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Il risveglio della tenerezza (prima parte)
C'era una volta, una principessa che viveva in un bellissimo castello dorato, con i suoi genitori. Il suo nome era Catherine. Era una bella ragazza di circa 25 anni, serena e romantica. Nonostante l'alto livello sociale e la vasta ricchezza, aveva un carattere semplice, generoso e sensibile. Ogni giorno le facevano cambiare abito, aveva cameriere che l'aiutavano, personale per la pulizia e per la cucina.
Sul suo viso, c'era sempre un dolce sorriso e i suoi capelli, molto lunghi, scivolavano sul suo corpo lisci come seta e di colore biondo chiaro. Gli occhi, erano di un colore marrone chiaro, ma quando guardava il sole che brillava, diventavano color verde acqua ed esprimevano tutta la sua gioia di vivere. Fin da piccola aveva la passione per i cavalli e ogni tanto andava a fare un giro nei boschi, da sola, anche se di nascosto suo padre la faceva seguire dai cavalieri, per proteggerla da ogni pericolo. Non le successe mai nulla e con un bellissimo cavallo bianco, vestita da principessa, indossando abiti colorati e decorati, andava a fare lunghe cavalcate con il suo amico Oscar, con la quale si confidava, anche se era un cavallo e non le rispondeva.
I suoi genitori avevano già deciso, chi avrebbe dovuto sposare e lei non era d'accordo. Era una ragazza sensibile e desiderava innamorarsi di chi l'avrebbe sinceramente amata. Non le avevano ancora rivelato chi fosse il futuro marito e arrivo il giorno che gli e lo presentarono. Lei era un po'agitata e irritata, ma decise lo stesso di vederlo, non rischiava nulla e in fondo poteva essere anche un uomo accettabile e di buon carattere.
Lo aspettarono al castello dorato, mentre arrivava a cavallo e quando lo vide Catherine, non riuscì a riconoscerlo subito, anche se in realtà era un amico con cui aveva tanto giocato quando erano piccoli e con piacere. I suoi genitori lo salutarono e li lasciarono soli, lui scese da cavallo s'inchinò per salutarla da cavaliere e lei sorrise.
- Ciao! Disse avvicinandosi alla sua testolina e grattandola delicatamente unendo le dita, con confidenza.
- Ciao Daniel, sei proprio tu? Disse lei con occhi sorpresi.
- Sì sono io, ti ricordi di me! Sono contento!
- Come posso dimenticare tutte le nostre avventure e i guai combinati, siamo sempre stati amici e ci divertivamo tanto a giocare insieme!
E fu così che cominciarono a frequentarsi di nuovo. L'amicizia che li aveva legati era qualcosa d'importante. Daniel era uno splendido cavaliere biondo dagli occhi azzurri, un principe sognato e le aveva sempre dimostrato anche un bel carattere. Insieme andavano a fare lunghe cavalcate e si divertivano serenamente. Viaggiarono in posti meravigliosi, perché lei desiderava vedere il mondo e lui l'accompagnava con piacere. In posti affascinanti, dove il sole splendeva come il sorriso di Catherine e quando al tramonto, la luce della luna, si rispecchiava nei suoi occhi profondi e sinceri, Daniel la baciava teneramente. Suscitandole emozioni uniche, che scivolavano nel cuore e lo facevano battere forte, quasi fino a scoppiare, nell'infinito della gioia che si disperdeva nell'anima.
Erano molto affezionati e si conoscevano bene, così senza volerlo tra loro sbocciò quel sentimento speciale chiamato amore, racchiuso in due cuori e libero nella vita.
Passato un po' di tempo, si sposarono e i suoi genitori erano contenti, perché era l'unica figlia che avevano ed era al sicuro accanto a lui. La loro vita continuava serenamente, lui era ancora principe, finché suo padre governava e non pensando a nulla il loro amore era nella tenerezza e delicatezza di un fiore, che lui le regalava ogni tanto sussurrandole frasi molto dolci.
Un giorno, venne a vivere con loro nel castello, la contessa Ellen, una donna molto dignitosa dai capelli grigi e raccolti, un naso un po'lungo e occhi neri. Era la sorella del re, che era rimasta vedova, ma Catherine non aveva un buon rapporto con lei, perché fin da piccola la sgridava sempre, era una zia un po'severa. Suo padre l'accettò con piacere, lei cercava di far finta di nulla, ignorandola un po' per non litigare. Ora non la sgridava più in quanto era adulta, ma l'antipatia era un fulmine ancora acceso tra di loro, perché anche se non lo dimostrava, la zia provava invidia per lei, che era principessa e futura regina.
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