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82, Washington Road (Episodio 2)
Il numero civico 82 di Washington Road era un gigantesco cantiere. Un'alta recinzione in lamiera e reticolato tagliava fuori gli occhi indiscreti ed un cancello appeso a cardini improvvisati rappresentava l'unica entrata. Dieci uomini scesero da un'auto scura e da un furgone blindato, tutti vestiti con impeccabili completi neri, gli occhi nascosti da occhiali da sole. Uno di essi avanzò fino al cancello, constatando senza sorpresa alcuna che era stato aperto senza forzare il lucchetto. Succedeva sempre così.
Diede ordine di entrare semplicemente sollevando il mento, un gesto misurato al millimetro e perfezionato lungo gli anni. Gli uomini sapevano già cosa fare, perciò non era necessario spiegarlo a parole; si mossero con precisione assoluta e furono al lavoro nel volgere di pochi istanti. Landon Ford restò accanto a lui, invece, contemplando ciò che lui contemplava. Era il suo vice da sempre, oramai un prolungamento della sua spalla destra. <<Forse dovrebbero decidersi a cambiare copertura>>, rifletté. <<Questa mi pare abbia fatto il suo tempo, signor Kurts.>>
Seth Kurts stava osservando il grande cartello sul quale era rappresentato il progetto di costruzione del nuovo complesso residenziale Trigate. Giudicava che non sarebbe stato affatto male, se il suo destino non lo volesse eternamente incompiuto. <<Non fa parte del nostro lavoro, Ford. La creazione non fa per noi, il nostro compito è cancellare.>>
Già. Loro entravano in gioco sempre e solo quando il progetto falliva. La loro agenzia si era imbattuta per puro caso, decenni prima, in un procedimento di sintesi molecolare capace di stravolgere i piani dell'esistenza in aree controllate, il che consentiva, letteralmente, di vedere la morte in faccia. Si trattava, ma lui non lo sapeva con precisione, di fare un bel po' di baccano alle porte dell'inferno fino a che qualcuno, dall'altra parte, perdeva la pazienza e usciva per prenderli a calci nel sedere. Allora loro intrappolavano le cose che uscivano per studiarle e tentare di scoprire i segreti della morte per eluderla.
Queste porte, però, si potevano aprire soltanto in luoghi precisi, zone di magnetismo alterato, gli pareva di ricordare, luoghi che spesso si trovavano in città, sotto gli occhi di tutti, magari nella cantina di un'abitazione o in una fogna. Per questa ragione era stata creata un'immobiliare fittizia, una società che pagava miliardi per accaparrarsi quelle zone con la scusa di voler costruire edifici e centri commerciali; il cantiere veniva aperto e si mettevano in piedi palazzine grezze che facevano da copertura ai laboratori che sorgevano sotto di esse. La cosa funzionava, la gente non si insospettiva. Fino a che qualcosa andava storto. Allora il laboratorio chiudeva ed entravano in gioco loro.
Kurts e Ford varcarono il cancello ed attraversarono un sentiero in terra battuta tra calcinacci e macchine da scavo ferme. Entrarono senza esitazione in un edificio a tre piani incompleto e discesero nel sotterraneo per mezzo di una scaletta pericolante. In quello che doveva essere un parcheggio o un locale caldaie, un ascensore in metallo che somigliava ad un'astronave aliena faceva da ingresso al laboratorio. Non ebbero bisogno di entrare.
La porta era aperta e bloccata perché deformata da una sorta di esplosione senza fiamme, distorta e forata in più punti. La cabina era imbrattata di sangue, ossa frantumate e brandelli di carne. Uno dei suoi uomini andò incontro a Kurts reggendo con una pinza uno straccio insanguinato. <<Una gonna, signore. Era una donna.>>
Non che cambiasse qualcosa saperlo, ma conoscendo l'identità del malcapitato di turno era possibile coprire meglio la sua scomparsa. <<Va bene. Proseguite il lavoro.>>
Kurts era impassibile, anche di fronte ad uno spettacolo tanto raccapricciante. Lo stesso valeva per tutti i suoi uomini. Pensò al tempo in cui aveva paura dei ragni, delle streghe e sveniva quando si sbucciava le ginocchia; si chiese distrattamente che fino avesse fatto quel ragazzino, ma fu lieto che non si trovasse con lui in quel momento. Avrebbe vomitato l'anima!
Gli fu comunicato che era stato rinvenuto un secondo cadavere, all'esterno. I muscoli del suo collo si tesero come corde ritorte, temendo che qualcuno potesse aver visto qualcosa, ma i suoi timori svanirono quando fu al cospetto della seconda vittima. Si trovava a venti metri dalla recinzione, quasi in salvo. Per fortuna non aveva fatto in tempo, altrimenti lo avrebbero ammazzato per strada ed il suo lavoro sarebbe diventato molto più sgradevole. Eliminare le tracce era un conto, eliminare un intero isolato era ben altro.
Ford si chinò a raccogliere qualcosa, un documento sporco ma intatto. <<Si chiamava Leonard Francis Haslam>>, disse leggendo i dati che trovò. <<Abitava a pochi isolati da qui.>>
Ancora una volta Kurts non si sorprese. Accadeva sempre allo stesso modo: le creature si liberavano e poi, non potendo forse allontanarsi troppo dalla porta che li legava al loro mondo, tendevano trappole per attirare delle prede; di solito facevano in modo che qualcuno trovasse la chiave del cantiere con tanto di indirizzo stampato su di essa. Era un trucco idiota, pensava Kurts, ma la gente ci cascava sempre.
Arricciò appena il naso per via della puzza di decomposizione, poi si allontanò, tornando alla macchina per concludere la missione. Tutti gli uomini lo seguirono, programmati alla perfezione, precisi al secondo. Un attimo prima di richiudere la portiera, Kurts sporse un pugno chiuso perché i suoi lo vedessero, poi lo aprì di colpo. L'ordine fu ricevuto, le cariche piazzate in pochi minuti furono fatte brillare, l'intera area del cantiere svanì in una nube di polvere.
La macchina ripartì, Kurts non degnò di uno sguardo l'esplosione. Aveva assistito allo stesso spettacolo centinaia di volte, ormai non lo trovava più interessante. Prese dalla mano di Ford il documento che aveva raccolto e lo bruciò con l'accendino. Non provava pietà per quelle vittime, non gli importava di chi fosse quell'Haslam. Il suo era un lavoro come un altro.
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0 recensioni:
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- Esatto, era proprio per questo che ti ho fatto la domanda... mi ricordava il pilota delle superbike.
- Vabbé Ste, hai tutto il tempo di leggere il terzo episodio, anche perché ce ne saranno altri e quindi qualcosa ti avanzerà sempre!!
Quanto al nome: l'ho pescato da un angolo della memoria, trovandolo bello e adatto, poi mi sono ricordato che è di un pilota della superbike che si chiama proprio Leon Haslam... una citazione involontaria, si può dire!! Grazie per i soliti apprezzati complimenti e ciao, alla prossima!!!
- ho visto che durante la mia assenza mi sono perso due episodi... beh, intanto ho rimediato con il secondo
Come al solito scrittura impeccabile e mi è piaciuta quella parentesi sull'inferno... semplicemente fantastica.
A breve ti farò sapere anche sul terzo... ho solo una domanda! Il nome di Haslam l'hai inventato oppure è stato preso da qualche parte?? Semplice curiosità mia.
Alla prossima, ciao!!!
- "con il beccuccio a forma d'onda..."
Ok, allora attenderò di leggere il terzo episodio!
A presto, ciao!!!
- Grazie del nomignolo, innanzitutto- mi verrebbe da canticchiare "sono una teiera tozza e tonda..."- e mi piace che tu abbia apprezzato quel passaggio. Credo che leggerai ancora di Kurts e della sua squadra, perché mi sta venendo voglia di andare avanti con la struttura di una serie tv, cambiare la dicitura "prima parte, seconda parte..." in "episodio 1, 2 etc..." e sviluppare qualcosa di più complesso. Intanto grazie davvero, ciao!!
- È vero: abbiamo atteso, ma ne è valsa la pena.
Tu trovi che il taglio che hai utilizzato sia giusto per il racconto che hai scritto. Beh, io concordo con te.
Inoltre mi è particolarmente piaciuto il tratto nel quale hai descritto il personaggio di Kurts, del bambino che era e dell'uomo che è.
Bravo, Linoge!
- Ma grazie, Guido! Hai colto in pieno il "senza fronzoli", era proprio la mia intenzione, sia perché mi andava di svagarmi un pò, di scrivere l'essenziale senza applicarmi molto sui significati, sia perché è il taglio che trovo giusto per questa storia un po' così, misteriosa anche quando si spiega. Non so se sarà l'ultima parte, forse no, non so, la struttura iniziale che avevo scelto è mutata completamente, perciò credo che potrebbe anche diventare una storia episodica, una serie di mini-racconti a se stanti ambientati sullo sfondo di questa vicenda. Grazie ancora, ciao!!
- finalmente la seconda parte (ultima?)! direi che l'attesa è valsa la pena. bellissimo, stesura senza fronzoli e rumori inappropritati. Ordinato ma intenso. Tutto scorre tra fantasia e descrizione analitica, veramente un racconto forte.
"il suo era un lavoro come un altro": rassegnazione? comunque splendido
Guido
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