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82, Washington Road (Episodio 3)
L'aula 27 era di tutte la più marcia, puzzolente e odiata dagli alunni della Rockford Highschool, essendo quella destinata ad ospitare i pomeriggi in punizione dei più indisciplinati. Trovandosi al termine del braccio sud, una protuberanza aggiunta in un secondo momento al vecchio edificio, le sue finestre sporche e crepate affacciavano sul nulla, solo il vecchio parcheggio ora abbandonato e, più distante, il cantiere del nuovo centro commerciale. Era un luogo emarginato per emarginati, diceva spesso il preside Tingly con una punta abbondante di sadismo. La scuola poteva venir giù per intero e loro, da laggiù, non se ne sarebbero accorti.
Il tempo scorreva piano e Jake Sanders aveva ormai scarabocchiato l'intero quaderno. Non era la prima volta che si trovava in punizione, si distraeva facilmente quando fantasticava di mondi alieni e troppe volte scriveva racconti anziché prendere appunti; poiché non era molto furbo si faceva sempre sorprendere. Quel giorno nella 27 c'erano anche Teddy Trafford, un aspirante gangsta rapper che si faceva chiamare Double T e usava la parola con la effe al posto delle virgole, e Sarah Venkman. Jake non parlava mai con Doble T, né con i suoi amici, mentre aveva scambiato qualche parola con Sarah al corso di fisica, o meglio ne aveva ricevute ogni volta che lei lo sorprendeva a fissarla. Non era la reginetta del ballo, il suo aspetto era comune, vestiva senza curarsi delle mode e sembrava fare il possibile per nascondere le sue forme; era schiva e silenziosa ed allontanava con le cattive chiunque invadesse la sua solitudine.
Jake la odiava, in un certo senso, perché non era come avrebbe voluto, perché nelle sue fantasie si rivelava dolce e simpatica quando lui le rivolgeva la parola e, dopo qualche scena di gioiosa armonia, gli donava sempre un bacio caldo e appassionato. Ora la vedeva seduta nel banchetto d'angolo, accanto alla finestra, e mentre la odiava si sorprendeva ad amarla e la immaginava nuda che si offriva a lui, i lunghi capelli che le ricadevano sui seni bianchi, le mani protese e le gambe che si aprivano pian piano fino a...
La porta si aprì e il professor Finnies fece il suo ritorno in classe dopo averli lasciati da soli per qualche minuto. Era sudato e ansimante, rosso in viso e con un fascio di vene pulsanti sulle tempie. Si lasciò cadere sulla sua sedia e prese ad armeggiare nervosamente coi registri. Jake, che mentre guardava Sarah si era provocato un'erezione, si coprì la patta con le mani e cercò di distrarsi; per un po' non vi riuscì perché ricordò di quando, in quella stessa aula, Laureen Kelly si era sfilata le mutandine e le aveva fatte annusare a tutti prima di rimettersele, poi riuscì a distogliere i propri pensieri e trasse un sospiro di sollievo.
Notò che Finnies continuava a sudare ed aveva degli strani tic. Sobbalzava di continuo ed irrigidiva il collo e le dita delle mani. Ne avrebbe riso, se a quel singolare comportamento non si fossero aggiunti i suoni cavernosi che presero ad uscirgli dalla gola, rumori che parevano parole, parole che parevano pietre tombali. Quando sollevò la testa mise in mostra occhi rossi di fiamma e sul suo volto si erano disegnate ragnatele di capillari. Fece una smorfia, come un ghigno, si morse la lingua con i denti e ne fece sprizzare sangue, poi ululò prima di fare un balzo oltre la cattedra e lanciarsi su di loro.
Jake non perse tempo ad inorridire ed ebbe quasi un moto di trionfo quando si accorse che sapeva cosa fare perché l'aveva immaginato mille volte, perché quando si distraeva immaginava storie zeppe di eventi simili. Double T fu aggredito per primo e squarciato da artigli che erano spuntati dalle dita di ciò che era stato Finnies; ebbe appena il tempo di usare la parola con la effe, poi la testa gli fu staccata dal collo.
Sarah era paralizzata dal terrore, inchiodata al banco, così Jake la sollevò di peso e la trascinò via da quello spettacolo terribile. Avrebbero potuto fuggire nel corridoio e chiamare aiuto, ma a quell'ora erano rimasti soltanto loro a scuola, perciò decise di saltare dalla finestra. Erano al piano terra, non fu un gran salto, ma la caviglia di Jake si girò per via del peso in più rappresentato da Sarah, la quale lo seguì senza fare parola, il viso distorto dalla paura, ma inciampò e dovette reggersi a lui per non fare un brutto volo.
Gridarono aiuto, mentre attraversavano il vecchio parcheggio, ma udirono in risposta soltanto i versi della bestia che era emersa dal professor Finnies. Non li aveva seguiti, forse intenta a banchettare con Double T, ma Jake tirò per una mano Sarah verso il cantiere, deciso a trovare qualcuno che potesse aiutarli prima di fermarsi a respirare. Colmarono la distanza che li separava dalla recinzione e la scavalcarono arrampicandosi e ferendosi col reticolato. Ricaddero dall'altra parte, tra calcinacci e travi inutilizzate, e subito udirono delle voci. Ne furono sollevati, ma Jake capì subito che non erano di uomini ai quali chiedere aiuto.
Erano tutti vestiti di nero, con occhiali da sole nonostante il cielo coperto, e parevano far riferimento ad un uomo alto e robusto, dal portamento marziale, che chiamavano Kurts. Potevano essere ispettori della sicurezza, ma Jake, che solo pochi istanti prima aveva visto un insegnante staccare la testa ad un alunno, non si fidava più delle apparenze. Si appollaiò dietro un grosso tubo di cemento e fece cenno a Sarah di fare silenzio.
<<Non si gioca con la morte>>, disse qualcuno molto vicino a loro, uno degli uomini in nero. Parlava senza vero interesse, come si fa con i fatti di politica estera. <<Un giorno o l'altro non ci avvertiranno in tempo e qualcuno di quei così comincerà a mangiarsi la gente casa per casa.>>
A quelle parole Sarah spalancò gli occhi, come se avesse avuto un'illuminazione. Jake capì, ma le intimò ancora il silenzio. Ciò di cui parlavano era fin troppo attinente a ciò che era accaduto loro per essere qualcosa di diverso, perciò era bene tendere bene le orecchie.
<<Hei, lo sai che non è compito nostro preoccuparci>>, disse un'altra voce altrettanto distaccata. <<Kurts non vuole nemmeno che ne parliamo tra noi, e quello lì ha sempre una buona ragione per dare un ordine. Non esiste il giorno di cui parli, perché ogni volta noi faremo saltare tutto e sigilleremo quei fottuti laboratori!>>
<<E se qualcuno vedesse, e si salvasse?>>
<<Allora penseremo anche a quello sventurato.>>
I due si allontanarono e Jake si sporse un po' per assicurarsi che non ci fosse più nessuno. <<Lasciamo questo posto, presto!>>
Sarah annuì ma subito dopo scosse la testa. <<E quella cosa? Non possiamo certo tornare indietro!>>
No, non potevano, come non potevano parlarne ai misteriosi uomini in nero. Loro erano l'ipotetico sventurato, e il tono truce che aveva usato l'ultimo uomo a parlare suggeriva di non farsi scoprire. <<Lo so, ma se faranno saltare questo posto non vorrò esserci!>>
Lasciarono il nascondiglio e stavano cercando un'uscita secondaria, quando un trillo come di sveglia risuonò poco lontano. Una carica esplosiva, capì subito Jake. Tornarono subito al tubo di cemento e stavolta vi entrarono. L'esplosione fu tremenda, un fragore mai udito prima colmò le loro orecchie e li costrinse a coprirsele con le mani, il suolo tremò e con esso il tubo di cemento che minacciò di rompersi e schiacciarli, sbuffi di polvere entrarono da entrambe le aperture. Poi silenzio.
Jake si sorprese ad abbracciare forte Sarah, sentiva l'odore dei suoi capelli premuti contro il suo naso ed avvertiva i sussulti del suo corpo scosso da un pianto sommesso. Staccò il braccio dal suo fianco, imbarazzato, temendo un rimbrotto, ma lei lo fermò e lo spinse a stringerla più forte.
Per tanto tempo rimasero così, poi lasciarono il loro rifugio facendosi largo tra le macerie che ostruivano le uscite e non videro altro che un'uniforme distesa di macerie. Poco lontano dall'imboccatura del tubo scorsero dei resti insanguinati e un volto che emergeva dai calcinacci. Era il professor Finnies, o ciò che era diventato.
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0 recensioni:
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- Grazie ancora, Guido!! Oramai posso dire che ci sarà una quarta parte e pure una quinta e via dicendo, ho deciso di affondare un po' di più nella vicenda ed incrociare un po' di personaggi, insomma una serie vera e propria. Solo non so dove va a parare??!?
- bravo Vincenzo - che dici, ce la spiattelli una quarta parte? è forte questa tua piccola saga, il contenuto fantasioso abbinato alle aule scolastiche è una miscela ben riuscito!
piaciuto!
Guido
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