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Primo Terrore
Buio.
Stretto.
Caldo... un caldo soffocante.
Apre gli occhi, li spalanca: solo nero dappertutto... ovunque.
Destra, sinistra, avanti ed indietro... in basso ed in alto. Solo notte ovunque.
Un senso di forte oppressione si fa largo e lo induce ad allungare le braccia; le distende fino a quando le piccole dita non incontrano una barriera nella notte.
In realtà temeva fosse presente... ma non è come la immaginava.
I polpastrelli annaspano e scivolano sulla superficie viscida e bagnata.
Non è solida come credeva... elastica, molliccia e trasudante; gocce dense di liquame appiccicoso scende sulle palme delle mani, coprendole quasi completamente; non si da per vinto, tentando di spingere ancora e con più forza, nella fragile speranza che ciò che è così elastico sia anche più semplice da infrangere.
Nessun risultato, purtroppo. Entrambi gli arti superiori si tendono e sprofondano nell'involucro che lo avvolge e che è davvero così stretto come temeva. Le dita penetrano nelle strane pareti fradice: annaspano, premono... senza arrivare ad un varco che possa far passare uno spiraglio di luce. Scivolano verso il basso mentre l'ignoto materiale resiste e, pur piegandosi, non dimostra alcun sintomo di debolezza, rivelando ottime doti di resilienza e tornando allo stato di riposo quando i muscoli, ormai indolenziti, suggeriscono a mani e braccia di smettere di spingere.
Non può essere naturale... non lo è. Immerso nella pece... potrebbe sembrare proprio così, ma l'odore è differente; completamente diverso. Al momento, non è affatto sicuro di quale cavolo di odore abbia la pece; si intestardisce, però, sul fatto che pece non sia.
E che diavolo può essere, allora?
Odore intenso, invasivo... da alla testa. È più un miscuglio di odori dal risultato decisamente disgustoso.
Lo sente fin dentro di sé... il sapore acre è come un boccone abbondante di una pietanza putrida.
Tanta saliva da farlo affogare... quale razza di schifezza può sprigionare una puzza simile? No... non è la domanda giusta.
Probabilmente è proprio questo lo scopo: irrorare per bene le sue narici e distogliere la concentrazione dalla vera domanda... dal vero motivo per cui è finito... non sa dove... in mezzo al nulla.
Deve concentrarsi e pensare; ragionare attentamente e far correre indietro la memoria fino a tornare al nastro di partenza. È l'unica possibilità per capire... per trovare una soluzione e fuggire da dovunque sia.
Pensa...
Si concentra.
Ancora ed ancora.
Chiude gli occhi; li stringe fino a sentire male. Compie uno sforzo nuovo... si affatica a tal punto da sentirsi stanco come mai, prima d'ora. Non ricorda tanto impegno profuso, prima d'ora.
Trattiene il respiro, convinto che possa aiutarlo e che sia il passo decisivo per richiamare i ricordi. Niente da fare.
Porta le mani alle tempie, premendole duramente. Non funziona.
Serra le labbra, convinto che possa racimolare maggior energia... non sa che altro fare.
Trema come una foglia scossa dal vento gelido... una foglia che si staccherà dal ramo e verrà scaraventata lontano, in balia del mondo spietato e crudele... destinata ad essere schiacciata e sbriciolata.
È sicuro di raggiungere un buon risultato... sa bene che il successo si trova al di là dei più tremendi sforzi.
Può sopportare il dolore che sente alle tempie.
Può superare il male che fanno le labbra.
Può trattenere il respiro ancora a lungo.
Può lasciar fuori da sé stesso quello schifo di tanfo.
Può farcela!
Un violento sussulto scuote improvvisamente tutto il buio.
Un terremoto nella notte mette fine ad ogni sua fatica e lo sballotta furiosamente, rivoltandolo ed urtandolo duramente contro pareti invisibili... capovolgendolo e privandolo del senso del tempo e della concezione di spazio. Non ce l'ha fatta... l'hanno interrotto; lo stanno sorvegliando.
Perché?
Cosa può aver fatto? Quale tremendo errore ha commesso per metterlo di fronte ad un prezzo così alto?
Non è questa la domanda... nemmeno stavolta.
Sa quale domanda deve porsi... quale interrogativo è quello giusto; lo conosce e ne è spaventato ma non sarebbe saggio ignorarlo: quale... mente... quale mente può rivelarsi così malvagia... da riservare un posto in prima fila, in un abisso nauseabondo, a chi non ricorda di aver fatto male a nessuno? Chi può essere così sadico? È la fine... non può scappare... non può ricordare... no, non è questo.
Non riesce a ricordare!
Il mistero si fa più fitto... diviene ancora più nero di ciò che lo circonda e lo stringe.
Ancora una sensazione mai provata. Si sente... smarrito e spaventato; non sa cosa voglia dire... ma è consapevole di quello che sente dentro.
Paura... sempre più forte.
Nessuna soluzione, nessuna risposta e nessun ricordo.
Perché? Che c'entrano i ricordi? L'olezzo non può averlo stordito fino a quel punto; è impossibile che non riesca a ricordare niente. Nessuna nebbia, nemmeno un ricordo offuscato... il nulla assoluto. Ed è inutile sforzarsi... fatica sprecata cercare nel nulla.
Erano importanti... i ricordi. Per questo glieli hanno rubati... per questo hanno reso vergine la sua mente.
Chi è?
Non ricorda... e la paura si fa più grande.
Come può non ricordare nulla di sé stesso? Una droga? Memoria cancellata con chissà quale doloroso sistema?
Il monte di domande cresce ad ogni secondo ed il terrore serpeggia tra gli spigoli di quella catasta aggrovigliata e sudicia... non ne vede la vetta, anzi, gli pare che cresca ancora ed ancora, mentre il manto di tenebra densa sale a coprirlo.
Tutte le difese crollano ed ogni speranza si allontana e si nasconde... non può fare altro che iniziare a piangere.
Piange forte e l'eco del suo dolore rimbomba dolorosamente nelle orecchie... istintivamente grida forte... senza che esca alcun suono... completamente muto.
Imprigionato anche da sé stesso... la peggior gabbia. Ancora più stretta di quella reale e molto fredda; molto di più di quella che lo "ospita".
Il tepore, infatti, è il solo lato positivo dell'involucro: piacevole, non può negarlo. Una coperta che lo avvolge e gli regala un calore di cui necessita; un appiglio, seppur invisibile, al quale può aggrapparsi per tirare fiato... un microscopico angolo di sosta nell'incubo che vuole opprimerlo. Una speranza per la fogliolina tremolante.
Non sente nemmeno la fame, strano: non ricorda di avere mangiato nulla.
Un nuovo sussulto lo scuote e lo riporta in posizione eretta; tutto gorgoglia attorno a lui.
Un suono ovattato sopra la testa calva: al di fuori della prigione.
Due suoni... il primo più marcato... il secondo appena accennato. Uno di seguito all'altro.
Una coppia di battute che si ripete continuamente, intervallata dalla stessa pausa.
Colpi atoni e soffocati dallo spessore di ciò che lo contiene e che pare possedere un notevole spessore.
Ora che ci pensa, quei colpi ci sono sempre stati... tornano alla mente... sempre gli stessi.
Come qualcuno in alto che si diverte a bussare... qualcuno impegnato a scandire una melodia atona ed estremamente fastidioso.
Chi può dire se sia il suo carceriere o un altro sfortunato prigioniero in cerca di fuga? Non può nemmeno tentare di parlargli... per cosa, poi? Rassicurarlo? Sarebbe un'impresa disperata.
È solo per caso che una mano scivola sul petto nudo e percorre la pancia fino all'ombelico.
Di colpo, il terrore.
Un tubo... di carne... legato a sé. Fuso con il suo corpo. Può udire chiaramente il suono di un liquido che attraversa il suo interno... che arriva nel suo corpo e si mischia nel sangue.
Che cos'è? Cosa diavolo è, in nome del cielo?
Paura, panico, preoccupazione... sensazioni troppo forti da gestire insieme.
Si agita ed inizia a menare calci ovunque... entrambe le mani aggrappate a quel serpente carnoso incollato e la voglia di strapparlo via, delusa dagli insuccessi e dalle fitte che ogni tentativo provoca alla pancia. L'orrenda ipotesi di essere stato inghiottito vivo da un mostro che non può nemmeno immaginare... destinato a venir digerito lentamente.
Nessun senso a tutto questo... nessuna risposta alle sue domande... solo fetore, quei colpi sempre uguali, i litri del liquame che cosparge le pareti della barriera ed il buio... tanto buio.
Una reminiscenza... una luce bianca, bellissima, ormai lontana... riaffiorata chissà come nella sua memoria... e quella voce misteriosa e rassicurante ad un tempo:
"È il momento."
Tre parole dal significato oscuro.
Una tremenda sensazione di dolore come se lo scheletro venisse strappato dal corpo... l'impressione di essere scaraventato lontano... fuori dalla beata luminescenza. L'eco di un grido acuto e fin troppo duraturo prima di rimanere invischiato nel mare di catrame.
Solo questo ricordo affiorato... come se non ve ne fossero altri da ricercare... ed il presentimento che anch'esso sia destinato a svanire per sempre se non aprirà un varco dalla sua prigione.
Si infuria... calcia convulsamente con entrambe le gambe contro la parete molliccia ed elastica che non gli concede la soddisfazione che vuole... calcia imperterrito, spinto dall'unico frammento di memoria che ha ritrovato e che ha lasciato un intenso segno di bene in ogni fibra del suo corpo, ora maleodorante.
Calcia e piange, mentre i rintocchi sulla sua testa si fanno più veloci ma ugualmente monotoni... e, sotto di lui, coperto da strati umidi e grassi, il varco di cui ignora l'esistenza rimane celato e pronto a svelarsi al momento giusto.
I suoi sforzi disperati vengono ripresi dal monitor e la minuscola sagoma del suo corpo si agita sullo schermo monocromatico, sorvegliata attentamente... seguita, con un sorriso di tenero divertimento, dalla ginecologa e dalla futura madre:
"Scalcia come una furia..." commenta la paziente, accarezzando la pancia che custodisce gelosamente un tesoro a lungo ricercato.
"Sta benissimo; la gravidanza procede nel migliore dei modi. Sarà un bambino pieno di energie, vedrai".
FINE
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0 recensioni:
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Anonimo il 12/02/2011 13:20
Mi è piaciuto, bello.
Bravo Fabrizio.
Suz
- Grazie Vanessa e Luigi! è sempre bello sapere di poter comunicare qualche sano brivido tratto dalle cose che riteniamo più comuni o addirittura meravigliose!
Anonimo il 24/08/2010 22:07
Un racconto da brivido che esprime ogni caratteristica della tua fantasia.

- bello, scritto bene e la suspense non manca
- Si, bello. Per Antonio che voleva scriverlo anche lui: scrivilo!
Che problema c'è? Facci vedere come lo avresti descritto tu...
- Grazie Laura e Guido. È stato un racconto che ho buttato giù d'un colpo. Devo dire che è nato come una sorta di curiosità... e se qualcosa di stupendo potesse essere anche terribile per qualcuno? Era una domanda intrigante

- bello bello!!!
situazione provata, la claustrofobia, ma da adulta, già nata
credo si cominci a scordare dal momento in cui si nasce, non prima.
davvero piaciuto!
Laura
- carissimo Fabrizio: complimenti. una bella iniezione di suspence.

buonanotte
Guido
- Beh, perchè non lo scrivi ugualmente? Sono curioso di leggere anche la tua versione! Grazie per il tuo commento!

- ottimo racconto!!
pensa che avevo pensato di scriverne uno simile.. proprio oggi in macchina
mi hai preceduto!
bravo!
Antonio
- Grazie del commento!! Incredibile come si può creare orrore proprio ma proprio da tutto, vero???

Anonimo il 06/06/2010 17:04
Però, racconto che riesce a conglobare suspense fino alla fine che... No, non cito la finale perchè sciuperei la sorpresa lettori. Questo racconto funziona!

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