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Italian Psycho
«Stasera ti va di andare a mangiare qualcosa? »
Effettivamente è da un po' che non si esce. L'ultima volta è stata tre sere fa, in quello schifo di ristorante eritreo in zona Cordusio. Cinque stelle sul Gambero Rosso per un posto in cui non prendono la Amex Gold Credit - la Platinum l'avevo lasciata a casa - e non hanno un parcheggio privato. Gesù.
«Dove vuoi andare? » le chiedo. In una mano ho il palmare, nell'altra un pupazzo di Grande Puffo. Totalmente insanguinato. Del mio sangue.
«Per me è uguale. Fammi una sorpresa! A che ora mi passi a prendere? »
«Alle 7» sono categorico, non accetto discussioni. Devo prima passare da casa a vedere come stanno i bambini. Ultimamente non sono stato molto presente in casa. Devo lavorare. C'è crisi nel settore. Il momento migliore per stringere accordi di ogni sorta. Questo mondo è pieno di squali ma anche di vermi insulsi e cacasotto, che alla parola crisi vendono vendono vendono vendono. E io sono lì. Pronto come un vampiro a succhiargli tutto, leccandomi i baffi come un licantropo durante una notte di luna piena.
«Ci sei? Ho detto che va bene, ti aspetto alle 7» mi dice come se mi fossi assentato per qualche minuto. Sciocchezze. Giusto qualche secondo. Che nervi.
Spengo il Sony.
Un'occhiata sulla piazza.
Uomini e donne. Giovani e anziani. Tutti morti. Nessuno vivo. Nemmeno io.
Apro la mano e lascio cadere il pupazzo nella macchia di fango che turba il fatiscente cemento dei marciapiedi milanesi. È una giornata di nuvole. Taxi, biciclette, volanti, poveri disgraziati, imprenditori, modelle, vecchie carampane di seimila anni, ragazzi che si credono gangster della west side, ragazze praticamente nude.
Ragazzi e ragazze. Quanti anni? Mi do una leggera pettinata guardandomi veloce nella vetrata. L'aria secca che tira mi annacqua il naso e la gola.
Tutti abbandonati a se stessi. Qualcuno di loro a quest'ora dovrebbe essere a scuola. Qualcuno di loro tra poco scoperà. Molti non si innamoreranno. Molte si regaleranno per qualche ricarica.
Dove sono gli adulti? Mi vien da ridere. Oggi in televisione - ho un plasma Sharp di 42 pollici in ufficio - hanno trasmesso una puntata dei Griffin incentrata su Gesù Cristo. La censura ha tolto i pezzi più divertenti.
Stato Laico. Associazione Consumatori. Proteggiamo i bambini. Prima del successivo cartone, un breve scorcio della Pupa e il Secchione. Niente censura. Giusto qualche bip. Tette, culi, ignoranza, persone estremamente intelligenti dipinte come imbecilli perché nonostante l'acume non scopano come ricci. Associazione Consumatori. Padri segaioli.
Sesso. Denaro. Sesso. Denaro. Benessere. Estraggo dalla valigetta la mia amata Uzi e comincio a sparare raffiche di proiettili verso il cielo. Nessuno si ferma. La canna fuma puzza di polvere da sparo e intorno a me centinaia di bossoli sono ancora caldi.
100 euro un paio di scarpe che ne valgono forse dieci. Bambini che hanno nelle tasche pacchetti di sigarette e cellulari all'ultimo grido. Si sa. I bambini hanno bisogno di essere rintracciati perché potrebbero essere ovunque. Non sto facendo ironia. È vero.
Miro a un piccione e lo faccio secco.
Che infanzia triste che ho passato.
Sangue. Il piccione è morto. Rido in modo pacchiano, quasi mi disgusto da solo. Fauci spalancate.
Dove la porto stasera quella stronza? Magari al Placebo. Cinque stelle sul Rosso e sorbetto all'ananas da paradiso artificiale.
Mi abbasso i pantaloni e rimango in piedi, con il membro in bella vista. Il mio sorriso è smagliante, denti bianco cocaina. Mi rialzo i pantaloni lasciando però scoperta la zona del mio sodo e tonico posteriore. In fondo alla via dei ragazzi di tredici anni rasati a zero, prendono in giro un ragazzo di colore che vende braccialetti. Non dovrebbero essere a scuola? Uno di loro ha la sciarpa dell'Inter, un altro del Milan. Chissà cosa farebbero se un ragazzo di colore giocasse per la loro squadra. Che stupido. Succede già. Ma quello va bene. Cazzo se va bene. Sono proprio un ipocrita. Quasi quasi domani mi suicido.
Il palmare suona la nona sinfonia. Non rispondo. Non voglio sapere chi mi sta cercando. Non voglio farmi trovare. Ho voglia di masturbarmi. Ho voglia di cocaina. Ho voglia di uccidere.
Ho voglia di dormire.
Sesso. Denaro. Sesso. Denaro. Un paio di Audi Q7 sfrecciano per la piazza. Con un paio di sgasate hanno aumentato il buco nell'ozono. Ma un paio di ragazzi guarda i suv mostrando rispetto per i proprietari, gente "che ha i soldi", "il potere", "che scopa", "che fa quello che vuole".
Io lavoro otto ore al giorno. Titoli, azioni, quotazioni, obbligazioni, tutto ciò che finisce in "-zioni" è mio. Guadagno molto, davvero tantissimo. Parte dei guadagni lo sperpero. Io lavoro. Ho degli obblighi. Non posso fare quello che voglio. In ufficio giacca e cravatta. Quando sono solo slaccio la cravatta.
Piscio, mostrando fiero il mio membro a tutti quelli che passano.
La porto al 1968. Sicuro. 150 euro a testa, esclusi vini e dessert. E mance. Ho studiato per venti anni. Sono qui. Sparo un'altra raffica. Non faccio secco nessuno. Devo migliorare. Domani un paio di ore al poligono non me le toglie nessuno.
La chiamo.
«Ti vengo a prendere alle 7 mezza. Ti porto al 1968. Odio le sorprese. »
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- Il protagonista é egli stesso avvoltoio tra i rapaci. Incapace di un rapporto "normale" anche con la sua donna. Si stupisce di violenza e ipocrisia mentre spara ad un colombo uccidendolo con una raffica di Uzi. Cocainomane che mette in mostra il proprio membro per strada. Va bene ci sta tutto, ma è pur sempre la visione di uno psicopatico! Ben scritto.
Anonimo il 10/06/2010 16:48
Almeno sulla gnocca siamo d'accordo
- caro Nino, sei un guerriero forte e coraggioso, come me
quel tipo di scrittura non può essere ritenuto uno "schifo". È letteratura, con un timbro estremo è vero, ma pur sempre letteratura. Io, che sono un anti-censura man, adoro la libertà totale di parola.
Ma essendo un amante della bella scrittura, adoro i classici, perchè capaci di usare il linguaggio correttamente.
ciò che conta però, non è l'uso di determinati termini, ma il contenuto che essi vogliono esprimere. Tra le mani ho adesso Jungletown Jihad di quel pazzo genialoide di Ellroy.
Parolacce. Ma uno stile unico! Frasi articolate con ricerca di termini aulici, senza perdersi in stupidaggini, dando un colore sublime alle fasi che va descrivendo.
Ovvio, parlo per partito preso
mi piacciono i moderni e i contemporanei. Perchè io vivo nella modernità (liquida?) e uso il linguaggio moderno. Vorrei ci fosse più spazio per il latino e il greco ma allo stesso tempo mi abbevero alla sorgente del male
Qua non si tratta di significanti e nemmeno di significati, si tratta di contingenza
se scrivo di uno "sbirro" di Los Anglese che indaga sulla feccia criminosa dirò "cazzo", termine molto più quotato rispetto a "dannazione", "maledizione", "mannaggia".
È paradossale, ma ci vuole gusto nell'usare le parolacce infatti in questo racconto uso la parola "membro" invece che "pene" oppure di "cazzo". Non perchè cazzo era troppo volgare, oppure pene troppo pudico. Ma perchè "membro" si intona meglio con quello che lo circonda. Dire cazzo sarebbe stata una volgarità gratuita. Bingo.
Che bello discutere in questi termini. Sta di fatto che questo racconto è colmo di significati, è straordinario! ahahahah discutiamo su questo, adesso? voglio sentire gente che dice "fa schifo perchè" oppure "la penso come te perchè".
Stima rinnovata specularmente (evviva i neologismi).
W la Gnocca.
Anonimo il 10/06/2010 12:47
Ma ti piace sul serio 'sta roba?
Io ho letto solo estratti... e lo schifo mi pare che risieda più in quel tipo di scrittura prima che nella realtà esterna! Mi dispiace contraddirti Guiduzzo, come tutti quelli che la pensano come te, ma "per far capire certi comportamenti e modi di pensare"non ci vogliono certo ca... cu... espressi nella loro accezione più volgare e sconcertante
Naturalmente sai che non sono un moralista... ma cacchio... sembra più una patetica e squallida guerra dei significanti piuttosto che una realistica ricerca dei significati
Ti rinnovo sempre la mia stima! In fondo, poli opposti si attraggono
W la gnocca e siamo tutti felici
- grazie Paola - io ho finito di leggerlo un paio di giorni fa. Pazzesco.
il mio è davvero un santo al confronto. Ho creato volutamente il divario. Eppure qualcosa in comune ce l'hanno: lo schifo intorno.
grazie mille Paola!
Guido
- L'ho letto anch'io anni fa il libro, stavo quasi per svenire a leggere quello che faceva a quelle "disgraziate" che lo incontravano. Nel libro il liguaggio è ancora più crudo, per far capire certi comportamenti e modi di pensare, per entrare nella psicologia del personaggio ci volevano... e anche qui, nel racconto di Guido.
In confronto il tuo protagonista è "sano" . Bravo Guido
- Ammetto di aver preso un po' troppo sul serio la questione Nino. Ma la mia non è una difesa. La mia è un'opinione, tale e quale a quelle che avete gentilmente offerto tu e Ugo (cosa che ho apprezzato). A me piace discutere, un momento di forte confronto, da cui posso imparare un sacco di cose. Infatti non ho accusato nessuno, ho "difeso" l'uso delle parolacce con i toni che hanno usato Antonio e Nunzio, dando delle contingenze a questo modo di scrivere. La parolaccia è un fenomeno molto particolare, che nasce nei vari dialetti italiani. A volte serve, a volte meno. Ho letto su questo sito cose maggiormente volgari di questo mio racconto.
Quello che dice Ugo è pienamente condivisibile, assolutamente d'accordo.
Assolutamente d'accordo sul fatto che le parolacce, se usate gratuitamente, sporcano un bello scritto. I grandi classici sono grandi classici perchè scritti in modo sublime. Ma non era Dante che scriveva "ed elli avea del cul fatto trombetta"
Però è vero che se devo immedesimarmi in qualcuno, ne devo trarre la sua etica, il suo linguaggio. Questo è il mio obiettivo quando scrivo. Un "Italian Psycho" non poteva esprimersi altrimenti. È folle. È Incazzato come una bestia. Intorno sente puzza e la cosa lo disgusta. Eppure è un folle. Non ho raggiunto i limiti di Patrick Betman (il vero psycho di Ellis) per ragione di plagio e perchè non mi serviva arrivarci.
Io non uso la volgarità per combattere l'ipocrisia. Uso scrivere. A combattere l'ipocrisia in Italia è rimasto ben poco. Questo lo sappiamo tutti.
Sono solo pareri Nino. Gustosi pareri contrastanti.
Ti ringrazio di cuore perchè hai detto la tua.
Ringrazio di cuore Ugo per avermi tirato le orecchie - e non è la prima volta
Ringrazio tutti coloro che espongono opinioni.
Sono felice. Perchè il mio racconto ha alzato un momento di condivisione.
Il mio racconto vorrei però fosse valorizzato più per i messaggi che lancio e lo stile (voglio imparare a farlo), più che per qualche parolaccia
Tutto qui.
Grazie ancora Nino. Se hai ancora qualcosa da dire, lietissimo di ascoltarti!
PS: non sono permaloso (detto in tono permaloso )
PPS: I nostri figli avranno altre gatte da pelare in futuro. La televisione. La pubblicità. L'Italia
Anonimo il 09/06/2010 16:59
Ma non vi sembra che la vostra "difesa" sia esagerata rispetto all'"accusa"(se di accusa si può mai parlare!)??
Ugo ha semplicemente detto che PER LUI questo non è un bel modo di esprimersi... pienamente condivisibile... visto che se i nostri figli cominciano a leggere qst cose... non voglio immaginare cosa faranno da grandi...
L'ipocrisia non la si combatte con la volgarità... poi... si possono elencare fior di autori che fanno uso di parolacce... ma qst che significa? Che siamo autorizzati a prenderli come esempio? Non mi aspettavo una polemica del genere x mezza opinione personale! Troppo permalosi(anch'io lo sono non vi preoccupate )
Anonimo il 09/06/2010 15:52
Ciao Guido, mi dispiace averti potuto leggere solo adesso. Ho visto la discussione che si è creata intorno al tuo racconto (che peraltro reputo formidabile)e devo dire che ragioni ne posso trovare da ambo le parti. Mi pongo però una domanda. Un linguaggio se è scurrile lo è e basta, ma se io devo riportare le emozioni di una parte, di un settore della società che parla, pensa e vive in quel modo, come posso scrivere se non utilizzando quel linguaggio? Io sono di quelli che non pensano che Gomorra sia un'opera d'arte, ma di forte denuncia sociale sì. E come avrebbe potuto descrivere quei luoghi e quei personaggi se non utilizzando il loro idioma?
Altrimenti riitorniamo al neorelaismo ed alle polemiche sulle vergogne d'Italia mostrate al mondo intero ( e mi sembra che questo modo di pensare si ancora attuale, a livello politico). Ciao Guido Ottimo!
- innanzitutto ringrazio tutti, dal primo all'ultimo. Chi ha solamente letto, chi ha commentato, chi ha votato, chi non ha letto a prescindere.
Questo più che un racconto è una riflessione scaturita dalla lettura del famoso "American Psycho" di Ellis. Un capolavoro. Geniale perchè mi ha lasciato da pensare. Cosa abbiamo in Italia? Consumismo americano alla dodicesima, indifferenza, IPOCRISIA.
L'ipocrisia è una brutta bestia. Cartoni censurati e tette e culi a qualsiasi ora. Non mi vergogno di riscriverlo: Associazione Genitori. Padri segaioli. Ragazzi e ragazze abituati a usare palmari da mille euri e bombardati di sesso sesso sesso sesso soldi soldi sesso sesso sesso, abbandonati a casa e per le strade da genitori troppo preoccupati dalla carriera e dal divorzio. Ipocrisia.
Le parolacce... una patata davvero bollente.
Carissimo Ugo. Sei un grande, pochi dubbi. Ma non rendo scurrili certe parti per "apportare migliorie o ad attrarre l'attenzione", non sono così banale. È un linguaggio che viene fuori, stop. È in molti casi efficace per sottolineare la personalità del personaggio. Io leggo contemporanei, gente che parla così, che descrive una realtà in cui si parla così. È un mio modo per esorcizzarlo. In Italia siamo arrivati alla censura dei cartoni animati, con parolacce coperte da bip ogni tanto, ma continuiamo a riempirci di donne nude di scarso valore etico che parlano di sesso, fellatio e quant'altro, e di uomini super mega virili che prendono in giro chi studia perchè nella vita "sei più figo se te ne porti a letto un tot".
Tutto questo a quanto pare affascina. In Italia. In Italia. In Italia.
Io non sono mai così volgare, lo divento solo in talune circostanze, quando ne sento il bisogno. Difatti, nei miei precedenti racconti, il registro cambia in base all'argomento trattato. Passo dalla volgarità estrema a non usare nemmeno la parola "cacchio". Non penso che l'uso delle maleparole rovini la letteratura. A rovinarla ci pensa la violenza gratuita, sia essa fisica o verbale.
Apprezzo le critiche, vi ringrazio.
Ma sullo stile secondo me bisogna allargare un attimo i propri limiti.
Scusate, mi sono dilungato, forse a tratti confusionario.
Grazie comunque a tutti
Guido
- scusate un altro intervento... voglio dire... Cèline non usava termini scurrili?? e Henry Miller??? .-... e se quella non è letteratura non so cosa sia...
- ovviamente niente di personale... ognuno è libero di dire la sua... siamo in un paese libero? Giusto?
... a no... forse no...
- hah volevo dire la scrittura scurrile... non la scurrilità... vedi la dita non senguono la mente a volte
- heheh guido!!! che ti stai leggendo percaso Ellis? heheheheh bene bene bene... mi piace il racconto, la scrittura veloce, e tutte le cose che hai messo servono... la scurrilità scurrile fa parte di un contesto dello stile... chi la reputa non necessaria pecca di ipocrisia... la via è anche questa
Anonimo il 09/06/2010 12:40
Condivido ciò che dice Ugo... ok il linguaggio delle nuove generazioni... ma se continua così ... addio letteratura!
Come dire... stavolta 6 stato un po'troppo schietto
- ok...
il titolo é azzeccato..
mi ricorda davvero il protagonista del film versione American...
bello, ricchissimo, pazzo e vuoto... o svuotato e poi riempito e poi svuotato ancora, dell'amore, del rispetto, dell'umanità...
un disumano prodotto umano...
perchè ci sentiamo così diversi
... ma non possiamo essere altrimenti...
una morte continua...
nemmeno ai livelli della dannazione
perchè il vuoto
é vuoto ed é peggio del male.
ciao Guido.
uno sfogo molto più vicino all'esprimere cosa ti tocca... ci sei molto in questo scritto e questo mi fa piacere.
Lau
- Caro Guido ti lascerà (forse) perplesso questo commento. Voglio usare per te un sostantivo mai usato prima. Inutile cercarlo sul dizionario perchè non esiste, è infatti una forma dialettale che rende a mio parere benissimo il contenuto del tuo racconto. Si chiama, dalle mie parti, "sfastidio" e racchiude tutta una serie di stati d'animo di cui il tuo personaggio trasuda da ogni poro. Non saprei spiegartelo in poche parole (io che sono prolisso, poi,) magari se conosci qualche lucano...
Il racconto mi è piaciuto parecchio. Ciao.
- Buona la forma e apprezzabile la densità della narrazione; assolutamente inaccettabile la scurrilità di qualche tratto che, a mio parere, non serve ad apportare migliorie o ad attrarre l'attenzione.
Anonimo il 09/06/2010 10:04
Un exploit di verità, nuda e cruda... un racconto che racchiude la società
per quella che è, consumistica!! Per fortuna e spero di non essere utopica,
non siamo tutti così. La mia speranza è che, anche se una minoranza, riesca
a fare la differenza... mah, chissà!!
Bellissimo racconto Guido, questa notte eri parecchio cinico ma non ti posso
dar torto!!
Buongiorno!!
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