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Basta aprire gli occhi
Chat di www. conosciamoci. org. Le 14. 05. Quattrocentotrentasei utenti connessi. Vari nickname. "Angelo Perduto": femmina di quindici anni. "Hope93": maschio di diciassette anni. "MarcoCartaTiAmo": femmina di tredici anni. "Viva il Duce": maschio di diciannove anni. Con quest'ultimo ho voglia di scambiare quattro chiacchiere. Avvio la chat con lui. Sono curioso. Fingo di essere una ragazza. Mentire su internet. Troppo facile. Imposto "femmina", carico una foto a caso trafugata su internet, ho diciassette anni.
- Ciao. Sei molto carino. Come mai Viva il Duce?
- Ciao! Grazie! Anche tu sei davvero figa. Il Duce era un grande.
- Grazie dei complimenti - smile imbarazzato - perché era un grande?
- Perché sì.
- Ah. Non credi che sia stato un feroce dittatore razzista che ha fatto uccidere un sacco di persone facendoci perdere ogni cosa? Ad esempio l'umanità.
- Il Duce aveva capito tutto - smile orgoglioso - Quello che ci vuole in Italia è uno come lui - croce celtica (come avrà fatto?) - Non solo in Italia. Però, adesso che ne dici di mandarmi qualche tua foto? Magari il numero di telefono - smile ammiccante.
Esco dalla chat. Spengo il computer. Mi fumo una sigaretta. Non sorrido. Non piango.
Discoteca "Bella Storia". Zona Centro.
Ingresso a diciotto euro. Gratis le donne fino la mezzanotte. Dopo la mezzanotte le donne pagano quindici euro. Qualche donna. Molte minorenni. Guardo. Una fila interminabile. Persone che si spingono. Mi avvicino. Ascolto qualche conversazione. Due ragazzi, dopo un'ora di coda raggiungono finalmente l'ingresso dove un buttafuori muscoloso come un body builder comincia il terzo grado. Stasera l'ingresso è aumentato a venti euro. Consumazione compresa. La prima. C'è Trip. Il DJ più alla moda dell'estate.
«Quanti siete? »
«Due. »
«Non potete entrare. »
«Perché? »
«I prossimi. »
Il buttafuori non li guarda nemmeno. Lascia passare un gruppo di sei ragazze semivestite. Non si cura della loro età. Nonostante la distanza capisco che solo un paio di loro ha raggiunto la maggiore età.
Adesso c'è un altro gruppo. Tre ragazzi e due ragazze. Uno di loro ha camicia nera con la cravatta nera. Ma non ha i pantaloni lunghi. Ci sono trentacinque gradi. Dentro il locale credo quarantamila. Non lo fanno entrare. È d'obbligo avere i pantaloni lunghi. Il ragazzo cerca di dare spiegazioni. Il buttafuori è inflessibile. Lo minaccia di violenza fisica. Senza motivo. Il gruppetto se ne va. Orecchie basse.
In coda vedo ragazzi già ubriachi e impasticcati ancora prima di entrare. Entreranno e berranno e prenderanno altre droghe. Venti euro a testa.
Intanto i due ragazzi che ho visto all'inizio sono in giro per il piazzale a cercare qualche ragazza sola per poter entrare nel regno del divertimento. Il "Bella Storia" è di moda. È da fuori di testa non esserci stasera. C'è Trip, il DJ all'ultimo grido. Il suo ultimo successo si intitola "Orgasmo". Ci riescono. Ne hanno trovate tre, tutte sui diciassette anni. Si avvicinano alla transenna e cominciano a urlare come indemoniati verso il buttafuori che li ha poco fa trattati come fossero cacca. Un altro buttafuori si accorge di loro e li fa entrare. I due ragazzi si battono un cinque. Entrano e lasciano le tre ragazze indietro di qualche metro.
Decido di entrare anch'io. Approfitto di un PR, un compagno del liceo che non vedevo da sette anni. Mi da un pass assicurandosi che gli prometta di tornarci il prima possibile. Non ho problemi a mentire.
Il soffitto è alto giusto un paio di metri. È tutto buio. Un carnaio. Si fa fatica a respirare. Faccio un gioco stupido. Urlo.
«Non esistono norme di sicurezza che vietano il sovraffollamento di locali chiusi? »
Gioco riuscito. Nessuno mi sente. Qua se scoppia un incendio, se crolla il locale, moriamo tutti come topi in trappola. Ho voglia di un drink. Un cuba libre. Al primo bar impossibile avvicinarsi. Centinaia di ragazzi e ragazze che si spingono e non lasciano passare nessuno. Al secondo bar idem. Al terzo non rinuncio per evidente possibile svenimento dovuto a disidratazione. Ci sono più di quarantamila gradi. Venti minuti di fila. Ho preso spintoni. Calci. Gomitate. Minacce. Un cuba libre. Ho detto un cuba libre. Un CUBA LIBRE! Aspetto otto minuti. Il bicchiere è così pieno di ghiaccio che vorrei rovesciarmelo addosso. Assaggio.
Questo non è un cuba libre. È rhum con un pizzico di coca cola. Imbevibile. Mi ubriaco solo a sentirne l'odore. Lo butto. Mi butto due cubetti di ghiaccio giù per la schiena. Un altro lo mastico. Un leggero retrogusto di rhum ma chi se ne frega. La pista è un delirio. Non balla nessuno. Si strusciano tutti. Tutti sudati. Qualche limona. Qualcun altro limona violentemente. Qualcuno ha le mani in posti un po' intimi per essere un luogo pubblico. Un urlo da stadio. Trip ha appena messo il suo successo: Orgasmo. Tutti ora si muovono emulando posizioni del kamasutra. Per uscire dal locale - ho voglia di fumare una sigaretta nel piccolo cortile - ci metto mezzora. L'uscita era a venti metri da me. Una coppia. Litiga furiosamente. Lui ha circa diciotto anni. Lei è svestita come una di ventidue, ma non ne ha più di sedici.
Lui le rimprovera acidamente di accettare troppo le attenzioni di un suo amico.
Lei rivendica il diritto di fare quello che vuole. Mi hai lasciato tu, gli dice.
Lui non sente ragioni. Io uomo. Tu donna. Non devi fare la scema. Quando lo facevi con me, bene. Altri, male.
Lei non fa la scema. Lei si sta divertendo. E poi l'amico è carino. Non mi ha nemmeno messo le mani addosso. Può essere uno speciale.
Lui è indignato e sarcastico. Non ti ha messo le mani addosso? Che babbo. Che finocchio. Assume l'aria di uno che la sa lunga, dall'altro dei suoi quasi vent'anni. Se sbarcasse un alieno in questo momento gli crederebbe senza alcun dubbio.
Lei abbassa gli occhi in segno di resa.
Lui sorride.
Lei torna dentro. Il perizoma nero le spunta dai jeans.
Lui attacca bottone con una ragazza che è appena uscita. Ha gli occhi rossi e gonfi. Non mi chiedo quanti anni abbia, perché quando lui le chiede come lei tornerà a casa, lei gli risponde che verso le tre verranno a prenderla i genitori, che sono a una festa in un locale vicino. Il "Gold", una cosa del genere.
Lui rimane sbalordito e la riempie di complimenti - per cosa non si capisce, forse il Gold è un posto per miliardari, oppure fa tendenza avere i genitori che escono il sabato sera - poi le chiede se ha voglia di bere qualcosa.
Lei gli dice che ha già bevuto abbastanza, che per stasera basta così. Come faccia a stare in equilibrio su quei tacchi è un miracolo.
Lui le confessa il suo palmares. Finora tre cuba libre - ma davvero "carichi" - un gin tonic, due chupiti. Sente che potrebbe ancora bere qualcos'altro. È fiero. È vanitoso. Tra qualche anno il fegato chiederà vendetta, ma ci sarà tempo.
Lei è ammirata. Vedo i suoi occhi che girano. Si accascia. Vomita.
Lui è disgustato. Se ne va.
L'aiuto ad alzarsi. Le consiglio di sedersi qua fuori all'aria aperta, intanto cerco qualcuno. Mi dice di sì.
Mi fiondo nella discoteca. Quattro secondi. Mi giro verso la panchina. Non c'è più.
Sconforto.
Accendo una sigaretta - potrei farlo in pista, qualcuno ho visto che lo fa.
Finisco la sigaretta. Quaranta minuti per uscire. Spinte. Gomitate. Tacchi. Perizomi. Lingue. Pastigliette - non credo sia tachipirina anche se io ne avrei bisogno. Una rissa. Qualcuno è a petto nudo e sventola la camicia come se fosse una sciarpa. Alcool. Alcool. Sudore. La legge impedisce di servire alcoolici dopo le due. I bar sono comunque pieni. Alcuni camerieri degni della medaglia al valore, tutti dai lineamenti asiatici, senza espressione, vanno in giro per la pista con bottiglie di spumante. Un piccolo premio offerto dai gestori del locale a coloro che hanno pagato venti euro solo per entrare e chissà quant'altro per bere. Un gustoso metodo per aggirare la legge.
Sono uscito. Vado a casa. Non sono andato in bagno. Ringrazio il cielo di averlo dimenticato. Il PR mi urla di tornare. Gli dico di sì. Mentire è un'ottima opzione.
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