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La zona d'ombra
Chi sei tu?
Si dico a te! Cosa le hai fatto, dove l'hai sepolta?
Di chi sono queste braccia e queste gambe così visibilmente dissimili dalle sue?
Di chi sono queste labbra i cui angoli guardano visibilmente il basso, così amareggiate ed amareggianti.
Di chi sono questi occhi che come un lago ghiacciato lasciano trasparire soltanto indifferenza.
Di chi sono queste mani le cui dita non vivono più alla ricerca di carezze da distribuire ma che sono oramai soltanto custodia del volto che vi affonda per nascondere la disperazione.
Di chi e' questo cuore trafitto da mille stalattiti privo oramai di ogni qualsivoglia barlume di speranza e di affetti.
Dove sono i suoi sogni, le sue aspettative, i suoi amori, le sue passionalità, dove ha nascosto la sua capacità di sognare e di far sognare, di amare, di ascoltare, di parlare, di abbracciare, di coccolare, di consolare, di comprendere e di far comprendere, di perdonare. Dove e' finita la sua umiltà, il suo lasciarsi guidare, il suo mettersi in discussione, il suo saper cambiare.
Chi sei tu?
Con il tuo cinismo, il tuo fare sospettoso nei confronti del mondo intero e della popolazione tutta?
Chi sei tu?
Con la tua caparbietà, la tua intransigenza, il tuo essere il più severo arbitro di te stessa meno che degli altri.
Chi sei tu?
Essere insignificante privo di ogni forma di affetti, di valori, di sensibilità, di pietà, di comprensione?
Chi sei tu?
Con la tua incommensurabile rabbia nei confronti di tutto e tutti?
Sai, non so quando e' accaduto. Non me ne sono accorta ma, in qualche momento della vita devi averla lasciata in un angolo a rimarginarsi le ferite sanguinanti e non devi mai più essere tornata a prenderla. Ed ora? Beh potrebbe essere troppo tardi. Non mi piaci mica sai! Sei l'anti lei per eccellenza e non ti voglio. Sai quel che maggiormente mi dispiace è che le sue figlie non hanno potuto conoscerla. Non sanno e non sapranno mai qual era il buono di lei, non potranno godere della fortuna di essere nate da una tale bontà d'animo e sensibilità, non sapranno mai chi era veramente, non potranno mai sapere chi veramente le ha messe al mondo. Per loro tu sei la loro madre e già ti odiano per come sei, per come ti comporti anche con loro, per quello che non dai, per la tua indifferenza e soprattutto per le tue continue assenze. Mi rendo conto che non ti scalfisce nulla e questo è molto grave. Sono delle bambine e non riescono a guardare oltre quella coltre che copre la tua anima, oltre quella fodera che vela il tuo sguardo, oltre quelle stalattiti che trafiggono il tuo cuore, oltre quella freddezza che gela le tue parole, oltre quel fumo che offusca la tua mente. Non la vedranno mai, non ci riusciranno e lei ne soffrirà se lì dove l'hai lasciata riesce ad accorgersi di quanto male stai disseminando intorno a lei.
Una volta potevo affacciarmi a quel balcone e godere di un bellissimo prato fiorito. Quanti sogni e quante aspettative... poi un giorno hanno costruito un casolare e da allora solo i contorni di quel prato fiorito si possono scorgere. Il resto rimane un mistero. Ma sei stata proprio tu a costruire quelle mura! Quante volte ha sentito quest'accusa? Ma lei doveva pur continuare a respirare. Quella sembrava l'unica via d'uscita.
Quanti sogni infranti, quante emozioni pacate. Eccola è lì rannicchiata in un angolo, con tutta se stessa raggomitolata in se stessa, stringe a se tutto il suo mondo in un millimetro di spazio che nessuno potrà mai portarle via, quasi senza respirare per la paura che qualcuno si accorga del suo esistere, con la voglia di difendere quel che rimane di un essere docile e sensibile che la vita ha costretto all'angolo. Quella stessa vita che le ha concesso tutto e con un solo colpo di spugna le ha tolto tutto. Ma quando e' accaduto. Cosa l'ha segregata in una tale prigionia? E soprattutto chi ha contribuito ad un tale scempio? E poi tu da quale embrione sei saltata fuori. Tu padrona di te stessa e del mondo, carnefice ed al tempo stesso vittima di te stessa, chi ti ha forgiata così terribilmente intransigente, forte, chi ha ghiacciato la tua anima, chi ti da l'ossigeno per respirare, chi ti consente di vivere la sua vita, i suoi affetti, le sue emozioni che non riesci neppure ad assaporare rinchiusa in quella morsa di ghiaccio? Che strana che è questa vita. Quale strada ha percorso? In quale vicolo si è persa? Lascia che me lo dica! Sarei felice di tornare a prenderla e riportarla qui, davanti a questo specchio, che rifrange un essere che non ho più voglia di vedere, che non mi fa provare più emozioni, che non mi intenerisce più davanti alle mie figlie, che non mi fa battere più il cuore quando vedo l'uomo della mia vita, che mi rende un'iceberg contro ogni mia volontà, che non mi fa discernere il bene dal male, che mi ha completamente allontanata dalla vita, che mi ha resa insensibile di fronte ad ogni evento che la vita mi propone, che mi ha resa così: priva di emozioni. Mi costringe ad una disperazione continua, ad un continuo malessere che si placa soltanto quando cado in un sonno profondo, lontana dal mondo, lontana dalla vita, quando forse inconsciamente posso tornare in quell'angolo e stringermi a me, unificando quelle anime che un giorno forse io stessa per sopravvivere ho diviso, quando forse vengo a respirare in quella zona d'ombra dove ho segregato la migliore parte di me stessa e dove sembra io voglia custodirla per sempre per difenderla dalle brutture del mondo. Voi tutti miei cari non fermatevi alla superficie, ma imparate a scavare, imparate a cercare e mi troverete, e quando accadrà sarà per sempre.
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