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Un contratto davvero impossibile (ultima parte)
Dieci anni dopo.
La massiccia VolvoXC90 aggredì l'erta strada calma e sicura così come lo era colui che la guidava. Roberto provava un piacere immenso alla guida dell'ingombrante mezzo. Al suo fianco Rosa se ne stava languidamente abbandonata sul sedile. Sembrava dormisse. Sul divano posteriore la consueta vivacità dei due giovanotti era ben tollerata dai genitori benché non facessero altro che punzecchiarsi a vicenda. Lo avevano sempre fatto, fin da bambini, quando riuscivano a creare un trambusto insopportabile. Mario, appena diciottenne, ogni tanto brontolava perché il padre non gli permetteva di guidare e Gino, sedicenne, ne approfittava per sfotterlo.
"Ragazzi state calmi, lo sapete che vostro padre si infastidisce" ammonì Rosa senza peraltro spostarsi di un millimetro dalla posizione che aveva comodamente trovata.
"Roberto, comincio a sentire l'aria fresca della montagna, non si potrebbe accendere il climatizzatore? Rosa era sempre stata freddolosa, per lei l'estate era da considerarsi una stagione fantasma, neanche il tempo d'arrivare che già era passata. Comunque Roberto, di buon grado, accese il climatizzatore automatico.
"Va bene così?" chiese premuroso.
"A quanto l'hai messo?" domandò lei poco convinta.
"A venti gradi"
"Forse è meglio portarlo a ventiquattro. Più si sale e più l'aria si fa fredda. Lassù in paese farà freddo stasera" Roberto non replicò, rivolse la sua attenzione alla strada. Stavano percorrendo il tratto più tortuoso della salita che portava a Montepiano, quello in cui potevi vederti arrivare addosso qualche scavezzacollo che tagliava pericolosamente le curve. Anche Rosa non desiderava imbarcarsi in una discussione e i due giovanotti dietro se ne stavano calmi e tranquilli a giocare con i loro diabolici arnesi.
Già, il diavolo! Se n'era dimenticato. Eppure ricordava ogni singola parola del colloquio avvenuto dieci anni prima, delle argomentazioni con cui aveva rifiutato di sottoscrivergli il contratto, delle confidenze fattogli, delle minacce e, infine, degli auguri per un meritato successo.
Il successo! Quanta pena si era dato per rincorrerlo, fino ad agguantarlo.
"Ma sarà stato davvero tutto merito mio? Ha davvero mantenuto la parola data?" Si chiese ricordando le passate sofferenze e il modo come improvvisamente la sua vita era cambiata nel volgere di pochi mesi dopo quella visita notturna.
Ricordava come una settimana dopo spulciando un elenco di editori l'occhio gli era caduto su un certo Pandolfi e, contrariamente al solito aveva effettuato una singola spedizione. Nemmeno tre settimane dopo prima una telefonata introduttiva poi una lettera ufficiale con la richiesta di un abboccamento. Gli eventi dopo di allora precipitarono. L'editore stampò il romanzo, riuscì a fare un lancio pubblicitario subdolo ma efficace. Subdolo perché ottenne delle recensioni di illustri scrittori che si divisero equamente tra elogi e critica, efficace perché il tutto avvenne in mirati talk show mandati in onda sui canali nazionali.
Gli anni successivi furono caratterizzati da una continua ascesa verso quella notorietà che tanto aveva inseguito, arrivando addirittura ad avere delle offerte di candidature politiche che lui con gran buon senso aveva gentilmente declinato, per non lasciarsi cadere in tentazione.
Per un attimo quel pensiero gli ricordò ancora Fapes. Il sospetto che il suo successo non fosse del tutto genuino lo turbò.
"È avvenuto troppo in fretta, che non sia tutta opera sua? Questo vorrebbe dire che in qualche modo è riuscito a impossessarsi della mia anima. Eppure mi aveva assicurato che non l'avrebbe mai fatto.
Intanto sono qui, affermato scrittore di ben cinque romanzi di successo. Allora perché mi vengono questi dubbi? Nell'intimo sento che in tutto questo c'è, nonostante tutto, il suo zampino. Non è da tutti i giorni ottenere un tale successo e per giunta da un editore pressoché sconosciuto. Un edit..."
L'improvviso pensiero per un attimo gli fece perdere il controllo dell'auto tanta l'euforia che l'invase.
"L'editore!" esclamò a voce alta "Solo l'editore può essere!"
"Roberto che ti prende?" chiese preoccupata Rosa mentre anche i ragazzi da dietro prestarono la loro attenzione distogliendola dai loro giochi.
"Come, come? Oh, niente! Mi sono solo ricordato di una cosa che riguardava Pandolfi e che mi era sfuggita di mente. Non preoccuparti, va tutto bene" le rispose non riuscendo a mascherare la l'improvvisa felicità dovuta al sollievo che provava. Fapes aveva comprato sì un'anima ma non la sua bensì quella di Pandolfi, l'editore sconosciuto, e come lui, aveva abbondantemente beneficiato del successo.
Lui non aveva firmato alcun contratto, e di questo ne era arcisicuro, quindi non poteva che trattarsi di Pandolfi. Comprando la sua anima indirettamente Fapes gli aveva regalato il successo.
Sì, glie lo aveva regalato, era un successo gratuito. Caro vecchio Fapes, simpatico demonio! Forse lo aveva fatto per pietà, forse per simpatia, forse per effettiva impossibilità di comprare due anime in cambio della stessa contropartita, restava il fatto di averla fatta franca e di non essergli debitore.
Il pensiero di aver, in fondo, battuto il diavolo lo mise di buon umore, strizzò un occhio ai ragazzi e dette un pizzicotto a Rosa al suo fianco. Lei lo guardò incuriosita e divertita.
"Bentornato sul pianeta Terra! Si può sapere dov'eri fino a un minuto fa?"
"Che importa? Ehi, ma qui è un mortorio! Rosa accendi la radio"
"Cosa vuoi sentire in particolare?"
"Qualunque cosa, non fa differenza" Rosa allora armeggiò con i tasti finché trovò una stazione radio che si sentiva forte e chiaro. Un attimo dopo arrivò il segnale orario seguito dal notiziario.
Uno speaker cominciò ad elencare le notizie del giorno tra cui quella dell'assegnazione ex equo del premio Nobel per la letteratura a due romanzieri, un pakistano e un nicaraguese.
"E chi sono?" chiese Mario ai genitori.
"Mai sentiti nominare. Tu, Roberto, li conosci?" questi rispose con una smorfia eloquente.
"Certo -rifletté Rosa- anche il Nobel è diventato un premio da bancarella, lo vanno a dare a certi sconosciuti quando poi nel mondo c'è gente che ne meriterebbe dieci!"
"Lascia perdere, il Nobel è sempre un Nobel"
"Sì ma questi chi li conosce? Vuoi mettere un Carducci, un Pirandello, un Montale o un Quasimodo?"
"Questi sono solo italiani, il Nobel non lo assegnano solo a loro, ci sono scrittori in tutto il mondo"
"D'accordo, ma ci sono anche che so.. Mann, Pasternak, Steinbek, Camus, Kipling, Eliot, Faulkner, ma questi due qui proprio non li ho mai sentiti nominare"
"Vabbé, che c'entra? Li sentiremo in futuro. Se gli hanno assegnato il Nobel un merito ce lo devono pur avere!"
"Scusa, ma allora tanto valeva che lo avessero dato a te, che in fondo sei conosciuto e apprezzato e il tuo ultimo romanzo sta avendo un buon successo anche all'estero, non ti pare?"
"Eh, adesso anche il Nobel!"
"Perché ti sembra un'utopia questa? Che male ci sarebbe? In fondo la critica mondiale non afferma che i tuoi romanzi sono di grande impatto e di alto contenuto? Quindi?"
"Il Nobel, mia cara, non viene assegnato dalla critica italiana, vi è una giuria con i fiocchi"
"Io so solo che tu scrivi ottimi romanzi, che da uno di questi ne stanno facendo anche un film, che quello che scrivi piace al pubblico e alla critica e mi sembra che debba bastare per essere almeno candidato al Nobel"
"Ti ringrazio mia cara per il gentile pensiero. Vorrà dire che l'anno prossimo dovrai fare una petizione straordinaria alla commissione del premio e, certamente se perorerai la causa con lo stesso ardore, chissà che non ti ascoltino" aggiunse ridendo Roberto.
"Guarda che io non sto affatto scherzando ed anche i ragazzi la pensano nello stesso modo. E poi, caro mio, non sarebbe un giusto riconoscimento al tuo valore?" Roberto, come ipnotizzato, osservò il volto della moglie dal quale traspariva una serietà inconsueta.
"Dì, parli sul serio?" le chiese incredulo.
"Certamente che parlo sul serio. I tempi mi sembrano maturi per un riconoscimento mondiale del tuo valore. Non sarebbe bello poter suggellare una brillante carriera come la tua con un premio come questo?" La mente di Roberto, spronata dalla moglie, volava ora alta nell'universo della fantasia. Con gli occhi sgranati fissò lo sguardo davanti a sé sulla strada, ma puntandoli su una scena assolutamente irreale.
"Già, sarebbe davvero bello porre un simile sigillo!"
Lontano all'orizzonte, tra nuvole minacciose, un lampo squarciò il cielo preannunciando un imminente temporale estivo mentre Fapes, rintanato in una bolgia, si preparava ad assaporare il suo trionfo.
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