qualcuno l'avevamo perduto.
Da quando ero lì i nostri cuori non smettevano mai di essere in iperpalpitazione. Neanche mentre dormivamo.
- Signore. Chiedo il permesso di mettere un po' di musica.
Il tenente esitò qualche attimo, sempre col binocolo sul naso.
- Cinque minuti. Non un secondo in più.
Con l'emozione della prima volta accesi il piccolo lettore che nascondevo vicino alla fondina. "Ziggy stardust" riempì l'appartamento insieme al fumo del nostro tabacco. Per cinque minuti ci sentimmo un po' normali, ovvero umani. Ognuno di noi dedicò il proprio pensiero a tutto fuorchè ai compagni di truppa. Qualcuno addirittura sorrise. Qualcuno addirittura cantò a bassa voce i versi del pezzo di David Bowie. ll Tenente non si muoveva, sembrava quasi non respirasse. Pensava. Pensava. Pensava. Io chiusi gli occhi.
La canzone finì e con essa la nostra normalità. Tornammo a non pensare, pensare ci era proibito, il Tenente era pagato per farlo al posto nostro. Il Tenente aveva pensato. Il Tenente aveva un piano.
Destra sinistra raffica granata copertura coppia raffica forse vittoria forse morti.
- Ne arriveranno quattro da ovest, tirali giù. Hai massimo cinque colpi.
- Tenente. Una domanda.
- Hai un secondo.
Respirai. Non pensai.
- Ma se avessimo sbagliato tutto?
Respirò. Pensò.
- Secondo scaduto. Prendi posizione. Si comincia. O si finisce. A noi la scelta.
Presi posizione e montai il fucile vicino a una feritoia dell'appartamento quasi squartato, ma sufficiente per darci l'illusione di poter vivere ancora qualche ora. I frammenti di muro colavano sangue e rabbia.
Il tenente diede il segnale. Smisi di respirare e buttai l'occhio nel mirino, direzione ovest.
Il campo di margherite. Tutto era fermo, tranne il mio cuore che sentivo fino agli occhi.
I primi due. Morti.
Gli ultimi due. Morti.
- Ottimo lavoro - mi sussurrò urlando il Tenente con il binacolo attaccato agli occhi.
Non mi staccai dal mirino. Sul campo di margherite ora c'erano quattro corpi. Il cuore si calmò, fino a scemare. Il vento riprese a soffiare, muovendo con fare deciso e angosciante i fiori di quel campo, facendoli danzare intorno a quei corpo che io stesso avevo da poco riempito di piombo e svuotato dell'anima.
Partì la prima raffica. Missione di pace. Due dei nostri. Sono un cecchino. Fuoco di copertura. Uno morto. Rinforzi. Seconda raffica. Ziggy stardust. Cuore a ventimila battiti. Respiro zero. Il Tenente col binocolo. Urli. Sangue. Granate.
Si comincia.
O si finisce.
È davvero una scelta?
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0 recensioni:
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- morire combattendo ha, secondo me, assunto un valore diverso, contestualizzabile agli anni 2000. Sulla scelta... bah...è un cane che si morde la coda. Grazie Antonino, i tuoi commenti sono come sempre molto ricchi di spunti. La prossima volta ci infilo qualche FIG..., giuro
notte!
Guido
Anonimo il 26/05/2010 19:27
Certo la guerra non ha senso, ma poiché, per come la vedo, niente ha veramente senso, morire combattendo trova una sua parziale e inquietante logica.
Ognuno è avvolto nel marasma:non c'è scelta, non è colpa di nessuno.
Ottimo... La tensione comunicata attraverso la tua scrittura paratattica e dettagliata, mi ha tenuto desto, nonostante non ci fosse lo straccio di una FIG... ad allietarmi la lettura
- la impugneresti tu... l'arma?
nemmeno per difenderti?
"difesa"
... mah, anche questo, come la prevenzione...
mistero...
ma se dovessi?
... e se dovessi.. io?
rabbia e confusione anch'io...
attento sei sotto mira..
- questione di scelte, Lau. Impugnare un'arma è sbagliato a prescindere. Eppure c'è chi continua a farlo. Un enorme mistero. Sento rabbia e confusione.
Guido
- intanto
però
qualcuno spara...
comunque...
- ehi Laura, condivido appieno tutto ciò che hai scritto, è un vero e proprio parallelo a ciò che ho voluto esprimere nel mio racconto.
Guido
- grazie mille Giacomo, ho prontamente revisionato il racconto apportando alcune correzioni, grazie per avermelo fatto notare e dei complimenti. Appena ho tempo vado a leggermi il tuo racconto.
Guido
- guerre del 2010?????????????????
guerre... direi... e basta...
non basta?
uteri in cambio di wolframite
umani come merce di scambio per costruire i nostri cellulari
guerre civili
religiose
perenni
e bambini spaccapietre per un fucile..
nel vomitare disgusto
lo sto
diventando...
no comment sulle guerre...
nemmeno per chi predica verde pianeta
condanna e poi caccia cetacei
spacca teste
stritola ossa
schiavizza... animali..
piante
sassi
e tutto ciò che può servire... a noi...
noi... civili
intorpiditi
istupiditi
...
interessante il tuo
racconto
...
ciao
Laura
Anonimo il 26/05/2010 13:44
Nunzio e Guido... siamo d'accordo sulla guerra... il racconto è scritto molto bene, un ottimo stile personale... ti segnalo un piccolo refuso perchè il racconto merita di essere "PULITO".
Ognuno di noi dedicò il proprio pensiero a tutto fuorchè che ai compagni di truppa.(toglierei il che)
P. S. per quanto riguarda il mio pensiero su queste guerre cammuffate da missioni di pace consiglio te e Nunzio di leggere il mio racconto..."Il gioco del dimmi chi butti". Poi ho un altro racconto pronto, che posterò a giorni, sul tuo stesso argomento ma con meno dialoghi, solo considerazioni. Il titolo sarà: I Crimini contro l'umanità e la saggezza popolare. Ciao... e bravo
- grazie Nunzio. quando l'ho scritta stanotte devo ammettere che ero un po' incazzato, ma era una rabbia di rassegnazione, di disillusione, verso cose che non capisco. Tipo le guerre nel 2010. grazie mille Nunzio! Buona giornata
Guido
Anonimo il 26/05/2010 11:53
No, Guido, non è mai una scelta. Noi siamo le pedine, ma altri giocano con noi. Gran bel racconto, Guido, gran bel racconto. Per scrivere così bisogna essere un po' inc...
o no?
Ottimo.
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