Sono stanco, sfiduciato, depresso, quasi distrutto. Giornate come queste, ormai, si ripetono sempre più frequentemente. Sì, sono davvero stanco, vorrei che tutto finisse, se solo osassi...
Anche stasera mi ritrovo solo come al solito a combattere contro gli spettri del futuro. Già, il passato è ormai andato, il futuro è già morto.
Sono solo, schiantato su una poltroncina, con in mano una scatola semivuota di cerini. La luce ha avuto un blackout, manca da più di un'ora, ci sarà un guasto da qualche parte, mi è del tutto indifferente. Le prime ombre della sera cominciano a calare, tra poco sarà buio.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
Sono anni che non mi guardo dentro. Non ne avevo ancora sentito il bisogno, ma ora sì, l'impalpabile voce della coscienza mi esorta a farlo. Una volta tanto sono d'accordo con lei ma non so da dove cominciare. Ricordare il passato non è facile, è più semplice esaminare gli ultimi avvenimenti. Il buio dovrebbe aiutarmi, invece mi frena, mi distrae, mi scoraggia.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
Accendo un cerino, come un flash ripenso agli avvenimenti del mattino, sono gli ultimi in senso cronologico. Non mi dicono niente, non hanno influito più di tanto sulla mia situazione. Questa è il risultato di una lunga serie di cazzate fatte, ipocriti compromessi, meschine rivalse. Il cerino si spegne.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
Accendo, uno dopo l'altro, altri cerini. Ad ognuno di essi corrisponde un ricordo, sempre più indietro nel tempo. Come i cerini anch'essi si alternano, ora belli ora brutti. Sono sempre freddi, privi di sensazioni, come se la vita li avesse scarnificati. Niente sensi di colpa, niente rimpianti, niente nostalgia, niente rammarico, niente più odio, niente più gioia, niente più amore. Essi si susseguono, micidiali, implacabili, indifferenti. Ma sono davvero così o sono io, ormai, totalmente distaccato nella mia disperata solitudine ad estraniarli finanche dalla mia anima? Ancora un cerino che si spegne.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
Come nuvole vaganti che offrono tratti di cielo sereno, qualche ricordo lacera il guscio che mi avvolge, qualche sentimento timidamente riaffiora. Sono gli anni meno tramortiti dalle delusioni. Rivedo i primi passi di autonoma e cosciente responsabilità. L'acquisto della prima macchina, gioia ed esaltazione. Quello della casa con il mutuo ventennale, gioia e trepidazione. Tralascio il passato fra questi due ricordi, un completo fallimento. Alla luce dei cerini guardo compassato vicende e persone oggetto e soggetto della debolezza umana. Male fatto con cattiveria e subito con altrettanta passione. Ricordi al momento lieti si alternano a quelli giustamente cancellati. Luci ed ombre del passato. Luce e buio.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
Gli anni della adolescenza. Quelli che si dicono spensierati ma che io considero i più importanti. È allora, infatti che gettiamo le basi della vita e non è il passaggio dall'infanzia alla maturità con il naturale cambiamento fisico, corpo, sesso, voce, ma a forgiarci è il carattere. Quello che taglia il cordone ombelicale con la famiglia offrendoci le prime possibilità di valutare il prossimo con i nostri occhi e la nostra mente. Quello che ci porta addirittura a giudicare i componenti della famiglia e a individuare in loro gli sbagli da non imitare, che poi diventano forieri di distacco e incomprensioni dolorosi e, a volte, insanabili. Sono gli anni nei quali la vita ci scotta maggiormente come scotta anche l'ultimo cerino.
Non temo il buio. Ho paura del buio.
La scatola è quasi vuota, rimane infine un solo cerino. Ormai non ci sono più ricordi ma solo sensazioni, quasi ancestrali. Non ci sono immagini ma inconsci ricordi di contatti, delicate carezze, aliti caldi, onde sussurranti, tepori protettivi. Oltre non vi è più nulla. Non oso rivolgere il pensiero alla fine, si confonde troppo con l'inizio. L'ultimo cerino ha compiuto del tutto il suo dovere e si avvia a inoltrarsi nel nulla. Tra poco rimarrà solo il buio.
Non temo il buio. Ho paura del buio.