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Il Viaggiatore

Se ne stava fischiettando seduto sopra un piccolo sgabello con i gomiti appoggiati sulla tavola.
Ogni tanto smetteva di fischiettare e ascoltando l'incessante gracchiare delle rane nel laghetto lì vicino, osservava dall'alto della sua terrazza, la luce che lentamente veniva risucchiata dietro le montagne mentre queste ancora più lentamente iniziavano a trasformarsi in piccole isole sopra un mare di nebbia. Con un fiammifero accese le tre candele bianche sopra la tavola. La rossastra luce delle piccole fiamme ondeggianti per quel lieve soffio di vento, illuminò dei folti capelli bianchi e un pallido viso marcato dai molti anni ormai passati.
Una piccola goccia di cera cadde sopra un foglio pieno di frasi scritte a mano. La grattò via con la punta della matita che poi ripose sopra la tavola, e afferrando con entrambe le mani il foglio incominciò a leggere:
-"Si poteva incontrare, in quei tempi, passeggiando in una strana e piccola pianura, di una qualche regione accantonata da qualche parte del mondo, un'enorme roccia buttata lì fra il nulla, lasciata in una distesa di sabbia chiarissima senza tracce nè di alberi, nè di cespugli, nè di fiori, nè di erba, nè di erbacce.
Ed è così che un qualsiasi viandante poteva vedere, arrivato dai sentieri più alti delle montagne, una piccola pianura bianca con un grande occhio nero, incastrata fra due lunghe catene di piccoli monti.
E se il viandante si avvicinava di più a quella roccia, tanto da toccarla, poteva leggere un'antica scritta incisa su di essa. Così come fece un certo Girolamo lo Sperduto, che dopo essere arrivato da chissà quale lontano posto e giunto fin quella pianura, si trovò innanzi a quell'occhio nero. Non potè di certo fare a meno di leggere quella scritta:
-" Che sia fuoco che sia grandine che sia vento o tempesta, mai il nostro paese verrà distrutto. Se ora guardando a nord potrete ancora vedere le due regine, in qualunque giorno, mese, anno, secolo, epoca vi troviate ricordate queste parole."
Rilesse mentalmente quelle frasi, forse all'apparenza ironiche, cercando di capirne, se mai ne fosse stato in grado tutto il senso o significato.
Sussurrando ripetè-"... e se guardando a nord potrete ancora vedere le due regine...".
Voltò lo sguardo in avanti e quello che vide furono due piccole colline una di fronte all'altra e separate da una piccola stradicella serpeggiante. Osservandole così da almeno una centinaia e più di metri, notò nella vetta rotondeggiante di entrambe una fitta fila di robusti alberi dalla ricca chioma verde. Alberi che crescevano sia nell'una che nell'altra collina solo in alto, mentre il resto fino alla pianura era totalmente povero di alberi. Si potevano notare solo piccoli e fragili arbusti e ciuffi d'erba sparsi in qua e là.
Girolamo aggrottando la rugosa fronte e portando la mano destra al mento bisbigliò tra sè e sè:
-" Chissà... forse le due regine sono quelle due colline... mmm... il paese dovrebbe essere dietro queste." Distolse lo sguardo da quegli alberi che ornavano le due colline come corone e si chinò per riprendere la sacca che aveva posata a terra per poi tenerla di nuovo ciondolante dietro la schiena portando a tracolla la corda che la reggeva. In quel momento vide un uomo avvicinarsi con al seguito almeno una decina di pecore. Girolamo, quando l'altro gli fu abbastanza vicino da potergli palare, chiese:

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2 commenti:

  • Anonimo il 29/06/2010 18:48
    Guido ha già detto tutto 5 stelle
  • Guido Ingenito il 29/06/2010 17:07
    ben ritrovata Anthea - questo per ora è secondo me il migliore che hai pubblicato. molto brava e gran bella fantasia. È un bel racconto per vari motivi, i richiami, il ruolo del lettore-scrittore e dello scrittore-lettore, la passione per la scrittura. racconti di qualcuno che vuole raccontare, bellissimo!

    Guido

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