Un giorno rischiai di cadere tra i binari di un treno inesistente. Barcollavo come ubriaca, cantavo una canzone di cui nemmeno ricordavo le parole. Gli occhi erano secchi, già morti. Le dita erano calde, i palmi delle mani fredde, la sigaretta sapeva di acido. Le suole delle scarpe mi portavano a camminare sull'universo, proprio dove c'era il confine tra cielo e nulla. Avevo bottiglie di vetro rotte a farmi compagnia, e un allarme in testa. Mi ronzavano le orecchie e una chitarra risuonava nel ventre vuoto. Virginali tuffi nel passato mi si espandevano dal petto, quasi una mega bolla come quelle di Donnie Darko. Che caldo avevo quel giorno. Stavo bene solo quando dimenticavo che era solo un sogno.