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Marinella
Marinella ha sedici anni compiuti da poco, è ancora una ragazzina ma è già diventata donna. Il suo corpo vibra per intensità e voglia di vivere sebbene ancora mantenga alcuni degli atteggiamenti caratteriali da adolescente. Con addosso maglietta e jeans aspetta nervosamente dietro il campetto della pallavolo che il suo Roberto la raggiunga. Ha fissato l'appuntamento tre ore prima per le diciotto e, pur sapendo che lui arriva solitamente con più di dieci minuti di ritardo, alle diciassette e trenta lei era già sul posto a torturarsi in mille modi. Stringe tra le mani il telefonino che sbircia in continuazione per vedere l'ora. Infine, puntualmente alle diciotto e tredici, vede sbucare da dietro un angolo la familiare sagoma che accoglie con un sospiro nervoso. Prim'ancora che lui l'abbia raggiunta lei lo affronta.
"Come sempre, fosse una volta che sei puntuale!"
"Amò, che c'è di così urgente? Stavo facendo una partita al Nintendo con Gino"
"Già, per te conta solo il Nintendo, tolto quello..."
"Amò, se mi dicevi che era una cosa urgente sarei venuto prima"
"Ovviamente io non sono una cosa urgente per te. Lo sono solo quando..."
"Quando cosa? Che vuoi dire?"
"Niente, lasciamo perdere che è meglio"
"Insomma si può sapere perché mi hai chiamato? Oggi non dovevamo vederci"
"Sì, oggi è la giornata del Nintendo!"
"Mariné, cos'è la solita scenata di gelosia? Ti avviso che non sono disposto a..."
"Sai quanto me ne importa!"
"Allora che ti prende oggi, hai mangiato storto?"
"Per te il fatto che oggi ti abbia chiamato è solo una seccatura e nulla di più, vero?"
"Cosa ne so di cosa ti passa per la testa, so che quando fai così è per gelosia!"
"Vuoi sapere cosa succede?"
"Se non me lo dici..."
"Non mi sono venute. Ecco cosa succede!"
" Non ti sono venute cosa?"
"Le mestruazioni, cazzo!"
"Le mestruazioni...?"
"Sì, quelle, proprio quelle cose lì, lo sai cosa sono vero?"
"Ehh..., sssì..., quando...?"
"Oggi sono sedici giorni che ho saltato il ciclo"
"Sedici giorni?"
"Sì, sì, sì, hai sentito bene, che mi fai il pappagallo?"
"E... cosa ti posso fare io?"
"Oh, adesso niente, ci dovevi pensare prima!"
"Prima quando? Io sono stato attento"
"Non abbastanza, mi pare"
"No, no, lo sono sempre stato"
"Tranne quella volta quando non avevi il preservativo"
"Ma tu hai detto che eri nella fase..."
"E questo cosa significa? Dovevi pensarci lo stesso!"
"Poi è successo più di un mese fa"
"E queste sono le conseguenze. Dio santo, come devo fare ora?"
"Che significa cosa devi fare?"
"Ah, ma allora non l'hai capito? Sono incinta!"
"Incinta? Com'è possibile?"
"Oh, Santo iddio, sembri nato ieri! Quando non ti vengono è perché sei incinta, lo capisci vero?"
"Ma non è sicuro! Hai fatto il test?"
"Cosa? Ma sei scemo? Adesso secondo te vado in farmacia a sbandierarlo davanti a tutti?"
"Allora come fai a dire che sei incinta?"
"Senti Berto, qual è il tuo problema? Ci stai girando intorno facendo finta di niente"
"No, no, nessun problema. È che se non sei sicura..."
"Di nuovo? Allora non capisci? Cosa devo dire a casa?"
"Perché lo devi dire? Se non sei sicura?"
"Guarda che mia madre deve aver già capito qualcosa"
"Perché ti sei lasciato sfuggire..."
"Scemo, queste cose le mamme le capiscono subito"
"Sì? E come?"
"Berto, fingi di cadere dalle nuvole?"
"Cazzo ne so io di come vanno queste cose di donne, non ho nemmeno una sorella!"
"Oh mio Dio! Gli assorbenti Berto! Quando non si usano..."
"Va bene ho capito, ma ora?"
"Ora sono nei casini. Mamma mi guarda strano e mio padre osservando lei ha capito che qualcosa non va"
"Sì, ma io cosa ti posso fare?"
"Come sarebbe cosa ci puoi fare? Il casino lo abbiamo fatto insieme"
"No, un momento, ti ho detto che sono stato attento"
"Cosa? Ti stai tirando indietro? Mi lasci nella merda da sola?"
"Vorresti che vado da mio padre a dirgli che tu sei incinta? Come minimo mi ammazza!"
"Già! Perché il mio mi da un premio. Cazzo dici Berto?"
"Io non so cosa posso fare per te. Poi hai detto che è successo un mese fa"
"Sì, un mese fa, i conti sono giusti, e allora?"
"Niente, pensavo..., dopo sei andata alla gita scolastica..."
"COSAAA!!!??? Che cazzo stai dicendo?"
"Io? Niente! Dico solo che dopo sei andata in gita"
"Cosa vuoi insinuare? Che io in gita mi sono data da fare?"
"Beh questo non l'ho detto io! Non è poi la prima volta che in gita..."
"Che miserabile...!! Mi stai dicendo che sono una puttana!"
"Sto dicendo che per quello che mi riguarda sono stato più che attento, il resto non lo so"
"Ma che stronzo!! Adesso ti faccio vedere io"
Marinella scatta improvvisamente in avanti con le mani aperte a mò di artigli ma non coglie Roberto impreparato perché con una schivata manda a vuoto l'attacco anzi, trova il tempo di darle uno spintone che la fa ruzzolare per terra facendola finire a sede in una pozzanghera di acqua stagnante.
Schiumando rabbia impotente Marinella si alza pronta a ripetere l'attacco ma lui si è già allontanato abbastanza da portarsi fuori tiro. A lei non resta che sfogare la rabbia con imprecazioni di ogni tipo.
Roberto, senza attendere altro, trova opportuno eclissarsi lasciandola sola con il suo sfogo.
"Miserabile stronzo, stronzo, stronzo! Ed io cretina a stargli dietro!"
Infine, dopo qualche minuto e vari tentativi, riesce a ricomporsi. Maglietta e jeans sono sporchi, questi ultimi addirittura bagnati sul posteriore. Le mani sporche di fango così come alcuni tratti del volto e i capelli dove sono passate, sebbene con il solo dorso. Quando il pianto si placa rimane alcuni minuti che sembrano eternità inginocchiata e con le spalle poggiate al muretto del campo di pallavolo. Vorrebbe pensare ad una via d'uscita ma non ci riesce, ha l'animo troppo in subbuglio. Il primo ostacolo che le si frappone è ora solo la famiglia, prima la mamma e poi il padre. Non sa cosa fare, infine quando il tormento si placa si avvia verso casa passando per tutti i vicoli meno frequentati del paese. Oltre che scomposta si sente tutta bagnata e così conciata teme solo di farsi vedere dalla gente e dalle amiche in particolare.
Col favore dell'imbrunire arriva a casa ringraziando il cielo che abita in periferia. Con la propria chiave apre il portone e di corsa sale le due rampe che la separano dall'appartamento. Per fortuna per le scale non ha incontrato nessun condomino, i più pericolosi portavoce. Con la seconda chiave entra in casa e velocemente si va a chiudere in bagno sotto lo sguardo pensieroso e indagatorio della mamma.
Rapidamente si toglie la maglietta e si sfila jeans e slip per poi sedersi sul vaso. Solo allora lo sguardo gli cade sugli indumenti appena tolti accorgendosi con stupore che sono sì sporchi ma insieme al fango vi sono tracce di sangue. Abbassa allora lo sguardo su quello spiraglio che gli offre l'angolo delle gambe con la curva bianca del vaso e ottiene la sperata conferma. È sangue.
Allora lacrime di sollievo miste a rabbia repressa cominciano a scorrerle sul viso. Sollievo per aver evitato un dramma superiore alle sue forze e rabbia per aver irrimediabilmente donato la parte di sé più intima e sacra alla persona sbagliata.
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0 recensioni:
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- Mi è piaciuto molto scritto benissimo, si legge tutto d'un fiato. Hai saputo rendere i dialoghi molto credibili; lui più che stronzo è immaturo, lei non matura al punto di capire l'immaturità del suo ragazzo. Ho fatto un gran giro di parole, spero mi capirai ugualmente!
- Bello, alla fine nessun colpo di scena particolare, fedele alla realtà... Mi piace molto!
Anonimo il 08/10/2010 15:34
Questo tuo racconto mi era sfuggito!! Mi è piaciuto molto Michele! realistico e coinvolgente. Hai un modo di scrivere lineare, che si legge davvero volentieri!
Certo che Roberto è proprio uno str** ..
- Grazie Sara, Antonio e Paola. Però non posso soprassedere sul fatto che anche noi siamo stati ragazzini. Ci piaceva "quella cosa", eravamo tanto arditi ma poi ci sgonfiavamo come palloncini. Parlo dei pisellotti, ovviamente.
Grazie, ancora
MiRo
- Bel racconto reale e attuale che può capitare ad adolescenti ma sono contenta per il lieto fine sperando che serva da lezione alla protagonista e a tutti i ragazzi di questo mondo
- Molto carino. Ho gradito lo sviluppo ben orchestrato e realistico del dialogo copme anche la capacità di mostrare un problema così intimo dell'altro sesso con naturalezza. Ottimo
- Bravo Michele bel racconto. Sei riuscito ad entrare nella psicologia femminile, che per voi uomini è un po' ostica!!!! Felicissima del lieto fine!!!!
- Soggetto sempre molto attuale anche se immaginiamo le nostre adolescenti più sveglie di quelle della nostra generazione. Hai ragione per l'inversione delle parti: la nostra è stata l'ultima generazione ad ubbidire ai genitori e la prima a ubbidire ai figli. Facci uno sketch alla Dario Fo!! P. S.: Cerca di curare la tua "malattia" !!! ... e salirai un gradino in più
Ciao
- Nei paesi ormai semiabbandonati del sud la solitudine regna sovrana ed in quell'oceano che i nostri ragazzi/adolescenti vi si tuffano.
L'oppressione, non ce la vedo a meno che non si riferisca alla solitudine stessa. Ormai sembra che le parti siano invertite: i ragazzi opprimono i genitori, almeno superficialmente.
Marinella è una delle tante ragazzine che hanno passato quel "guaio". Per carità, nessun dramma familiare apparente, i disastri maturano nel tempo.
Grazie Nunzio
Grazie Laura
MiRo
- succede ancora, si purtroppo e non si può far finta di niente visto che a volte le cose vanno malissimo. Marinella è stata doppiamente fortunata.
anche in altre etnie é difficile che la famiglia accetti e che un ragazzo comprenda l'enormità del miracolo ipotetico.
ma é anche naturale che l'oppressione e la solitudine provochino la parte superficiale dei ragazzi.
siamo noi "adulti" i primi superficiali o retorici ciechi.
il dialogo é una cosa difficile specialmente se non se ne ha l'abitudine, ma credo pur non avendone, che con i figli bisogna parlare o cercare di farlo rispettando la loro età e libertà ma aiutandoli a comprenderne l'importanza.
lo so, sono belle parole e propositi.
non ho figli e quindi forse non capisco. ma parlare con mio padre mi é servito, a volte ancora oggi mi serve, nonostante le normali incompransione genitore figlio/a adolescente.
Miche... piaciuto!
lau
Anonimo il 27/06/2010 07:02
Michele, te le sei cavata molto bene affrontando un tema... difficile! Bravo.
Ciao!
- grazie G&G. nella triste realta dei paesi del sud c'è il rischio che si scenda anche oltre.
- sai cosa mi fa incazzare? che nel 2010 queste cose possono capitare SUL SERIO a ragazzine di 16 anni. Sai cosa mi fa ancora più incazzare? che queste cose potranno succedere alle ragazzine di 15 anni.
Bravo Michele, ottima lettura di un'infanzia, di un'adolescenza sempre più decadente.
Speriamo che Marinella non sia così fessa da riprendersi quel cerebroleso.
Ottimo. Ottimi dialoghi.
Guido
Anonimo il 26/06/2010 14:54
Bello... ben scritto, istruttivamente realista. L'ho letto d'un fiato... anche avvincente, specie nei dialoghi crudi e reali. Bravo Michele, ma già tu lo sai. Ciao
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