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El Mal della Pecola
Un giorno più Grigio di così non l'ho mai visto,
ma quando dico Grigio dico Grigio dentro e Grigio fuori.
Grigie le persone, le porte, i fogli.
Grigi i cappotti e le sciarpe, grigia persino la neve!
Sono all'esterno del Comune di Milano, alla Sede Centrale di via Larga.
Ovviamente un piccolo cartello avverte che l'ingresso è stato spostato in via Pincopallo.
Il mio destino verrà deciso nella stanza 115, al primo piano.
Salgo le scale e appena gli occhi si abituano alla penombra la vedo : una scrivania sgangherata e polverosa che occhieggia alle due sediazze a lei vicine e capisco che questo è il cuore pulsante del labirinto anagrafico milanese.
Mentre un neon mi guarda svogliato dal soffitto imbocco il corridoio numero due, quello che sta tra nascite e matrimoni .
Vedo il primo essere con sembianze umane, porta gli occhiali, è seduta dietro un tavolo e sta risolvendo un sudoku.
"Scusi, dovrei dichiarare la morte di un parente."
"Certo signora compili questo poi prenda il numero si rechi alla stanza 112 per il certificato di morte poi torni qui alla stanza 115 per fissare il giorno del funerale e scegliere la bara, poi vada alla stanza 129 a firmare il contratto per l'assegnazione di un posto al cimitero, poi alla stanza 130 a pagare."
Vado a prendere il numerino, mi capita il 20.
Il 19 è proprio un bell'uomo credo sia un'avvocato, sicuramente un libero professionista, ha gli occhi decisi e trasuda attività da tutti i pori.
Il 18, un vecchio strambo accompagnato da una donna di cui noto solo i capelli unti e lo smalto trascurato, entra adesso.
Il 19 entra anche lui e dopo cinque minuti ecco che arriva quello stronzo di 21 che infila la porta prima di me.
" Guardi che il 20 sono io eh! "
" Mi scuuusiiii ha ragione, credevo di esserlo io."
"Invece no, ha visto? lei è il numero 21!"
Comunque il 112 passa senza intoppi.
Torno alla 115, l'umanoide nel frattempo ha finito il sudoku e sta leggendo il giornale.
Mi siedo fra Diciotto e Diciannove. E aspettiamo , aspettiamo, aspettiamo.
Diciotto finalmente viene ricevuto.
Mentre rifletto su come si fa a scegliere una bara vengo distratta dalle urla di Diciannove :
"Non me ne frega niente che adesso c'è la pausa pranzo, Brunetta ha ragione!
E guardi che io non sono berlusconiano e neanche leghista ! Io sono un libero professionista e in un'ora faccio il lavoro che voi fate in cinque in mezza giornata!"
Finalmente è il nostro turno. Qui vedo che il povero impiegato che mi sta di fronte ha due fedi al dito e mi intenerisco, quasi non noto che sulla carta mi ha fatto nascere nel 2007.
Alla 129 casco male, malissimo: l'umanoide a me assegnata è nuova del mestiere (prima era seduta dietro ad un'altra scrivania e inseriva dati diversi, con un programma un po' diverso) e va in crisi quando invece della carta d'identità le presento il passaporto, non esiste la sigletta di Gerusalemme sul computer.
Vengo etichettata con un EE e finalmente il contratto di affitto per la celletta è pronto.
"Signora abbia pazienza, sa, la stampante non funziona..."
Al telefono:
"Scusa Alberto come mai il modulo non mi passa alla stampante?"
"Sì adesso controllo."
A me:
" Signora, la spina era staccata, sa stamattina quando sono venuti a mettere il presepe si vede che hanno spostato un po' la scrivania e..."
Entro nella tanto agognata stanza 130, l'ultima stazione di questa via Dolorosa spero.
Che stanza assurda: lunga, verde e scura. Tranciata a metà da un vetro da banca.
Finalmente pago, finalmente esco.
Finalmente mangio un panino.
Tre giorni dopo chiamo la stanza 112 per sapere se il certificato è pronto:
"Buongiorno, vorrei sapere se il certificato di morte del signor XY è pronto."
"Mi dice la data di nascita della salma per cortesia? "
"24/04/44."
"Ma signora" risponde l'umanoide di turno, "guardi che il Signor XY è ancora vivo!"
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- Che bello se gli uffici comunali ci facessero rinascere! Moriremmo tutti a cuor leggero.
Purtroppo ci accorciano solo la vita.
Condoglianze sincere a parte, è un bel racconto.
Piaciutissimo.
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