È il ricordo più nitido della mia infanzia.
Non avevo la maturità per capire il significato di quella impresa ma avevo l'incoscienza di un bambino di 7 anni. E guardavo le strade di Napoli, azzurre come il cielo, con gli occhi di un bambino di 7 anni. Stupore, emozione, gioia. E milioni di anime impazzite.
Ricordo le tante scritte per celebrare quello scudetto che significava rendere Napoli il centro del mondo.
" E ch' ve sit perz!", a caratteri cubitali sulle mura del cimitero di Poggioreale.
"Scusate il ritardo", così recitava uno striscione per omaggiare la squadra ed un napoletano dal cuore immenso : Massimo Troisi.
"Si è 'nu suonn nun me scetate" e tanti altre scritte indimenticabili.
Ricordo il lungomare di Mergellina, che diventava mare azzurro bagnato dalla gente di Napoli. Ricordo che per la prima volta della mia vita ero contento di restare imbottigliato nel traffico di una Napoli che non era tinta e mille culure ma solo di un azzurro intenso, vivo, abbagliante.
Napoli celebrava se stessa e cantava le gesta eroiche di una squadra di operai capeggiata dal nostro capopopolo, un genio assoluto, un uomo molto simile a Dio che, come scrisse el Gordo Soriano, pensava con i piedi.
Ancora mi emoziono mentre scrivo questi ricordi. Sul viso mi scende una lacrima di gioia che auguro a tutti di piangere nella propria vita e ritorno ad avere lo sguardo e l'incoscienza di quel bambino di 7 anni che guardava le strade e le facce di una Napoli Campione d'Italia.