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Le voci
Paolo esce di casa. Invia un sms alla segretaria : oggi marrone. Lei avrebbe capito.
Il giovane avvocato lascia con rammarico il suo guscio. La sua casa: ogni stanza un colore unico. Cucina grigia, camera nera, salotto rosso... e gli accessori: rettangoli perfetti, si notano appena nella monotonia del colore.
Gli amici non sopportano la sua mania e lo deridono definendolo "avvocato affetto da ossessione compulsiva ".
Perfino i clienti sono tenuti ad informarsi sul colore del giorno per non ricevere un rifiuto ad entrare nel suo studio.
L'eredità dell'educazione materna è diventata la sua peculiarità.
È venerdì e come tutti i venerdì Paolo indossa il completo di cachemire, camicia di seta, scarpe all'inglese e biancheria intima del colore della terra bagnata. Vana la ricerca di un elemento di diversa tonalità.
Sì, perché la caratteristica dell'omogeneità si è insinuata anche nell'abbigliamento che varia ogni giorno della settimana.
Paolo entrando nel suo studio al mattino sospira sollevato: ha lasciato all'esterno l'irritante arcobaleno della gente comune.
Lo studio di Paolo pare un prato innevato: tutto l'arredamento è candido.
La segretaria Rosa assunta da alcuni giorni lo raggiunge:
-Buongiorno, avvocato. La solita tazza di caffé nero?
Paolo la osserva compiaciuto. La ragazza indossa tailleur pantalone, maglia a collo alto e mocassini: tutto color marronglacé.
Lui è soddisfatto. "Raggiungo sempre il mio obiettivo. Solo con mia moglie non ci sono riuscito, chissà perché? "pensa.
- Certo cara e complimenti per la scelta dell'abito.-le risponde.
Rosa lo sa che è un sacrificio assecondare le manie del suo capo, ma lo fa volentieri. Proviene da un ambiente povero dove però l'obbedienza è ancora un valore. Molte ragazze più facoltose di lei hanno rifiutato quel ruolo, proprio per non assecondare le manie dello strano avvocato.
Paolo si avvicina alla finestra dello studio e fa scendere le tende bianche a pannello.
- Che confusione lì fuori - commenta.
Tornando verso la scrivania si sente trafiggere da una coltellata, mentre un improvviso laccio alla gola rischia di soffocarlo.
Sul tappeto bianco una macchia rossa come papavero lo colpisce.
Una meteora: spera di essersi sbagliato. Si blocca, si strofina gli occhi con furia e poi li riapre.
Il volgare segno di corpo estraneo è ancora lì.
Signorina- urla - chi è venuto nel mio studio?
Rosa, tutta tremante, non sa dare spiegazioni.
- Dopo aver sorvegliato la signora delle pulizie, ho chiuso a chiave, come faccio di solito. Non capisco come sia potuto accadere. Provvedo subito. Il tappeto tornerà splendente, glielo garantisco.
Paolo, rimasto solo, comincia ad essere tormentato dalle voci che lo incalzano...
- È un segno del destino... in questa stanza si compirà ...
- Via, andate via, voci maligne- grida tappandosi le orecchie.
- È inutile fare finta di niente... lo capisci anche tu che cosa accadrà ... il rosso sul bianco non mente... un innocente finirà su quel tappeto la sua vita.
- Zitte! lasciatemi solo. È... è solo uno schizzo. Non significa nulla..., pulirò tutto... andatevene, non voglio più ascoltarvi.
- Puoi cacciarci quanto vuoi, ma ritorneremo, lo sai. I segni premonitori non li puoi pulire come una macchia... sono lo specchio del futuro...
- Eccomi- esclama Rosa entrando con lo straccio - in cinque minuti sarà tutto in ordine.
Paolo, angosciato dal rumore del fiume di parole che ancora lo stordiscono, sta seduto sul divano dondolandosi a ritmo sincopato. Si accorge che il segno non se ne va, anzi si allarga e il colore rosso diventa più intenso.
-Ho deciso. Dobbiamo liberarci del tappeto.-esclama.
Aiutato da Rosa avvolge in fretta la fonte della sua inquietudine.
- Lo posso portare nella mia stanza, avvocato. Poi verrà qualcuno della pulitura a prenderlo.
- No! Bisogna distruggerlo. Non deve rimanere nemmeno l'ombra della sua presenza. Chiami subito il personale addetto ai rifiuti e si accerti che il tappeto sia bruciato.
- Mi scusi, avvocato, sarebbe un vero delitto farlo. Un tappeto così prezioso...
- È un delitto tenerlo. - sottolinea Paolo- Non discuta. Esegua subito i miei ordini se non vuole essere licenziata.
In quel momento, nella testa di Rosa, altre voci, le sue, si stanno svegliando e le sussurrano proposte di trasgressione:
- Hai ragione Rosa... che t'importa di lui... tanto non lo verrà mai a sapere...
La sera stessa Paolo coricandosi rigira il cuscino nero di seta. Non riesce a riposare. Le voci, serpenti sibilanti, lo tengono sveglio. Si insinuano nel suo cervello con dubbi e domande.
- Non mi tormentate più. Il problema è risolto. Non ci sarà un domani di sangue.
Con la certezza del futuro Paolo riesce ad annullare la loro presenza, si addormenta e inizia a sognare.
Il mattino seguente, al risveglio, le voci gli ordinano di alzarsi e di accendere il televisore.
La giornalista della tivù locale sta annunciando:
-Grave fatto di cronaca nera nella notte.
La signora Rosa Bianca è stata ritrovata cadavere dal marito, nel salotto di casa.
Uccisa da numerose coltellate la giovane donna giaceva supina sul tappeto in una pozza di sangue. Il marito continuava a ripetere: - Non l'ho mai visto... non è mio...
Inutile chiedere la ragione di quelle parole. Lui non riusciva a dire altro.
La scena apparsa agli inquirenti si può definire bizzarra.
Intorno al cadavere, i numerosi schizzi di sangue sul tappeto bianco spuntavano come papaveri rossi nati per errore su un prato coperto di neve.
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