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Un viaggio, un destino! - seconda e forse ultima parte
«Se Flavio avesse cambiato idea? Se fosse un maniaco? Se continuasse a piovere? Ho dimenticato l'ombrello! » continuo a tormentarmi di "se" e "forse" non accorgendomi che sono già uscita dalla stazione.
L'appuntamento è al Bar Trieste di Via della Stazione, mi sento davvero nervosa ma per fortuna ha smesso di piovere e qualche timido raggio di sole spunta tra le nuvole. Comincio a percorrere la via e mi guardo intorno cercando magari di scorgere qualcosa che assomigli a Flavio, magari anche lui è per strada, lo riconosco e ho il tempo di decidere se andare al bar oppure prendere il primo treno per Milano.
Niente. E durante questo niente sono arrivata al Bar Trieste. Ci sono i tavolini fuori e non lo vedo, che faccio? Che faccio?
«Eleonora, sei tu? »
Mi giro e vedo quest'uomo che mi chiama da un tavolino, che era nascosto perché è all'angolo estremo del cortiletto del bar. Mi saluta e sorride, ha un mazzo di rose rosse sul tavolo ed è... bellissimo.
«Tu sei Flavio? » gli chiedo avvicinandomi con calma al suo tavolo.
«Sì sono io. Che piacere rivederti Eleonora» mi dice facendomi sedere da perfetto galantuomo - rivedermi?
Sono agitata e imbarazzata, al suo contrario che è diretto e spedito come un treno, com'è sempre stato nelle telefonate e nelle prime mail che ci mandavamo. Arriva il cameriere e ci chiede cosa prendiamo, un Crodino senza ghiaccio per lui e una cioccolata con panna per me. Lui continua a sorridere, io mi sento impacciata come una liceale.
«Non ti preoccupare, anch'io sono emozionato Ele» mi rassicura scaldandomi con lo sguardo.
Prendo coraggio: «Perché mi hai detto "che piacere rivederti"? »
«Cielo Eleonora, davvero non mi riconosci? Sono io, sono Flavio. Sono passati vent'anni ma credevo che il primo amore non si scorda mai. »
Oh mio Dio. Flavio? Il primo amore? Il mio cervello è andato in tilt, insieme al cuore. L'avevo lasciato al primo anno di università, non ricordo nemmeno il motivo, dopo che eravamo stati insieme per un anno.
«Flavio? Io... non so che dire... io... »
«Bella sorpresa, vero? Non sai quanto ho aspettato questo momento Ele. Sei rimasta stupenda. Ti trovo benissimo. »
«Anch'io ti trovo benissimo» è un uomo bellissimo, è diventato un uomo bellissimo «io non so davvero cosa dire, cosa fare» sento gli occhi che si gonfiano, ma non posso piangere, non devo piangere.
Mi prende la mano e mi accarezza con l'altra sul viso, «Vent'anni Eleonora. Io non ti ho mai scordata e volevo farlo. Tu mi avevi promesso che non mi avresti mai scordato ma l'hai fatto. Evidentemente siamo diversi», mi dice con un sorriso amaramente sarcastico. Cerco di giustificarmi, di inventarmi qualche buona scusa ma riesco solo a rimanere in silenzio e a trattenere le lacrime. Come ho fatto a dimenticarlo? Cosa mi è successo? Mi odio, per quello che ho fatto, per come sono diventata.
Flavio. Il mio Flavio.
«Quando mi sono iscritto al sito e ho letto quella poesia sullo schifo che ci circonda in Italia, avevo cominciato a illudermi. Quando ho letto il nick con cui ti firmavi ho cominciato a sognare. "Purple71". "Purple rain", la canzone di Prince che ti cantavo sempre. Con le prime mail ero divorato dal dubbio, così come con le prime telefonate. Ma dopo l'ultima ho pianto per un intero pomeriggio. Eri tu, la mia bambina. Ho avuto la conferma quando mi hai salutato dicendomi "Ci vediamo domani giovane principe". Mi chiamavi Giovane Principe, come il mio libro preferito. »
Comincio a piangere. Impossibile trattenersi oramai. I ricordi mi travolgono dai capelli alla punta dei piedi. L'avevo lasciato e dopo un mese avevo cominciato a frequentare quel figlio di puttana che credevo l'uomo giusto per me. Mi ero illusa credendo di aver fatto la cosa giusta, scappando da Flavio. Sono stata insieme quattro anni con quel bastardo che mi ha tradito quando ero a Parigi a studiare per un paio di mesi. Poi di Flavio avevo perso le tracce e me lo sono dimenticato come una stronza.
«Flavio... io non so cosa dire. Ti ho spezzato il cuore e poi sono sparita. Dopo che ti ho lasciato te ne ho fatte di tutti i colori, ero una stupida ragazzina confusa che non... »
Mi bacia.
Mi guarda.
«Non dire niente Ele. Non ce n'è bisogno siamo qui, tu ed io, in un bar di Brescia. Non voglio perdermi in paroloni e rivangare e perdermi nel passato. Ricominciamo. »
Ricominciamo.
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0 recensioni:
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- ehi Dani, qua tutti vogliono un terzo atto. che dici, dissetiamo questo branco di lettori assetati? per la location ho sudato un attimo su internet, in certi frangenti amo il dettaglio e il massimo realismo
Guido
Anonimo il 06/06/2010 14:55
Un finale cosi non può essere definitivo... ci vuole una terza parte... quello che sconcerta è che esiste davvero il Bar Trieste( per la verità il Caffè Trieste) , in Viale della stazione, a Brescia. Ma tu Daniela hai studiato a Brescia? E Flavio non sarà per caso quel Flavio che... mio amico sciupafemmine... no, non ci credo. Bravo Guido, una bella sonata a quattro mani... avanti così almeno per un'altra puntata. Ciao ad entrambi.
- Antonio, grazie dell'indicazione appena posso me la ascolto, però credo che tu ci abbia preso in meno, il testo parla da solo
Guido
- si è doveroso ammettere che quell'espressione è mia - diciamo che è un periodo in cui esami hanno un centimetro in meno di importanza e rimango tutto il giorno in casa un po' per studiare e molto per leggere e scrivere, poi la sera mi scateno, con conseguenti rientri a orari improponobili e levatacce uguali grazie mille Nino
a presto
Guido
Anonimo il 03/06/2010 17:53
Credo che l'espressione"quel figlio di puttana"debba necessariamente appartenere a Guido. Se no, non ho capito una mazza di Daniela!
Ps. Beato te Guido! Ho visto che scrivi come un forsennato ultimamente! Invidio la tua capacità di preparare gli esami, e al tempo stesso di dedicarti alla scrittura!
Ps. Daniela sei un tesoro. Continua così. Bacioni
Complimenti a tutti a due
- Ti ho vista sai?
Seduta in quel caffè...
Ieri ci passavo innanzi
perso in fatti miei
e un amico inutile
mi ha chiamato per un drink:
"beh" gli ho detto "ok",
e lui con fare affabile
giù con cento "come stai?
Cosa fai e cosa non fai?".
Non sentivo. Non parlavo.
Io guardavo te.
E meravigliosamente un istante ha invaso il tempo.
E magnificamente quel gesto ha preso il campo
e tu mi hai rapito.
E ti ho rivista, sai?,
perché ho visto un altro "me",
quello che stava seduto lì
sei anni fa;
e ti sei levata e sei
scivolata soffice
sugli oggetti e
fra la gente inconsapevole.
E meravigliosamente un istante ha invaso il tempo.
E magnificamente quel gesto ha preso il campo
e tu mi hai rapito
vellutata nostalgia,
serica malinconia.
Il testo della canzone " Malinconica" dei Marlene Kuntz.. penso ci stia a doc
- lo abbiamo scritto insieme, senza preferenze - il tema del ritorno mi incuriosisce molto, ho in cantiere un po' di cosine a riguardo. Non ti posso promettere nulla per il semplice fatto che il viaggio annesso alla convivenza mi porta a essere negativo lasciamo Flavio ed Eleonora in quel bar di Brescia...
grazie Michele!
Guido
- appena finisco ellis, leggo qualcosa di bukowski, giuro - intromissione apprezzata e grazie mille dei complimenti Nunzio, a presto!
Guido
- Forte della mia lunga esperienza posso assicurarvi che non mi sono imbattuto in alcun ritorno (ed io me ne sono guardato bene), solo sguardi assassini, colmi di astio mai sopito (che io evitavo guardando altrove). Peccato, sono un maschilista. Però mi piacerebbe leggere un'aventuale continuazione, magari dopo quattro anni di convivenza. Mi promettete di farlo?
Tecnicamente sono curioso di sapere chi ha scritto la parte di Flavio. Tu, Guido?
Comunque semplice e scorrevole. Rimembrante.
Anonimo il 03/06/2010 09:45
Bukowski diceva anche "Non ti lamentare se una donna ti ha lasciato, ne troverai presto un'altra... che ti lascerà di nuovo". Scusate l'intromissione.
Bello! A me, contrariamente a quello che scrivo, piacciono i finali aperti!
- e fai benissimo, ... in realtà sogno sempre anche io
e leggendo questa racconto ho sperato che succedesse anche a me una cosa del genere
i dettagli del perchè li trascuriamo
... eterna ritorna sempre la speranza come un fungo velenoso... diceva bukowski
Antonio
- caro Antonio, io sono un pessimista cronico, ma sono anche uno sporco sognatore incallito che rinnega se stesso almeno spero nel mondo che a qualcuno sia successo - grazie mille del complimento, da dividere con Daniela!
buonanotte
Guido
- ehehehe sono proprio contento che ti sia piaciuta Daniela! magari se capita ritorniamo a lavorare insieme, mi farebbe molto piacere! buonanotte!
Guido
- gli amori che ritornano... bella la storia
anche se non credo a questo tipo di favole
scritta bene
Anonimo il 03/06/2010 01:00
Bellissimo finale!! Sapevo che non mi avresti delusa!!
Bellissimo Guido, non scontato, non banale... super!!
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