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Intreccio tra il bene e il male (terza parte)
La giornata stupenda era ormai finita, loro tornarono a casa, andarono a letto e Gaia chiudendo gli occhi ricostruì serenamente con la mente le immagini della giornata, rivivendo ogni attimo di emozione.
La vita continuava e il giorno successivo, mentre Michele riprese a lavorare, la piccola Gaia a casa si sentiva sola e trascurata anche dalla famiglia che dormiva, lavorava o era in giro. Così decise di raggiungere lui al lavoro. Lo salutò con un sorriso e lo stesso fece lui, ma poi spezzò l'armonia, perché era impegnato e le chiese il motivo della sua visita. Lei rispose: "Avevo bisogno di parlare con qualcuno mi sentivo tanto sola." E lui disse: "Non che mi dia fastidio la tua presenza, però non ho molto tempo da dedicarti come vedi, sono molto occupato." Lei un po' dispiaciuta aggiunse: "Come posso svegliarmi alla mattina aspettando che arrivi la sera, dammi un consiglio per togliere la noia e la depressione." Lui disse: "Perché non ti cerchi un lavoro? Se t'impegni a fare qualcosa non penserai più ai problemi, distraendoti non sarai più depressa ed essendo in contatto con altre persone, non sarai più sola."
"Ma poi ci potremo vedere lo stesso?"
"Sicuramente!"
"Allora potrei chiedere al negozio qui vicino, mentre venivo, ho letto sul cartello: cercasi commessa.
"Mi sembra un'ottima idea."
"Ripensandoci però ho paura, non so se ce la faccio ad affrontare il mondo del lavoro da sola, non so se ne ho le forze e la capacità."
Lui cercò di infonderle fiducia dicendo: "Sono sicuro che se vuoi ce la puoi fare, lavorerai qualche ora al mattino, per non stancarti troppo. Il pomeriggio potrai dedicarlo a ciò che più ti fa piacere, immergendoti nella fantasia del mondo dei sogni, scrivendo e leggendo fantastiche storie. Addormentandoti poi verso sera, fra le braccia dell'amore." Così convinta dalle sue confortanti parole, andò al negozio.
Non era mai stata lì, ma appena entrata notò subito che era una panetteria con un arredamento elegante, di stile moderno e con colori sgargianti che colpivano gli occhi, mentre la gola era colpita da torte, biscotti, pizze, focacce e tanti altri cibi gustosi.
Si presentò come ragazza interessata al lavoro e scambiò qualche parola con la padrona, che trovò gentile perché decise di assumerla subito. Provò a servire qualche persona e fu piacevole, anche se era tanto emozionata e questo ostacolava il piacere.
Iniziò così per Gaia una nuova vita, ogni mattina si presentava al lavoro e giorno dopo giorno riuscì a conoscere molta gente, tra le quali ragazze della sua età, con cui iniziò a uscire nel pomeriggio e si divertiva dimenticando la noia e la tristezza.
La sera invece come desiderato, usciva sempre con lui e andavano frequentemente al bar, dove c'era la compagnia, ma purtroppo ci trovavano spesso il nipote della signora, che infastidiva la povera Gaia.
Seduti vicino a un tavolino Michele le chiese che cosa voleva bere e lei rispose: "Un'aranciata, grazie." Allontanandosi per l'ordinazione, Gaia rimase sola e persa nei suoi pensieri, finché si avvicinò Luca e cominciò a farle dei complimenti per conquistarla, ma con il suo comportamento presuntuoso, antipatico e insensibile lei rifiutò subito il suo corteggiamento. Non accettava neanche i complimenti, perché sapeva che erano falsi e appena arrivò Michele si accorse della situazione e disse: "Se stai abbordando Gaia, smettila subito o ti darò io la lezione che ti meriti."
Anche se non lo dimostrava, era spaventato dalla minaccia e si ritirò subito, ma la mattina successiva continuò a infastidirla. Questa volta però al lavoro, nel negozio, andò avanti fino a che non arrivò a casa e ancora altre volte la sera. Era diventato insopportabile.
Finché una sera, mentre l'adulava sempre convinto di conquistare il suo cuore, si accorse dell'anello che portava al dito identico a quello della nonna morta. Lui disse: "Dove hai preso quest'anello?" Mostrandoglielo rispose che era un regalo di Michele, ma quando lui notò oltre alla pietra le lettere G e M all'interno, che corrispondevano al nome di sua nonna (Giusi Marinaio), accusò ingiustamente Michele del furto e del successivo omicidio. Denunciò così il fatto all'ispettore, che chiamò Michele a deporre nel dipartimento di polizia. Gli interrogatori incalzanti a cui il poveretto fu sottoposto, non fecero emergere prove attendibili, così la situazione rimase ancora in sospeso. Lui non aveva niente per dimostrare l'acquisto perché glielo aveva venduto un amico e Luca aveva le prove che l'anello era identico a quello della nonna.
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