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La strana storia di un'amicizia (prima parte)
Ciò che voglio raccontarvi è la storia di due personaggi vissuti a Montepiano fino a qualche anno fa. Il primo di nome Vittorio e l'altro di nome Firmato. È una storia un po' bizzarra e il nome stesso di Firmato è appunto indice di bizzarria.
Il primo è stato un avvocato senza mai patrocinare alcuna causa essendosi dedicato fin dall'università alla politica, è stato prima assessore a Montepiano poi sindaco quindi consigliere provinciale e infine vice presidente del Consiglio regionale, sempre nelle fila del partito socialista.
Il secondo è stato un ciabattino fin dalla nascita in quanto ciabattino lo era anche il padre, analfabeta e costante frequentatore delle osterie paesane.
Il primo si chiama Vittorio perché il padre, insegnante elementare, ha voluto onorare sua maestà Vittorio Emanuele mentre il secondo si chiama Firmato perché il padre, ignorante, ha voluto onorare il generale Diaz, vincitore a Vittorio Veneto. Infatti leggendo il famoso proclama della vittoria che si concludeva con la dicitura "Firmato Diaz" ha creduto che firmato fosse appunto il nome dell'illustre generale.
Anche Firmato si è dato alla politica con la passione che di solito contraddistingue i puri e sanguigni militanti. Anch'egli tra i primi iscritti al partito socialista è riuscito a diventare un semplice consigliere comunale nel cinquantacinque ed è stato questo l'apice della sua carriera politica.
I due personaggi così diversi tra loro hanno moltissimo in comune. Sono nati entrambi nel venticinque, addirittura sotto lo stesso tetto, quello di un vecchio palazzo nobiliare, Vittorio negli appartamenti al secondo piano e Firmato in un misero stabile al pianterreno. I due, da ragazzi hanno condiviso le vita nelle strade del rione, da grandi quella nelle campagne elettorali e politiche. Sono andati d'amore e d'accordo fino a quando Vittorio ha spiccato il volo, nel settantacinque, diventando consigliere provinciale. Allora le loro strade si sono definitivamente separate e Firmato, che già aveva iniziato a seguire le orme del padre circa la frequentazione delle osterie, è rimasto il solito sentimentale amante della pura lotta sociale.
Dal settantacinque in poi e ogni volta che Vittorio era in sede Firmato ha preso l'abitudine, dopo aver fatto il pieno all'osteria, di fermarsi, rincasando, davanti il palazzo e di cantare la serenata all'amico.
Ovviamente parlare di serenata è un eufemismo, meglio sarebbe dire di cantargliele tutte.
Dapprima Vittorio e i suoi familiari hanno protestato anche energicamente poi, seguendo saggi consigli, hanno fatto orecchio da mercante accettando il fatto come il male minore.
Tutto questo fino a un giorno non ben precisato del marzo del novanta quando gli eventi hanno preso una piega insolita e della quale anche il sottoscritto ne è stato involontario testimone, sono infatti un dirimpettaio dei due personaggi.
La mattina di quel giorno di marzo il vice presidente Vittorio di buon ora è partito per Potenza per i suoi impegni politici, dovendo tra l'altro presiedere una seduta del Consiglio Regionale ma verso le dieci dello stesso mattino si è sentito male, subito soccorso è stato portato all'ospedale San Carlo dove, però, vi è giunto senza vita, stroncato inesorabilmente da un infarto. La notizia della morte è piombata come un fulmine anche a Montepiano e la famiglia, faticosamente compattata sì è subito messa all'opera per preparare la camera ardente e il salone principale della casa per accogliere i previsti notabili della politica regionale che sarebbero venuti per la veglia funebre.
Questa è la premessa di tutta la storia che ora vi racconterò poiché è da questo punto in poi che tutta la vicenda prende una strana piega in cui si andranno ad intrecciare vari interessi più o meno nobili sia personali che politici. Il ritmo con cui gli eventi si sono susseguiti è tale che trovo più opportuno cadenzarli cronologicamente.
Ore 14, 30 - durante un frugale pasto consumato in cucina dai famigliari del defunto qualcuno, ripassando ad alta voce tutte le incombenze circa i preparativi della camera ardente ha chiesto verso che ora presumibilmente la salma sarebbe stata esposta e quando, di conseguenza, ci sarebbe stata la massima affluenza degli ospiti di riguardo. Considerando che la salma, dopo aver espletato tutte le legali formalità, sarebbe arrivata in tarda sera, si è prevista la massima presenza dei big politici verso mezzanotte, appunto.
"Come la mettiamo con Firmato?" questa domanda, detta quasi come una profonda riflessione, ha gettato nel panico l'intera famiglia. Il solo pensiero dei soliloqui a ruota libera del vecchio ciabattino ha fatto accapponare la pelle a tutti, bisogna correre assolutamente ai ripari, ma come?
"Bisogna impedire ad ogni costo che quel vecchio pazzo si metta a farneticare qui sotto" suggerisce, terrorizzato uno di loro.
"Sì, ma come? Come facciamo a impedirlo?" risponde un altro.
"Dobbiamo trovare un sistema per mantenerlo lontano da qui" consiglia un altro ancora.
"Non possiamo mica sequestrarlo" commenta anche la vedova.
"Sequestrarlo no ma trattenerlo sì" annuncia convinto il figlio maggiore.
"Sì, ma come?" chiedono in coro tutti.
"Un modo ci sarebbe. Lasciate fare a me, ci penso io"
"Per carità di Dio non farai mica qualche sciocchezza?" chiede atterrita la madre.
"No, nessuna sciocchezza, sarà tutto legale, vedrai" rabboniti, i congiunti gli lasciano campo libero.
Ore 14, 50 - Il telefono nella fureria della locale stazione dei carabinieri squilla già da un po' quando la svogliata voce di un appuntato si decide a rispondere.
"Pronto, desiderate? Come? Siete... ah, subito vi passo il maresciallo"
"Maresciallo, sulla linea uno vi è il figlio del defunto presidente, chiede di parlare direttamente con voi"
"Sì, passamelo subito"
"Prontooo, carissimo, vi faccio subito le condoglianze dell'Arma, una perdita davvero grave, ma ditemi cosa posso fare per voi?
"Ecco maresciallo, dovrei parlarvi di una faccenda piuttosto delicata, ma non voglio farlo per telefono dove potremmo vederci?" a questa strana richiesta le antenne del maresciallo si sono subito rizzate, di qualunque cosa si tratti è sicuramente poco ortodossa.
"Uhm, non potete proprio anticiparmi nulla? Vede, in questo momento, qui in caserma ci sarebbe parecchio da fare!" è una bugia bella e buona che non ingannerebbe nemmeno un bambino e anche il maresciallo lo capisce da solo ma non sa dove aggrapparsi. Nella sua lunga carriera ne ha viste e sentite tante che fiuta lontano un miglio le rogne.
"No maresciallo, come vi dicevo è una faccenda delicata, anzi delicatissima"
"Allora se non volete parlarne per telefono venite qua che ne parliamo di persona!" è l'ultimo appiglio.
"Maresciallo, data la delicatezza della, uhm.. faccenda, sarebbe opportuno non rendere la mia visita in caserma ufficiale eh... nemmeno ufficiosa" a questo punto il maresciallo capitola, oltretutto è roso dalla curiosità di sapere cosa preoccupa così tanto la famiglia del defunto.
"Va bene, facciamo così, dovrei fare un'ispezione dalle parti dell'emittente SuperMonteRadio sulla Serra Antica, potremmo vederci sulla statale, al bivio con la strada comunale. Va bene?"
"Perfetto, ci vediamo lì tra un quarto d'ora"
Ore 15, 20 - presso l'incrocio con la via comunale. All'arrivo della Ritmo dell'Arma il figlio primogenito, di nome Alfredo, del defunto don Vittorio è già da quasi cinque minuti sul posto attendendo con una certa ansia. Dopo l'arrivo del maresciallo Pantone tra i due vi è uno scarno scambio di convenevoli e subito il giovane Alfredo arriva al nocciolo della questione.
"Dunque maresciallo ciò che vi chiedo è per conto di tutta la mia famiglia, noi siamo infatti preoccupati per questa sera"
"Preoccupati per cosa signor Alfredo?"
"Maresciallo, siete qui a Montepiano da... quanto tempo? Circa otto anni se non erro? Quindi siete certamente al corrente della strana abitudine di mastro Firmato, il ciabattino, voglio dire degli sproloqui notturni sotto le finestre di casa nostra ogni sera al suo rientro sempre ubriaco fradicio!"
"Sì, sono a conoscenza della cosa ma non ho mai preso provvedimenti perché sin dal mio primo giorno il defunto vostro padre mi pregò di lasciar perdere. Mi disse che ormai nessuno ci faceva più caso a quei sproloqui e, poi, non voleva arrecare alcun danno a quel poveraccio"
"In effetti maresciallo questo è ancora il desiderio della famiglia ma, vedete, questa sera sul tardi ci sarà la veglia funebre con le più importanti personalità politiche della regione e non vorremmo che il ciabattino rovinasse tutto con i suoi sproloqui"
"Capisco la situazione ma non capisco cosa posso fare io per evitarlo"
"Ecco maresciallo, se voi, preventivamente tratteneste in caserma il ciabattino, giusto il tempo necessario per il funerale, noi saremmo più tranquilli"
"Come, come? Trattenerlo? E come? Questo significa arrestarlo, e senza alcun motivo poi! È assolutamente illegale!" Il maresciallo ha infine compreso quanto gli viene chiesto e ne è preoccupato.
"Ma no, che dite arrestare? Non ho detto questo ma solo trattenere! Non diciamo per l'intero funerale ma almeno per la veglia funebre!"
"Signor Alfredo, non si può fare. Non posso trattenere per la notte in una cella un innocente cittadino"
"Signor maresciallo si tratta solo di poche ore. È la famiglia che ve lo chiede!"
"Voi non capite a cosa vado incontro. Basterebbe una denuncia... ma nemmeno, che dico... una segnalazione alla tenenza ed io mi ritroverei chissà dove" implora il maresciallo atterrito.
"Maresciallo, non vi sarà nulla del genere. Tutta la popolazione capirebbe!"
"No, assolutamente no!. È un rischio troppo grosso."
"Mio Dio, che guaio, maresciallo. Voi non immaginate il disonore della famiglia se costui stasera si presenta sotto casa con le sue dannate filippiche!"
"Vi comprendo ma, davvero, non posso fare proprio nulla" afferma un po' rincuorato il maresciallo.
"No, un momento, una cosa forse si può fare. Sì, sì, si può fare e non apporterebbe nessun rischio per voi e darebbe alla famiglia un minimo di tranquillità"
"Cosa?" chiede di nuovo sulle spine il maresciallo.
"Si tratta di questo: il ciabattino verso le sei chiude bottega e va direttamente in osteria fino alla mezza quando chiude, voi potreste, diciamo convocarlo in caserma e in un modo o nell'altro trattenerlo con qualche scusa senza permettergli di andare all'osteria. Quando non beve Firmato se ne sta docile come un agnellino e non trova nemmeno la carica per i suoi sproloqui"
"Dovrei trattenerlo per sei ore senza motivo?" la resistenza del maresciallo pare incrinarsi.
"Maresciallo di motivi se ne possono trovare a iosa, basta un pizzico di volontà. D'accordo allora?"
"Vedrò cosa posso fare ma, non vi prometto nulla, se la situazione diventa insostenibile..."
"Ma certamente, non sarebbe nemmeno il casi di dirlo! Maresciallo, tutta la famiglia vi sarà sempre riconoscente" E così i due si lasciano. Uno è soddisfatto per aver raggiunto il suo scopo e l'altro per aver promesso senza giurare e con l'assicurazione di non correre alcun rischio per la propria carriera.
Ciò che non sanno è che il loro incontro non è avvenuto senza occhi indiscreti.
Ore 16, 00 - Abitazione del Compagno segretario del Partito Comunista. Il telefono squilla una mezza dozzina di volte fin quando una voce femminile, dal tono piuttosto seccato, risponde scortese.
"Pronto, ma chi è a quest'ora?"
"Signora devo parlare con il Segretario. È urgente. Passatemelo per favore"
"Che c'è di tanto urgente?" è chiaramente il tono di chi è stato inopportunamente interrotto.
"Signora, devo parlarne personalmente con suo marito"
"Va bene, chi siete? Almeno questo me lo potete dire?"
"Sì, sono l'addetto al cimitero"
"Uhm, Madre di Dio! Te lo passo subito!" e facendo gli scongiuri ella chiama il marito.
"Pronto Placido, di che si tratta di così urgente?"
"Segretario, ti devo dire una cosa che ho visto, forse non è importante ma te la devo dire lo stesso"
"Avanti, di che si tratta?"
"Ecco, un quarto d'ora fa all'incrocio con la strada comunale il maresciallo dei carabinieri si è incontrato con Alfredo, il figlio di don Vittorio buonanima. Mi sono chiesto cosa potrebbero mai dirsi a quest'ora e in quel posto, Sai sembrava che si fossero dati un appuntamento. Che dici è importante?"
"Non lo so ma hai fatto bene a chiamarmi, cercherò di saperne di più"
<Davvero strano, qui c'è qualcosa sotto!> esclama tra sé il Compagno segretario non sapendo che il becchino Placido è di nuovo al telefono e sta raccontando la stessa notizia al vice sindaco, nonché segretario della Democrazia Cristiana di Montepiano.
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