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La strana storia di un'amicizia (seconda parte)
Ore 16, 08 - Abitazione del dottor Franco Abbondanza, sindaco socialista di Montepiano. Il telefono squilla anche qui una mezza dozzina di volte finché don Franco in persona solleva la cornetta.
"Pronto, chi parla?" chiede in tono naturale.
"Pronto Franco, sono Giovanni, il tuo vice, ti ho disturbato?"
"No, lo sai che tu non mi disturbi mai"
"Grazie per la gentilezza. Ascolta Giovà, non so se ti hanno già informato ma mi hanno riferito di un incontro, diciamo privato, tra il maresciallo Pantone e Alfredo Boccia, il figlio di don Vittorio"
"No, non ne so niente, ma... con ciò?"
"Non ti sembra una cosa fuori dalle norme?"
"No, e perché poi? Probabilmente sarà per via del funerale domani, immagino vi sarà un casino di gente, e molti verranno anche da fuori"
"E secondo te, per questo, è necessario incontrarsi su alla "Temparella"?
"Alla Temparella? Perché è lì che si sono incontrati?" chiede ormai interessato il sindaco.
"Sì, una mezz'ora fa... sì, sì sono stati visti."
"Uhm, allora c'è qualcosa sotto, cerca di saperne di più. Io tra mezz'ora sono in ufficio"
Ore 16, 20 - Caserma dei carabinieri. Il maresciallo Pantone è appena rientrato dall'incontro con Alfredo e si avvia a mettere in atto il piano concordato. Chiama nel suo ufficio il brigadiere Rasulo.
"Brigadiere, io mi devo assentare di nuovo, vado giù alla fiumara, pare che un trattore si sia cappottato, non so come stanno le cose ma sembra che qualcuno si sia fatto male."
"Portate con voi qualcuno, maresciallo?"
"Sì, con me viene Randò, se c'è da fare qualche schizzo lui è la persona adatta, essendo bravo in disegno"
"Bene, maresciallo, se avete disposizioni da dare..."
"Sì Rasulo, devo lasciarti una consegna. e... guarda che si tratta di una cosa delicata. Non la posso sbrigare di persona perciò..."
"Dite pure maresciallo, potete stare tranquillo!"
"Uhm, ascolta, conosci il ciabattino, Firmato?"
"Chi, Firmato Diaz? È così che lo chiamano in paese. Sì, lo conosco, perché cos'ha fatto?"
"Niente, non ha fatto niente, solo che voglio parlarci e... vorrei trovarlo qui in caserma al mio ritorno"
"Tutto qui? Che problema c'è?"
"Rasulo, stammi bene a sentire, non voglio complicazioni, chiaro? Lui alle diciotto chiude la bottega e se ne va in osteria. Ebbene, non ci deve arrivare in osteria, perciò al mio ritorno me lo devi far trovare qui, hai capito?"
"Come comandate, maresciallo. Al vostro ritorno qui lo troverete"
Il maresciallo Pantone, congedato il brigadiere e prima di prepararsi a uscire di nuovo, si lascia sprofondare sulla poltroncina con un lungo sospiro, intanto pensa di aver avuto una geniale idea, anche ringraziando il caso che gli è venuto incontro con l'incidente del trattore.
"Sicuramente non sarò di ritorno prima delle sette, perciò per un'ora buona il ciabattino sarà bloccato in caserma. Perfetto tempismo" esclama tra se convinto di aver risolto brillantemente la situazione.
Appena, cinque minuti dopo, esce dalla caserma con la Fiat campagnola, in compagnia dell'appuntato Randò, il telefono del suo ufficio squilla ma a vuoto. Risponde poco dopo dal centralino il carabiniere di turno comunicando allo sconosciuto richiedente che il maresciallo è appena uscito per recarsi alla fiumare per un incidente.
Ore 16, 41 - Ufficio del sindaco. Don Franco Abbondanza, sindaco socialista di Montepiano fa il suo ingresso nel proprio ufficio trovandovi il suo vice Giovanni Normanno, anche segretario della DC del paese. Questi sta riponendo la cornetta del telefono. Si alza dalla poltrona cedendo il posto a chi di diritto mettendolo al corrente della telefonata appena fatta.
"Ho appena chiamato la caserma dei carabinieri - dice visibilmente sollevato - il maresciallo non c'è. È appena uscito per recarsi alla fiumara dove c'è stato un incidente con un trattore"
"Di chi si tratta? S'è fatto male qualcuno?"
"Non credo, non so di chi si tratta, il piantone non me l'ha detto, ma non pare sia grave"
"Grazie a Dio! Meglio così! Quindi di quell'altra faccenda...?"
"Nulla! Probabilmente si saranno incontrati per caso sulla strada, niente di più"
"Visto? Cosa ti dicevo? Tu vedi complotti dappertutto"
"Ma no! È che mi sembrava strano un incontro da quelle parti!"
"Senti, passiamo alle cose serie. Come Amministrazione dobbiamo ordinare una corona per il funerale e disporre anche che siano in servizio tutti i vigili. Domani ci sarà parecchio traffico in paese"
"Non ti preoccupare, me ne occupo io"
Ore 17, 14 - Davanti la bottega di Firmato, il ciabattino (poiché l'interno è così piccolo che a stento ci entra il solo ciabattino). Il brigadiere Rasulo con l'appuntato Antonazzi, contravvenendo alle disposizioni del maresciallo ha anticipato di una buona mezz'ora il fermo del ciabattino.
"Sei tu Firmato Diaz?" chiede ironicamente al ciabattino.
"E tu chi sei, il generale Cadorna?" gli risponde questi senza alcun timore riverenziale.
"Ehi, non facciamo gli spiritosi qui!" intima punzecchiato il brigadiere.
"Appunto, è quello che dico anch'io!"
"Chiudi la bottega e vieni con noi" ordina il brigadiere autorevolmente.
"È presto, mancano ancora tre quarti d'ora"
"No, tu adesso chiudi subito e ci segui in caserma"
"Perché, chi lo dice?" Firmato è un vecchio combattente, indomito e rotto a tutte le astuzie.
"Perbacco lo dico io"
"E chi sei tu? Te l'ha ordinato qualcuno che devo chiudere anzitempo?"
"Il maresciallo vuole parlarti. Perciò adesso mi segui in caserma"
"Ce l'hai il mandato?"
"Ma quale mandato! Non occorre un mandato, è solo una convocazione"
"Il mandato è per chiudere prima, sai è per i clienti che vengono e trovano chiuso, poi si lamentano"
"Dopo ti farai rilasciare un certificato dal maresciallo"
Sbuffando e imprecando il ciabattino mette a posto le sue cose, poi chiude la porta della piccola bottega e si avvia trai due carabinieri.
Considerato che la bottega si trova nel mezzo di una lunga scalinata pubblica i due militi hanno dovuto lasciare la Ritmo sulla strada principale pertanto tutto il tragitto, a piedi, si svolge sotto gli occhi curiosi del vicinato. In men che non si dica si sparge in tutta Montepiano la notizia che il ciabattino "Firmato Diaz", come viene chiamato, è stato arrestato dai carabinieri. Per cosa non si sa.
Ore 17, 35 - Abitazione del compagno Giuseppe, segretario del PCI di Montepiano. Il telefono questa volta squilla solo due volte e a rispondere è Giuseppe in persona.
"Pronto chi parla?"
"Compagno Stalin sono Giovanni Normanno"
"Uè, amico bacchettone, da quanto tempo! Dimmi tutto caro papista!"
"Senti, ti può interessare sapere cos'è successo cinque minuti fa in piazza?"
"Avanti sputa"
"I carabinieri hanno arrestato Firmato Diaz - pausa per ascoltare la reazione, che non avviene - hai capito cosa ho detto?"
"E allora?" Il compagno Giuseppe in poco più di un'ora ha sentito già due volte la parola carabinieri e qualche campanellino gli trilla in testa. Peccato che dall'altra parte vi è uno che certamente fesso non è.
"Oh niente! Volevo solo dirtelo. Ti saluto..."
"Aspetta! Aspetta, che vai di corsa?"
"Allora dimmi ciò che sai!"
"Ma io non so niente, e di che poi?"
"Peppì, smettila, non fare il furbo con me, con chi credi di avere a che fare?"
"So solo che un'ora e mezza fa circa il maresciallo si è abboccato con Alfredo, tutto qui!"
"Quindi lo sapevi anche tu! Allora il fatto che hanno preso Firmato non ti dice nulla?"
"Perché tu pensi che le due cose sono collegate?"
"Sveglia Stalin, la rivoluzione è finita! Ancora non ci sei arrivato?"
"No, veramente no" questa volta il compagno Peppino è sincero, sospetta qualcosa ma nulla più.
"Allora seguimi. Prima Alfredo parla con Pantone poi, prima che Firmato chiude bottega, lo vanno a prelevare i carabinieri, secondo te per impedirgli cosa? Che si fa stasera in casa Boccia?"
"Cristo! La veglia funebre! Sarà piena di gente che viene da fuori"
"E tu saresti disposto a perderti lo spettacolo?" sobilla malizioso il democristiano.
"Ma nemmeno per sogno!" esclama bramoso compagno Peppino.
"Allora ci vediamo in caserma... diciamo tra dieci minuti?"
"D'accordo, ma aspettami, tu abiti più vicino"
"Ma certamente, non ti dice niente il detto: l'unione fa la forza?"
"Ah ah ah ah, ma... mica hai avvisato il sindaco?"
"Fossi scemo, quello è di casa!"
Ore 17, 55 - Presso la caserma dei carabinieri. Compagno Peppino e papista Giovanni già da cinque minuti stanno invano cercando di parlare con qualcuno che "comanda" ma il piantone, inspiegabilmente non li fa nemmeno accomodare nella saletta d'attesa all'ingresso. Afferma che il maresciallo è stato avvisato via radio della loro presenza e ha riferito che sta per arrivare.
Intanto il brigadiere Rasulo, che sta sudando le sette fatidiche camicie, cerca di non far entrare nessuno dentro le mura della caserma. Vediamo perché.
Firmato, è risaputo, con la testa dopo le otto di sera, non ci alloggia più. In effetti gli bastano pochi cinquantini (così vengono chiamate le dosi di vino in osteria, un bicchiere corrisponde a cinquanta lire) per andare su di giri, ma fino a quell'ora, soprattutto se ancora a secco non è affatto uno stupido. Si sa già che ne ha passate di cotte e di crude per via della politica e quindi nulla ormai gli fa più impressione. Peraltro, rinchiuso in una cella senza apparente motivo, intuisce che qualcosa non va per il verso giusto.
Allora che fa un vecchio militante socialista in simili circostanze? Semplice! Canta a squarciagola e ripetutamente l'Internazionale alternandola con Bella Ciao.
In caserma gli sprovveduti carabinieri non ne possono più. Inoltre temono che venga sentito al di fuori e non potendo giustificare il suo fermo stanno in totale apprensione. Non bastasse si sono presentati al portone il vice sindaco con il segretario del PCI. "Che casino!" esclama il brigadiere, senza rendersi conto che il maggior danno l'ha provocato proprio lui.
Ore 18, 15 - Sempre presso la caserma dei carabinieri. Ormai vi si è radunata qualche dozzina di persone, tutti militanti dei due partiti di Peppino e Giovanni, i quali sono i primi a scalpitare e a imbonire a dovere i propri accoliti, col solo gusto di mettere in imbarazzo i militi dell'Arma. Bisogna dire che ci stanno riuscendo brillantemente.
Finalmente arriva rombando la Fiat Campagnola del maresciallo che, evitando la piccola folla entra direttamente nell'autorimessa. Come una furia il maresciallo si precipita in fureria dove per prima cosa fa un cazziatone di quelli al brigadiere poi, dopo essersi passato più volte le mani nei capelli, ordina di lasciare libero il ciabattino il cui fermo è durato meno di un'ora. Quindi da ordine di far passare i due rappresentanti politici rabbonendoli e invitando loro a sciogliere l'improvvisata adunata davanti la caserma. Alle loro rimostranze afferma che la convocazione, e non il fermo, del ciabattino era per una questione di natura del tutto estranea ai loro sospetti e che lo stesso era già stato congedato.
Visibilmente sollevati e con uno sguardo di complice intesa i due furbastri si congedano anche loro.
Intanto il maresciallo solleva la cornetta del telefono.
Ore 18, 26 - Abitazione di Alfredo Boccia. Al terzo squillo la cameriera di casa risponde al telefono e appena appura che a chiamare è il maresciallo dei carabinieri prima incolla il palmo della mano sulla cornetta poi cerca con gli occhi il Giovane Alfredo e, appena scortolo, gli fa ampi cenni per attirare la sua attenzione. Questi si avvede quasi subito dell'insistente gesticolio e, interrotta la conversazione che stava tenendo, raggiunge la donna.
"Che c'è Carmela?" chiede con naturalezza all'agitata donna.
"C'è il mrsrsiscalo di cabrinnghiri" mormora incomprensibilmente la donna.
"Che cosa? Parla bene!"
"C'è mrssslllooo cribbiionier" riconferma sempre agitata. Alfredo allora perde la pazienza.
"Ma che cavolo dici, alza la voce e parla chiaro" Per tutta risposta la donna gli si avvicina all'orecchio e a bassa voce scandisce:
"C'è il ma-re-scia-llo dei ca-ra-bi-nie-ri!"
"Oh santo Iddio, passa qua!" esplode spazientito Alfredo.
"Pronto maresciallo, ditemi pure!"
"Ecco signor Boccia, si tratta di quella faccenda di cui abbiamo parlato oggi"
"Tutto a posto, immagino?"
"Veramente no! Ecco, c'è stato più di un contrattempo e la cosa non si è potuto fare."
"Oh Signore Iddio! Volete dire che Firmato è libero?"
"Sì, e a quest'ora sarà già in osteria. Ma non preoccupatevi, vi garantisco che farò tutto il possibile perché non dia alcun fastidio"
"Santo Cielo, come?" Alfredo si sta facendo assalire dal panico.
"Gli starò dietro come un'ombra. Mi metto in borghese e appena lascia l'osteria non lo mollo un istante"
"Maresciallo, voi capite che siamo tutti nelle vostre mani"
"Tranquillizzatevi, vi do la mia parola che questa sera non accadrà nulla"
Ore 18, 30 - Firmato entra trionfante in osteria.
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