Ore 07. 40. Entro in macchina, accendo la radio, faccio un respiro e parto. La strada è già piena di gente che va. Dove, non l'ho mai capito. Eppure dicono che questa sia una città improduttiva e parassitaria. Se hanno ragione significa che queste persone escono solo per dimostrare alle proprie famiglie che hanno un lavoro. Ma si sa, a Napoli tutto è possibile. E qui a Ponticelli, periferia orientale, abbiamo tanta fantasia.
Cerco di fotografare con gli occhi ancora intorpiditi tutto quello che vedo. E questi occhi vedono colate di cemento armato, rioni anonimi sovrappopolati, lingue di asfalto grigio che sembrano abbracciarsi e soffocarmi. Claustrofobia urbana.
Passo su via Malibran e via Wolf e lì non vedo più niente. C'erano i campi rom. Qualcuno ha deciso di appiccare degli incendi. Però i rom erano stati avvisati. "Andate via che vi stiamo per bruciare le case", dissero. Sono persone educate.
Giro su via Argine e vedo così tante cose che avverto quasi l'obbligo di fermarmi per apprezzare meglio il paesaggio.. Capannoni da affittare, depositi abbandonati e marciapiedi scuri. Ma ecco che intravedo una scritta colorata che mi riempie il cuore di fiducia : Tutta la passione che meriti. E avvicinandomi quello che vedo è il nuovo centro commerciale. E dico grazie a chi ha pensato che è proprio quello che meritiamo per dare passione al grigiore.
Giro a destra su via Gianturco e penso che è meglio non vedere.
Parcheggio l'auto e spengo la radio. Questa volta decido di guardare. Fisso e senza mai distogliere lo sguardo, perché quello che guardo mi può portare in paradiso o giù all'inferno. Ed immagino di avere un pennello gigante e tanti colori a disposizione.