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La rapsodia del serpente
Una confessione.
Ho fa dare una confessione.
Devo proprio farla.
Ho ucciso un uomo. Ho premuto un grilletto. Un colpo. Un colpo.
Un rimbombo. Un foro. La canna che fuma. Un uomo è morto.
Cosa devo fare? Mi devo rifugiare da qualche parte.
Magari giustificarmi.
È colpa della società. È colpa della mia famiglia. È colpa di chi non mi ha capito. È colpa del governo. È colpa del mondo.
Qualcuno ha una grotta in cui possa nascondermi? Va bene anche uno scantinato. Un puzzolente sottoscala senza rumori.
Magari un incubo.
E se tutto questo fosse solo un sogno?
A chi importa veramente?
La mia non è una storia interessante. Solo a pensare cosa è stato della mia vita sbadiglio di noia. Che sonno. Che sbronza.
Uccidere.
Settimo comandamento.
Ma chi ho ucciso?
Un uomo.
Una vita. Una famiglia. Degli amici.
Senza motivo. Avevo una pistola e l'ho usata.
Se ho la pistola che senso ha non usarla?
Il meccanismo è semplice: pistola uguale proiettili; proiettili uguali colpo; colpo uguale morte. Sillogismo di terzo grado: pistola uguale morte.
Mi dicono di non uccidere e producono armi.
Mi dicono di non fumare e producono sigarette e tabacco.
Mi dicono di non bere e producono alcoolici.
Mi dicono di non masturbarmi e producono pornografia.
Mi dicono di non guidare veloce e producono macchine e moto che possono viaggiare a duecento chilometri orari.
Mi dicono mi dicono mi dicono mi dicono mi dicono mi dicono.
Ma cosa fanno?
Mi istigano. Come il frutto proibito. Io mi chiedo. Sono in un giardino paradisiaco. Siamo soltanto in due, nudi, senza vestiti, senza nessuno che li produca. Dio mi dice che posso fare ogni cosa tranne che mangiare la Mela. Come faccio a non mangiare la Mela? Come faccio a non mangiarla quando colei che mi offre un morso di Marlene dell'Eden è l'unica donna che c'è nell'universo? Attimo di sarcasmo.
Ora torno incazzato, ubriaco, cinico. E assassino.
Perchè io ho ucciso un uomo.
Laggiù all'inferno qualcuno sta tenendo un posto per me. Belzebù. Lucifero. Colui che è fatto di luce. Un demone che in realtà è un angelo scacciato dal paradiso. Per cui in fin dei conti una brava persona. Altro attimo di truce sarcasmo.
Le macchine vanno a benzina. Eppure esistono le macchine elettriche, quelle a idrogeno, quelle a metano, quelle a sputi.
Sono un assassino. Ho ucciso senza movente. Per cui un delitto perfetto, il sogno ricorrente di ogni scrittore di gialli.
Preda della società o società delle prede?
Io chi sono?
Un assassino. Un povero cretino che in un delirio di onnipotenza ha tolto la vita a un uomo che non conosceva.
Chi ha il coraggio di condannarmi?
Chi ha il coraggio di difendermi?
Chi ha il coraggio di uccidermi?
Chi avrà il coraggio di vendicarmi?
Scoppio in una risata.
Scoppio in un pianto.
Divento serio.
Devo nascondermi. Devo nascondermi. Quasi quasi mi scolo una bottiglia di rhum in un fiato e svengo. Svenire. Dormire. Sogni. Incubi.
Qualcuno mi aiuti.
La radio è accesa e sto guidando da quattro ore, senza mai sbattere le palpebre. Non ho sonno. Finora ho fatto mezzora di fila. Un incidente.
Una macchina. Quattro ragazzi. Tutti ubriachi marci. Tutti morti. No. Uno si è salvato. Passerà il resto della sua vita come un vegetale. Magari un telegiornale darà la possibilità alla sua famiglia di staccare la spina. Ma non della televisione.
Non rido.
Non piango.
Non sono serio.
Sono apatico come la nebbia. Come la bonaccia.
Per cui non sono apatico. Ma sono vuoto. Non ho sonno. Ho una dannata voglia di scolarmi la bottiglia di vino che si trova nel cruscotto. Nero d'Avola. Del 2007. Ottima annata. Credo. Così dicono. A fianco della bottiglia c'è la pistola. A fianco della pistola si trova la camicia ancora macchiata di sangue.
A chi importa?
Nemmeno a me importa.
Oppure sì?
Sto guidando da quattro ore senza una meta. Il sogno del migliore dei fannulloni. Anzi, del peggiore. Un fannullone è davvero fannullone quando a una gara di fannulloni si classifica ultimo. Io sono in penultima posizione.
Non assumo farmaci.
Non assumo psicofarmaci.
Non sono pazzo.
Sono solo e soltanto un assassino.
Un assassino.
Scappare dalla realtà per mischiarsi nella surrealtà imbottito di incubi. Supposte di incubi. Dovrei mettermi in affari.
Viviamo in uno Stato laico.
Viviamo in uno Stato democratico.
Viviamo in uno Stato fondato sul lavoro.
Viviamo in una Repubblica.
Viviamo in un mondo di diritti umani.
Accendi la televisione. Accendi la radio. Leggi un giornale.
Vomiti.
Non alcool.
Vomiti sangue e neuroni.
Quando arriveranno gli alieni gli faremo la guerra. Non perchè ci dovremo difendere. Ma perchè non avranno il permesso di soggiorno.
Ma è inutile perdermi in tutto questo. Perchè io ho ucciso un uomo.
Eravamo in un vicolo. Aveva appena finito di pisciare contro il muro. Si era tirato su la cerniera e stava fischiettando una canzoncina. Non ricordo quale. Io ero lì. Già con la pistola in mano. Si è girato. Ho preso la mira. Non ha detto niente. Bang. Morto. Mi sono girato e me ne sono andato. In macchina. Radio accesa su un canale a caso. Mi sono cambiato la camicia. Tutto nel cruscotto. Come una maxi supposta.
Quell'uomo diventerà famoso.
Indagheranno su di lui.
Perchè l'hanno ucciso?
Chi erano i suoi nemici?
Chi era quell'uomo?
Suspence, pathos, milioni di italiani che guarderanno talk show per i prossimi vent'anni per scoprire la verità. Quell'uomo mi deve essere grato. La sua famiglia mi sarà grata. Magari quell'uomo aveva una polizza sulla vita multimilionaria.
Magari quell'uomo era un bastardo della peggior specie. Un truffatore. Un ladro. Uno stupratore. Un assassino.
Quest'ultima probabilità mi fa leccare i baffi.
Mi rimiro nello specchietto mentre sorrido.
Una piccola macchia di sangue sullo zigomo sinistro.
Un colpo di saliva e la macchia non c'è più.
Un colpo di salica.
La macchia non c'è più.
Io non sono pazzo. Io non sono pazzo. Io non sono pazzo. Io non sono pazzo. Io non sono pazzo.
Io sto confessando.
Sto guidando da circa quattro ore. Forse di più forse di meno.
Forse.
Un incubo?
Un sogno?
Magari ho ucciso un filantropo. Un partigiano. O perchè no: un volontario di qualche associazione benefica.
Talk show. Programmi di approfondimento. Delitto perfetto.
Un posto di blocco.
Mi fermo.
Il poliziotto mi chiede patente e libretto.
Glieli mostro.
Mostro.
Va via con i documenti. Dieci minuti. Accendo una sigaretta.
Non so dove sono. Incubo? Sogno? Non sono pazzo.
Torna.
Mi dice che lo svincolo per chissà dove è chiuso per lavori.
Lo ringrazio.
Gli auguro buona serata.
Rimane serio.
Parto.
Non ho sonno.
Mi serve un caffè.
Un autogrill.
Apro il cruscotto.
Bevo un caffè.
Vicino all'autogrill c'è un bosco. Mi scappa da pisciare.
C'è un tizio che sta pisciando contro un albero.
C'è buio.
Sparo.
Morto.
Tiro su la cerniera. Svito il silenziatore. Era in regalo.
Riparto.
Un altro talk show.
Un'altra confessione.
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