Nessuno come lei sapeva leggermi dentro.
Il suo sguardo penetrava negli anfratti del mio cervello.
Mi avvicinavo sorridendo e fissandola.
Nessuna insicurezza traspariva dal mio incedere.
Non tolleravo il dono che Dio le aveva regalato.
La sua presenza tagliava l'aria come una lama di luce in agosto.
La mia era una sfida perenne.
Sentir pronunciare il mio nome da lei mi dava i brividi.
La mia torturatrice conosceva bene le regole del gioco e mi faceva cadere nella trappola col boccone più dolce.
Sentimenti contrastanti si dibattevano in me. Si inseguivano intersecandosi e mentre camminavo si separavano correndo su binari paralleli.
Alla sua prima richiesta, l'odio prendeva il sopravvento e la passione finiva nelle sabbie mobili.
Nella spiaggia assolata distesa come lucertola bionda lei mi appare come l'arcobaleno dopo il temporale.
Dieci anni non l'hanno cambiata.
Incerto mi allontano ma una mano invisibile mi spinge verso di lei.
Il mio passo ricorda il passato.
Sorpresa, sorride :
- Certo che mi ricordo di te - ed esclama il mio cognome. Aggiunge anche il nome... che dimostra non aver rimosso.
Le emozioni mi investono come il fiume in piena e scendono a valle riportando in superficie il sentimento represso.
È lei a rivelarmi il codice segreto del nostro rapporto.
Il suo sguardo è eloquente : il sole d'agosto brilla solo per me.
Non c'è più la cattedra a dividerci.