Che cosa gli succedeva? Era partito con un intento e poi la violenza iniziata era cambiata, si era trasformata andando avanti in un piacere reciproco, aveva assaporato ogni momento e, ne era conquistato. Da quanto non provava quelle sensazioni? Secoli? Nella vita precedente? Neanche si ricordava di aver vissuto come uomo. Perché adesso provare quelle emozioni? Era lui che giocava con gli uomini, eppure aveva la sensazione che qualcuno giocasse con lui.
Avere dei pensieri in testa non era da lui. Scappò e si rifugiò nel suo secolo preferito; l'età oscura, dove tutto era permesso e lecito. Doveva fare qualcosa per scaricare questa tensione, qualcosa che non lo avrebbe fatto pensare per un po'.
Courtrai, Belgio 11 luglio 1302, le milizie fiamminghe aspettavano sulla piana di Groniga l'arrivo dell'esercito di Filippo il Bello. L'esercito avanzava lentamente, un alone di bellezza e ricchezza scintillava nelle superbe armature dei cavalieri; sicuri di sé, della loro potenza.
I fiamminghi, molti di loro rozzi contadini e allevatori, erano armati di picche e goedendag (armi simili a bastoni dotati di una punta ferrata all'estremità), ma la voglia di liberare la loro terra dagli stranieri li rendeva impavidi e vittoriosi. Quella era una delle battaglie più cruente della storia, segnava la fine dei cavalieri e delle loro armature; quella battaglia avrebbe cambiato l'assetto da combattimento.
Lui era lì, in mezzo ai fiamminghi, respirava l'aria tesa prima dell'attacco. Una volta anche lui combatteva con la spada, niente a che vedere con le armi moderne, distanti troppo rapide; confrontarsi con un avversario degno, erompeva energia, il sudore era pregno della paura, l'attenzione era al massimo della concentrazione.
Seicento cavalieri erano adesso distribuiti dalla parte opposta del fiume, i due eserciti si trovarono contrapposti uno di fronte all'altro sulle sponde opposte dei canali. I cavalieri francesi avanzarono, superarono senza difficoltà i canali, e caricarono la fanteria nemica; ma le milizie fiamminghe, decise a resistere, ressero l'urto della carica e nella mischia che seguì, spinsero i francesi fino al limitare del canale. A questo punto i cavalli non poterono indietreggiare ulteriormente e si trovarono alla mercé dei fanti fiamminghi che raccolsero l'occasione e trasformarono la sconfitta in un massacro. Sotto i colpi delle picche fiamminghe caddero i seicento cavalieri ai quali furono trafugati i loro speroni d'oro e altri trofei di guerra.
Aveva ucciso a migliaia, squarciato membra con una brutalità assurda. Adesso, appoggiato alla sua immensa spada era soddisfatto, si riconosceva nell'operato, guardava i corpi stesi a terra appagato. Era di nuovo lui. Senza nessun altro dubbio. Scomparve.