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Il maresciallo
Mio padre comandava il presidio della Guardia di Finanza e la caserma era all'interno del porto.
Quando le navi approdavano alla banchina, avvenivano i sopralluoghi; i finanzieri salivano a bordo per controllare i documenti, ispezionare i carichi e sopra tutto individuare le eventuali merci di contrabbando.
Il maresciallo, cioè lui, avrebbe potuto sbarcare dai vapori, impunemente, ogni ben di Dio senza dover rendere conti a nessuno e senza commettere alcun furto.
Liquori, cioccolata, zucchero, carne, sigarette, gli venivano offerti per pura cortesia dai capitani delle navi.
Rifiutò sempre valutando che fosse sconveniente per il suo servizio creare situazioni nelle quali l'obbligo della gratitudine avesse potuto compromettere l'adempimento del suo dovere.
"Il dovereeeeee!!"
" Sempre con questo dovere, mentre qui c'è bisogno di tutto!".
Mia madre non riusciva a trattenersi ma mio padre tirava dritto.
Mamma sosteneva che fosse stupida una tale rigidità, considerando che tutti facevano i loro comodi, si arrichivano, mentre i suoi figli non avevano quello che aveva tale amico o tal altro.
Su questo argomento gli teneva mano quella vipera dell'orfano, zio Gioele, il fratello di mia madre, che a sua volta, facendo gli occhi dolci a mamma, rincarava la dose, raccontando di come mio padre avesse fatto la multa ad una povera vecchia che vendeva abusivamente limoni lungo la strada.
L'aveva visto lui!!
Non era vero.
Uno spettacolo penoso che colpì, a suo dire, la sensibilità dell'orfano, il quale tuttavia non disdegnò di continuare ad abbuffarsi alla tavola di quell'insensibile di mio padre, continuando a parlarne male, con la complicità inconsapevole di mia madre, che continuava ad accarezzarlo con lo sguardo, lodandone la nobiltà di carattere!!
Giovanni è troppo rigido!
Lo diceva con tono rassegnato... il rettile!
La serpe, come sempre, aveva rilasciato il suo veleno.
Missione compiuta e giù la testa nel piatto.
Del resto cosa credeva mio padre? Che il governo gli fosse stato riconoscente?
Figurarsi!
Già lo aveva imbrogliato il Duce.
Lui era andato volontario nella guerra d'Abissinia, aveva fatto la seconda guerra mondiale, si era goduto tre anni in Kenia, ospite in un campo di prigionia inglese, ed era infine rientrato in Italia come uno straccione.
E il Re?
"Scappoia" ... Buono pure quello.
Mia madre non riusciva a capacitarsi del perché mio padre, in occasione del referendum istituzionale avesse votato a favore della monarchia.
Lui taceva ma aveva le sue motivazioni; come militare aveva giurato fedeltà al Re d'Italia... non era roba da giocarci su.
Anche la Repubblica fu poco generosa e mio padre, a cinquanta anni, venne spedito in congedo.
Tra guerra mondiale, guerra d'Africa, prigionia, confine e servizio ordinario, aveva messo insieme una incredibile anzianità di carriera che gli consentiva di andare in pensione relativamente giovane.
Non gli fu lasciata la possibilità di scegliere se restare in servizio o andarsene.
Fu messo a riposo e basta, l'Italia non aveva più bisogno di lui.
Sebbene a malincuore, sarebbe stato tutto a posto, se non ci fosse stato il problema dei figli ancora piccoli e della pensione di importo pari allo stipendio dimezzato.
Io avevo undici anni, mio fratello nove.
Avrebbe dovuto lasciare subito quel paese e trasferirsi altrove, invece restò e gli toccò subire anche l'onta dello sberleffo dei gaggi locali, sbivaccati ai tavolini del bar e ben noti a lui e alla stazione dei Carabinieri.
Questi energumeni cominciarono a sfotterlo guardandolo con aria di sfida e sorrisi ironici, a voler sottolineare che non aveva più la divisa, che, lui, non era più "il maresciallo" e che, per tanto, loro, potevano continuare indisturbati e alla faccia sua, con il contrabbando, con la caccia proibita in riserva, con la pesca di frodo "a bomba" e con tutte le altre nobili occupazioni alle quali si dedicavano solitamente, nei brevi intervalli di libertà, tra un soggiorno e l'altro nelle patrie galere.
Finalmente potevano saccheggiare con comodità le tombe puniche e razziare i preziosi reperti archeologici da vendere ai ricettatori. Una pacchia!
Non avrebbe mai più potuto fare niente per fermarli!
Anche i cannoni della torre costiera aragonese, che già una volta aveva salvato dai predoni, tornarono ad essere in pericolo e conobbero una stagione triste di incertezze, insidiati dagli stessi raccoglitori di ferri vecchi ai quali lui aveva fatto un pesante verbale ed appioppato una multa salata.
Li aveva colti sul fatto mentre calavano i cannoni dalla torre dopo averli imbragati con funi e vari marchingegni.
Il bisogno, e ce n'era tanto, se ne infischiava altamente della storia, della cultura e dei marescialli in congedo.
Come lui non sbarcava illegalmente dalle navi neppure un panetto di burro, altrettanto io e mio fratello, nella nostra rispettiva professione, intraprendemmo una guerra solitaria, personale e silenziosa contro quelli rubavano nella pubblica amministrazione e fuori di essa.
L'avremmo pagata cara entrambi.
continua...
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