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Quarto piano - seconda parte
Prima di salire al quarto piano mandò un messaggio al suo amore "ho paura...", non so perchè glielo disse, forse per sentirsi protetta, e lui naturalmente non rispose.
Entrò nell'ascensore, si guardò allo specchio e non si riconobbe.
Trovò la porta dell'appartamento semiaperta, entrò dando una veloce occhiata, la casa era spaziosa, le tende svolazzavano leggermente dando un'aria di pulito, grandi tappeti erano un po' ovunque e il tutto lasciava trapelare il buon gusto del padrone di casa... Lui la chiamò e lo vide seduto sul divano bianco proprio di fronte lei.
Lui si alzo e richiuse sorridendo la porta a chiave prendendole la borsa e depositandola su una seggiola.
"Ti aspettavo, vuoi un bicchiere di vino bianco? " - "no grazie il vino bianco no"... ci mancava pure il vino bianco! Sapeva benissimo che effetto avrebbe avuto su di lei, e non doveva essere troppo arrendevole, il gioco voleva condurlo lei!
Lui senza perdere tempo la fece accomodare in camera da letto, una stanza molto spaziosa in penombra, meno male, amava la luce ma non lì con quell'uomo, preferiva una luce delicata, avrebbe reso tutto più semplice, così credeva almeno.
"Non dimentichi nulla prima?" - "Certo, i soldi sono sotto al cuscino prendili". E così lei fece senza controllare appoggiandoli sul comodino.
Lui si sedette su una poltrona osservandola attentamente, le fece i complimenti per come era vestita, per come l'aveva attirato a se semplicemente parlando, per come era stata vulnerabile a parlare delle sue debolezze, cosa a detta sua non facile da trovarsi in una donna... da un'ingenua depressa in cura voleva dire lei!
Le ordinò di fermarsi e di farsi togliere i sandali, così lei gli si avvicinò scoprendo le gambe dal vestito, dove lui senza metterci troppo infilò la mano sotto la veste fino a toccarle il pube, poi non so come qualcosa catturò lo sguardo di lei e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata.
Improvvisamente non sentiva niente di ciò che lui le diceva, si spostò a piedi nudi e si avvicinò lentamente allo strumento disposto di fianco alla finestra, era un pianoforte... lei tremolante appoggiò le dita sopra la tastiera cercando di ricordarsi quelle tre note... quelle tre note che non si ricordava mai e che aveva suonato seduta di fianco al suo amore! "re... fa... re... re.. fa... re..." non riusciva a ricordare dove mettere le dita, il suo cuore batteva sempre più confuso e l'uomo si spazientì forse perchè non dava ascolto ai suoi ordini, il tono pacato che l'aveva accolta quando era entrata era già cambiato.
- Dove sei amore mio come si fa? Pensò lei... non ricordo! - e quanta pazienza le veniva rispiegato ricordava...
Lei non ascoltava quello che lui diceva, probabilmente rideva il cretino...
Allora lui la girò con forza prendendola per le spalle dicendogli "smettila! Tu non sai suonare il pianoforte!", guardandola con disprezzo, "certo come nemmeno tu sai chi sia Caravaggio!"... contraccambiò lei e si accorse di averlo offeso.
Ebbe paura.
Lui spense la sigaretta e incominciò a baciarla sul collo abbassandole il vestito in malo modo senza nemmeno osservare la sua biancheria intima, meglio così, doveva tutto succedere il più in fretta possibile.
Lui si allontanò da lei, incominciò a svestirsi e si mise sul letto.
"Forza vieni qui fammi vedere cosa sai fare, ho pagato caro io! Caravaggio o non Caravaggio."
Lei gli si avvicino come una pantera in agguato sul letto e incominciò a baciarlo a malavoglia sulle labbra ma lui la spinse oltre come se non aspettasse altro di farle sentire il suo desiderio del quale ora avrebbe fatto volentieri a meno, ma aveva scelto, aveva inventato quella stupida proposta e lui l'aveva accettata!
Quando lui la spinse con forza verso il suo basso ventre trattenendola per i capelli lei riuscì a liberarsi gridandole
"non così!" e gli diede un morso ben fatto nel fianco facendolo sussultare dal dolore!
Lui allora la prese sotto di se penetrandola con forza e mordendole la spalla, schiacciandole forte i suoi piccoli seni, offendendola, credendo che forse così facendo lei avrebbe apprezzato.
Poi i baci si fecero sempre più profondi, fastidiosi, soffocanti, lei le morsicò il labbro fino a farlo sanguinare e lui infuriato le grido "cosa c'è non riesco nemmeno a farti godere! Cosa vuoi da me allora!" e come se fosse una bestia la prese tenendole i capelli tirati, evitando così che lei lo morsicasse ancora, i boccoli ormai sciolti, la pelle arrossata, chiuse gli occhi... finì tutto finalmente, ma quei minuti non passarono mai.
Senza dire nulla lei si alzò, raccolse la biancheria, andò in bagno... "fatti una doccia se vuoi".
Nemmeno l'ascoltava, lei era già pronta e vestita, lui si infilò i pantaloni... "scusa, non era così che doveva andare, abbiamo sbagliato tutto, torna qui...", lei senza dire nulla prese i suoi soldi e uscì chiudendo piano la porta.
Salì in ascensore, si guardò allo specchio, non piangeva, le guance rosse, il cuore batteva andora forte.
Uscì dal palazzo, si sentiva odore di pioggia... che bello... stava per piovere, si avviò alla macchina con passo lento... le gocce d'acqua si fecero sempre più improvvise e insistenti, ma a lei piaceva.
Salì in macchina, si appoggiò al volante e solo allora incominciò a piangere accarezzandosi le guance rosse, e quasi le sembrava di sentire la carezza del suo uomo perduto, che l'accarezzava e la teneva stretta a sè.
Piangi amore mio, piangi... Poi silenzio, solo un vuoto incolmabile, un'assoluta mancanza, era come se non avesse un'anima, voleva solo piangere e la pioggia le faceva compagnia.
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- Parli sicuramente di un narcisista... esperienza... la parte finale dice tutto e mi spolvera rabbia.
- tema delicato che hai affrontato molto bene - spero non basti l'amore perduto per spingere una persona a prostituirsi anche col corpo, oltre che col cuore. molto malinconica, molto diretta.
piaciuta
Guido
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