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Come Aquile
La brezza fresca del mattino accarezzava soavemente i miei capelli ormai imbiancati dal tempo, il rombo potente dell'elica suonava per me come il canto di un poeta per la sua Musa, mentre il mondo terreno si allontanava... gli alberi e le case diventavano sempre più piccoli e si intrecciavano magicamente fra loro in un vortice di colori come in un quadro impressionista si fonde la moltitudine di chiazze di pittura. Le nuvole si aprivano al mio passaggio e un piccolo stormo di uccellini pareva seguirmi. Improvvisamente un'aquila li scacciò, e iniziò a volteggiarmi accanto con maestosa leggiadria.
Come un guerriero cavalca il suo stallone, spingendolo verso la vittoria, con la grinta del leone, così io pilotavo il mio aereo verso vette sempre più alte, per dominare dall'alto l'intero mondo. Volavo verso cieli sempre più alti, volavo per conquistare obiettivi sempre più luminosi. Volevo volare. Stavo volando, volando nel cielo infinito, libero come un'aquila, veloce come un falco, forte come un grifone. Smisi di pensare e iniziai a precipitare vorticosamente nei più profondi e sconosciuti meandri della mia anima, immerso in una moltitudine di forti emozioni, circondato da un vortice di passioni favolose che solo il volo poteva darmi.
Dall'alto, volando sulle ali della memoria, ripercorrevo la mia lunga esistenza, i trionfi e le sconfitte. Ogni vittoria è stata per me l'inizio di un nuovo cammino, possibilmente di un'altra vittoria. Ogni sconfitta una potente iniezione di grinta per un alloro successivo. Come la fenice risorge ergendosi maestosa sulle proprie ceneri, così l'uomo deve sfruttare le proprie sconfitte per volare verso nuovi obiettivi. E io solo grazie alla mia grande passione sono riuscito a superare tutte le notti che hanno rabbuiato il mio cammino, e a trasformarle in giorni illuminati da un sole splendente.
Ripercorsi la mia passione per il volo, scavando fra i ricordi più intensi che già molti anni addietro si erano saldamente radicati in me. Avevo tre anni quando, immerso nell'aria infuocata di agosto, correvo e saltavo sui campi arsi dal sole. Tre piccoli volatili neri volteggiavano sopra i miei occhi, sotto lo sguardo materno di una grande aquila che compiva ampi cerchi nel cielo azzurro, le piume vibravano al minimo scroscio di vento e le ali si adagiavano leggere sull'aria. Le tre giovani aquile giocavano inseguendosi e beccandosi ripetutamente, prima compiendo larghi cerchi nel cielo, poi volando affiancati fra le poche nubi che macchiavano il manto celeste. Dopo pochi minuti si allontanarono, ma l'immagine dei tre aquilotti che si divertivano librandosi liberi nell'aria è rimasta per sempre impressa in me. Pochi anni più tardi ricordo perfettamente le emozioni che ho provato la prima volta che ho davvero volato. Dal finestrino dell'aereo si scorgevano prima ampie distese di campi, poi incolti terreni brulli, la costa frastagliata con tutti i piccoli paesini arroccati sulle scarpate che si affacciavano sul mare e il riflesso del nostro aereo sulle onde. Le emozioni che provavo mentre volavo davvero in alto nel cielo prendevano vita creando fra loro un connubio amoroso che mi trasmetteva sensazioni incredibili. Sensazioni che un uomo può provare solo quando riesce a fare qualcosa che ha tanto desiderato, che tanto ha sognato... E poi di nuovo terra, l'aereo scendeva, troppo velocemente per rendermene conto. Come la morte è l'unica certezza della vita e tutto è destinato a finire, così con quella discesa veniva soffocata brutalmente una moltitudine di emozioni che era nata in me volteggiando nel cielo. Quando le tre ruote colpirono violentemente il terreno la libertà che solo il volo mi conferiva, la gioia di sovrastare il mondo dall'alto e la felicità di librami nel cielo si nascosero nella camera più nascosta e splendente del mio cuore. Il volo divenne per me sorgente di nuovi obiettivi, iniziai a volare per conquistare nuovi cieli, con la grinta e la determinazione che solo il ricordo di una passione così forte avrebbe potuto darmi. Il solo ricordo di quei tre aquilotti che giocavano festosi sopra i miei occhi mi ha spinto per tutta la vita a perseguire costantemente i miei sogni e i miei obiettivi.
La pista si stava avvicinando, e con essa anche la fine di un volo, portando con sé il tramonto di incredibili sensazioni, che si sarebbero però oltremodo rinvigorite durante il volo successivo.
Le lunghe ali sostenevano l'aereo nel suo ritorno sul mondo degli uomini. Da dominatore incontrastato ritornavo indifeso sulla terra che mi aveva creato. L'aquila mi osservava dall'alto, come un angelo custode, mentre le ruote si fermavano sull'erba ingiallita dal sole.
Nonostante l'età avanzata, nonostante gli innumerevoli decolli e atterraggi, nonostante fossi ormai prossimo all'ultimo inesorabile volo, ogni volo rappresentava per me uno sprofondamento nei miei ricordi più belli, un insieme di forti passioni che liberavano da ogni macchia i miei pensieri. Quando dall'alto osservavo i bambini che si rincorrevano sui piazzali delle chiese, la mia casa lontana ridotta a un piccolo rettangolino marrone, mi estraniavo dal mondo, immerso totalmente nelle sensazioni più belle che avessi mai provato.
Una miriade di emozioni si sciolsero contemporaneamente in una felicità incontrollabile, anche questa volta avevo volato, anche questa volta mi ero erto sul genere umano.
Tornai a casa, abbracciai mia moglie, i miei figli e i miei nipoti, e ringraziai il cielo per avermi dato una vita così felice, colma di così grandi soddisfazioni. Quella notte volai con le aquile, cavalcai nuvole celestiali, riuscii nell'impresa di Icaro, sempre guidato dalla mia grande passione.
Il rombo di un aereo infranse il silenzio del mattino, l'aquila di marmo che si ergeva maestosa al centro della piazza accanto a casa mia rifletteva la luce splendente del sole. Stavo volando, volando accanto a quell'aereo che ero troppo vecchio per poter pilotare, volando verso altri obiettivi, altri sogni, altri voli. Volando.
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l'autore Marco Argentini ha riportato queste note sull'opera
Racconto finalista al "Premio Chiara Giovani 2009"
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