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Gioco sporco
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
Discute a voce alta, quasi per darsi sicurezza, mentre le mani agitano freneticamente un tovagliolo che cade a terra.
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
Tira indietro la sedia velocemente, si china, e prende il tovagliolo.
È posato sul tavolo adesso, accartocciato via come un foglio sul quale le prime righe scritte non compiacciono l'autore.
Versa del vino nel suo bicchiere ancora semipieno e lo manda giù velocemente.
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
Lei lo guarda fisso, come sorpresa dalla sua espressione bieca.
Cos'hai? - gli chiede.
Cos'ho? Te l'ho già detto:quel danno alla macchina mi costerà caro. Io non capisco perché mi fai sempre le stesse domande, non capisci niente!
Quei piccoli occhi castani carichi di apprensione per lui, si tramutano in uno sguardo carico di rabbia e delusione, e nella sua mente passa quel velato pensiero - ingrato - dice a sé.
Perché mi tratti così? - una carezza di parole gli sfiora la guancia ma, lui si sente come attaccato dalla più grave offesa.
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
Ma se ti ho già detto, neanche venti minuti fa, il motivo per cui sono così stasera, perché cavolo mi sputi in faccia la stessa domanda? Non ti va bene la mia risposta di prima? Vuoi sentirne un'altra??
Un pugnale inflitto sulla schiena è un gesto vile per chi lo compie ma, paradossalmente nobile per chi lo riceve: non dà modo di prender contezza di quanto accade.
Un pugnale inflitto sul petto, invece, è un gesto nobile per chi lo compie ma, è un gesto vile per chi lo riceve: fa sì che la vittima veda la ragione della propria morte investirla e mortificarla.
Stai diventando ogni giorno più intrattabile! - si appoggia il tovagliolo alle labbra, come per pulire via quell'accusa, poi un ricordo le affiora alla mente e le sue parole non sono più infondate - Come stasera, quando ti ho chiamato!
No!- urla per farsi coraggio, prima che lei continui - il tuo più grave difetto è che non riesci a capire che, se una persona ti fa una domanda, tu non devi fare altro che fornirgli una risposta! Di un'altra domanda non ce ne si fa niente: se io ti chiamo e ti chiedo dove sei, voglio che tu mi risponda invece di chiedermi da dove ti sto chiamando!
Ma io volevo solo...
No, non volevi sapere niente! - la interrompe lui - se io ti faccio una domanda voglio una risposta!
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
Il loro figlio minore si alza dal tavolo, triste di un'infanzia passata a sentire il desiderio di odio di un uomo e, la forza implacabile dell'amore di una donna. È ancora ignaro delle innumerevoli possibilità di attacco da parte di chi sa di essere in colpa.
L'altra figlia, più grande, prende il proprio piatto, lo ripulisce degli avanzi nella pattumiera, poi beve un sorso d'acqua.
Non chiedo sempre anche a te da dove mi chiami, quando non conosco il numero che appare sul telefono? - chiede lei alla figlia.
Si, mamma - risponde lei distrattamente poggiando il bicchiere sul tavolo.
Non si tratta di questo!- urla ancora lui mentre monda una mela che fa cadere sul tavolo - io sto dicendo che tu SBAGLI a rispondere a una domanda con un'altra domanda!
Ma tu non ti incuriosiresti?- chiede alla figlia con desiderio di approvazione.
Non lo so, non mi interessa, vado nella mia camera- risponde lei.
Così si alza, lei che è abbastanza matura per rendersi conto dello sporco gioco del padre, il quale pur di non porre fine a un rapporto privo di vero amore, farebbe di tutto per farsi odiare affinché sia lei a compiere il gesto.
Lei, lei che sa ciò che per la madre è solo un sospetto e, non vuole dirlo, non vuole entrarci in questa storia, non vuole essere causa della distruzione interiore di una donna che ha l'unica colpa di amare l'uomo sbagliato.
Lei che decide di caricare il padre di una responsabilità che non vuole assumersi, esce di scena, imboccando il corridoio del soggiorno.
NON DEVI AIUTARE TUA MADRE A SPARECCHIARE? PIGRA CHE NON SEI ALTRO! -una voce in panico viene via urlando dalla cucina.
Mamma, vuoi che ti aiuti? - torna indietro lei con calma.
No, tesoro, va... non preoccuparti:faccio io- risponde la donna con dolcezza.
Non questa sera - dice a sé - non sono pronto per parlare di questo.
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0 recensioni:
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Anonimo il 11/02/2011 10:10
Mi sembra di aver vissuto situazioni simili.
Bello.
Suz
- Grazie a tutti
- Ritorno alla mia frase preferita, che poi diventa panacea di ogni male: "se solo osassi!"
Quante famiglie prendono una strada di non ritorno solo dopo aver accumulato un astio implacabile? Se, invece si osasse affrontare la situazione in tempo debito...
Ovviamente tra il dire e il fare c'è di mezzo un oceano di sentimenti.
Ottima descrizione. Sei davvero brava.
Anonimo il 06/08/2010 05:14
Molte, troppe volte i figli sono usati come proprio personale alibi da genitori incoscienti che, nell'ansia di dimostrare le proprie ragoni, li usano senza pensare, o peggio senza che gli importi del male che arrecano loro. Azioni dettate dal'egoismo, mascherato sotto forma di amore.
Bello il racconto. Ben scritto. Bravo:
Ciao.
Anonimo il 05/08/2010 22:08
Credo sia una bella immagine di quanto troppo spesso accade: cornice differente, parole purtroppo troppo comuni.
Non vorrei essere in alcun membro della famiglia, specialmente nei panni di una figlia che lotta tra consapevolezza e rabbiosa rassegnazione. Riconoscere il marcio, e doverlo sopportare, fa urlare dentro. Fa male dentro