racconti » Racconti brevi » Solitudine
Solitudine
Come tutte le mattine, Adele Shalusa Sangalli, una ragazza polacca, alta snella elegantissima, con una spiccata predilezione per i colori vivaci che davano maggiore risalto ai suoi capelli, lucenti e rossi co-me l'oro, aspettava il suo treno in una sala d'attesa di una piccola stazione.
Non amava viaggiare ma il suo era un impegno di studio, tutti i giorni si alzava presto andava a Gioia Tauro e da qui partiva per Reggio Calabria. Il treno quel giorno portava ritardo e poiché avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare delle riviste di moda per ammazzare il tempo.
Comprò anche dei cracker salati e delle caramelle alla menta.
Si sedette nella sala di prima classe per evitare la confusione e stare tranquilla.
Accanto a lei nella vicina poltrona un giovane elegante, di circa trentanni, indossava un vestito blu con la camicia bianca senza cra-vatta; nell'insieme era veramente di bell'aspetto, stava leggendo il giornale.
I due, nell'attesa, fecero presto amicizia si presentarono e comin-ciarono a conversare.
"Io mi chiamo Duccio Marzano abito a Catanzaro e faccio l'assistente di psicologia presso l'ateneo di Messina".
"Io sono Adele Shalusa Sangalli, ho ventisei anni, le mie origini sono polacche, sono stata adottata all'età di quattro anni. Studio a Reggio, sono iscritta nella facoltà di architettura e, quasi tutte le mattine, prendo questo treno".
" Ma finirà presto questo tran-tran mi sto per laureare e poi cerche-rò di andare a lavorare, forse andrò al nord, lì sicuramente avrò più possibilità. Mi sono proprio rotta di vivere questa condizione di vita
vegetativa: studio, casa, casa studio e, poi, per cambiare invece casa e studio"!!!
"Oh signoreee! questa non è vita, mi sento come morta dentro no-nostante la mia giovane età".
"Ha sentito cosa è successo ieri a Rosarno"!!!???
" Madonna mia... madonna della Montagna"!!!
"mi veniva da piangere, vedere quei poveri negri in quelle condizio-ni; pensavo che la schiavitù fosse finita da un pezzo, ma quelle im-magini mi hanno sconfessato. È proprio vero: "homo, homini lu-pus"!!! mah! non ci posso credere. Quando li ho visti per televisione ammassati in quel locale "la rognetta" come tante carcasse prive di anima mi sono vergognata di tanta disumanità, altro che"liberté, égalité, fraternité".
Lì oltre che l'assenza dello stato mancava il Dio giusto e misericor-dioso.
Brr mi viene ancora la pelle d'oca".
"Certo lei professore Duccio deve essere un uomo capace di spiega-re e risolvere tanti problemi... Mi creda io sono la persona giusta, ho tanto bisogno di aiuto. Si lo so forse... quello che sto per dirle saranno pure banalità, rispetto a quello che ho visto ieri, ma in un certo qual modo c'entra un po' la solitudine; soli i negri sola io. Mi creda io soffro molto".
Duccio annuì.
"Parli pure signorina Adele!"
"Abbiamo un po' di tempo e, se mi posso rendere utile lo farò con piacere".
"Sa a me piace conversare soprattutto se sono argomenti che ri-guardano la sfera patetico - emozionale"! Ribadì Duccio.
"Grazie professore, non so come cominciare mi vergogno un po' a dirle che mi sento sola e persa, sa a volte vorrei piangere, ma non ne ho più la forza, vorrei urlare ma so dentro di me che non potrà servire a nulla."
"Nonostante la mia giovane età non ho amiche su cui contare, non ho un compagno. Non le vorrei sembrare angosciante ma nella mia vita non c'è nulla che mi faccia sentire bene. Credo che a questo punto l'unica cosa che mi fa tirare avanti sia la banale quotidianità. La mattina faccio fatica ad alzarmi, nessuno in particolare da vedere o fare qualcosa che mi renda felice.
Spesso mi illudo che questa sia solo una fase nera della mia vita che prima o poi finirà... ma non è cosi non vedo alcun spiraglio". Nerina mi dovevo chiamare! ed essere lì alla rognetta! altro che Adele!
Il giovane assistente-professore ascoltava in modo sereno, con at-tenzione, e senza scomporsi, si apprestò ad esprimere il suo bradipo pensiero con voce squillante e chiara.
"Capisco perfettamente... e so come si possa sentire... il senso della solitudine è una brutta cosa che la uccide dentro... perché sotto... sotto pensa che visto che gli altri riescono ad essere felici e lei no, significa che è lei ad avere qualcosa che non va...
Vorrei dirle solo di stare serena perché è un dramma di tutti... non è lei il problema... l'unica cosa che può fare è non arrendersi mai per-ché ci sono tante persone come lei che credono nell'amicizia nell'amore nella fratellanza".
"Solo che non così facile trovarle... ci vuole tempo... però quando le troverà andrà molto meglio"...
"L'amore" mormorò Duccio, "è la sola scommessa vincente, la sola alternativa per sopravvivere."
Adele sembrò convinta. Non credo avesse udito in quel momento campanelli d'argento, né credo abbia avuto visioni di arcobaleni. Ma notai ch'era profondamente serena.
"Homo quisque faber ipse fortunae suae!!!, cerchiamola questa for-tuna incoraggiamola a venire, pensiamo in positivo. Vedrà le cose possono mutare senza accorgersene"!
Il professore finì il suo pensiero, e mentre il sole si orientava a mez-zodì da lontano si sentiva il fischio del treno locale con il suo carico di pendolari che si avvicinava alla stazione; si avviarono sul marcia-piede per salire, si presero teneramente per mano e partirono in-sieme.
Forse si presentava una giornata diversa.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0