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Uno scherzo finito... male
-In quell'angolo vicino al quadro con le barche nel porto ci starebbe bene una mensola con sopra un galeone...
-Eh si, magari costruito a mano, un pezzettino con un po' di colla ogni mese come Dylan Dog
-Ah ah ah bell'idea, quasi quasi me ne compro uno da montare davvero, guarda, ho anche il clarinetto lì sulla libreria, sarei un indagatore dell'incubo perfetto!
-A questo punto non ti resta che comprare anche un manichino di conte Dracula o da uomo lupo da piazzare nell'ingresso e sei a posto
-Che ridere, mi è venuto in mente che Marco-Shop sta smantellando il negozio, credo proprio che andrò a prelevare un manichino e lo metto veramente nell'ingresso...
Fulgenzio era anche soprannominato "Dettofatto" , e anche questa volta confermò di essere degno del suo soprannome... Nel giro di due settimane aveva veramente messo il manichino sgraffignato al negozio di abbigliamento e tramutatolo in un Frankenstein posticcio (era più facile ricreare quel mostro rispetto agli altri, anche se con quella giacca azzurrina e la maglia arancione con la riga gialla che gli aveva messo, sembrava più la versione del cartone animato "Carletto il principe dei mostri" che la terribile creatura di Mary Shelley), ma a Fulgenzio non importava, anche se faceva ridere era lo stesso, anzi era meglio, l'importante era essere riuscito nella sua idea strampalata e per renderla ancora più verosimile oltre a farsi veramente regalare un modellino di galeone per il suo compleanno, aveva anche scritto "l'indagatore dell'incubo" sul campanello di casa.
Pensava: "Meglio che mi goda il periodo da single nella casa nuova finché posso, prima che qualcuna venga ad abitare qui e a togliermi la libertà, un essere umano femmina non potrebbe mai scendere a patti con queste cazzate..."
Qualche sera quando Bruno lo passava a trovare si faceva beccare intento a montare il galeone oppure a suonare la pubblicità anni 80 della Barilla o Fra Martino campanaro col clarinetto e l'amico, complice, fingeva di portare casi da sottoporre al Dylan fittizio o sparava cazzate alla Groucho.
I giorni passavano, veloci come sempre, e ormai la trovata di fingersi Dylan Dog non faceva più ridere nessuno dei suoi visitatori, ed i nuovi oggetti divennero parte della routine visiva come il lampadario o l'angoliera e così, quando il signor Adamo si presentò all'uscio chiedendogli se fosse in servizio, lui proprio non capiva, poi dopo un attimo di perplessità mise a fuoco la situazione... Quei bastardi dei suoi amici dovevano aver preso in giro il signor Adamo e Fulgenzio decise di reggere lo scherzo...
-Guardi signor indagatore, vengo da lei come ultima speranza, tutti gli specialisti a cui mi sono rivolto hanno fallito
-Mi chiami pure Fulgenzio signor Adamo... per caso gradisce del thé?
-No la ringrazio, preferisco parlarle subito del problema
-Prego mi dica, sono qui apposta...
-Mio figlio, Pierluigi non esce più di casa... non riusciamo a capire se non riesca o non vuole, ma non riusciamo più a fargli varcare la soglia di casa, abbiamo provato con le buone, con le cattive e con ogni tipo di psicofarmaci, ma se continuiamo a seguire le cure di quei menefreghisti degli psichiatri lo uccideremo...
Fulgenzio cominciava a non essere più così sicuro che si trattasse di uno scherzo, ma adesso come avrebbe potuto fare?... Il signor Adamo sembrava veramente disperato e lui, non riusciva a sbarazzarsi di quella situazione con una frase tipo "Sorrida lei è su candid camera!" , il poveraccio poteva anche reagire male, magari svenire o ancor peggio cominciare a botte sentendosi preso in giro...
Adamo proseguiva nel raccontare le insane vicissitudini del figlio e Fulgenzio era combattuto tra lo svelare la sua "vera" identità o farsi coinvolgere dal caso che effettivamente aveva del paranormale, poi quando il signor Adamo raccontò di quella volta che il figlio vomitò il giorno in cui il prete si recò presso di loro per benedire la casa, Fulgenzio ricollegò mentalmente il caso in questione con una vecchia storia che gli era stata raccontata da bambino e che aveva sempre ritenuta una leggenda di paese, e dimentico del come e del perché Adamo si era rivolto a lui, impallidì e una maledetta teoria gli si materializzò in bocca:
- Non è che per caso si tratta di un affare di maligne? Per caso Pierluigi ha qualcuno che lo invidia?
Adamo trasalì , e quando focalizzò che l'ipotesi poteva avere un fondamento lo colse un brivido di paura.
-C.. c'.. c'è la signora Flicchi che abita di fronte casa nostra... Ha perso un figlio della stessa età del mio Pierluigi... Io ho sempre avuto una cattiva vibrazione incontrandola, ma ci saluta sempre cordialmente e...
-Ecco signor Adamo... Io credo che la prima cosa che dovrebbe fare una volta a casa sia controllare il cuscino del letto di Pierluigi...
-Il cuscino? E cosa dovrei controllare?
-Guardi che all'interno non vi siano degli intrecci di peli o di capelli o fili rossi
-Ma, ma non capisco... e se li dovessi trovare?
-Li bruci per Dio li bruci!
Il signor Adamo se ne andò e Fulgenzio rimase seduto sulla poltrona con la testa fra le mani pensando al pasticcio in cui si era cacciato...
Adamo intanto era giunto a casa e mentre parcheggiava l'auto nel cortile l'insolito buon umore che aveva, dovuto al fatto che forse aveva trovato una soluzione, svanì come neve al sole... sua moglie sedeva scompostamente sulle scale con lo sguardo perso nel vuoto e avvicinatosele udì che con un filo di voce ella ripeteva: "Pier ci ha lasciato... Pier ci ha lasciato"
Adamo corse come un invasato con le lacrime agli occhi nella stanza di Pierluigi, lui giaceva esanime ai piedi del letto, il padre con le ultime forze prese a strappare il cuscino e vide il male...
Una ghirlanda di pelame intrecciata a fili rossi.
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