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Trittico
CAPITOLO XVII (e ultimo)
Hertogenbosch,(Brabante) estate 1506
La piccola Bet e sua madre Saarineen stettero abbracciate a lungo prima di addormentarsi.
La mattina dopo si alzarono presto. Trafficarono in cucina, Bet rovesciò del latte e poi uscirono percorrendo il sentiero del lago.
Mai e poi mai Saarineen si sarebbe immaginata di avere un cugino così famoso;il Padre l'aveva detto chiaro: dei grandi signori erano arrivati fin da Colonia per vedere i suoi quadri.
Se la passavano male: l'ometto di casa aveva tirato le cuoia un annetto prima e loro erano sole.
Si diceva in giro che entrare in casa del cugino non era come entrare in casa di un qualsiasi pittore ;nessun quadro accatastato e poi, e questa era la segreta speranza di Saarineen, forse il cugino le avrebbe regalato un dipinto, anche se piccolo piccolo.
Entrarono in casa dopo aver inutilmente bussato. Hieronymous era tutto preso, non si era accorto del loro ingresso, stava raccogliendo con le mani un impasto morbido e giallastro. Buongiorno fanciulle!
Tutto si sarebbero aspettate le due ospiti fuorchè esser colpite in pieno viso da un saluto così squillante ma soprattutto da una zaffata di odore dolciastro di latte cagliato.
Era sempre stato un po' matto, o perlomeno strano, ma adesso mettersi addirittura a fabbricare il formaggio!
Dopo la morte della "vecchietta", Aleyt, era rimasto vedovo e da libero come lui si era sentito sempre, lo era diventato ancora di più, e più solo.
Insieme ai Fratelli del Libero Spirito fin dal 1486, si considerava un puro, e innocentemente aveva sempre cercato di affrontare le prove che la vita gli aveva posto innanzi ; e si sa quanto in una comunità tradizionalista pericolosa ed eversiva può esser l'innocenza.
Ma i dipinti?? Rimuginava tra sè incredula Saarineen, vedendo svanire d'un colpo la sua piccola peregrina speranza.
Chiese infine dov'erano a Hieronymous, e questi confessò di stare lavorando da tanti mesi ad un grande trittico commissionategli da un tal signore di Nassau, ma non riusciva proprio a terminarlo.
Era diventata un ossessione il suo voler racchiudere in una sola immagine il senso del trittico e in fondo il senso stesso dell'avventura umana.
Il pannello centrale, gigantesco, in legno di rovere, stava appoggiato ad una parete di una stanza laterale ;era bellissimo, brulicante di figure, i colori brillanti sembravano vibrare.
Solo una macchia bianca, circa a metà del dipinto, interrompeva bruscamente quella fantasmagorica festa dell'immaginazione. Sotto una fila di giganteschi uccelli, cardellini forse, sulle rive di un laghetto delizioso, rimaneva un piccolo insignificante spazio ma Hieronymous non si decideva e Saarineen non capiva.
Anche per Hieronymous come per i Fratelli :Ubi autem spiritus domini, ibi libertas ; e il punto era proprio questo : come mostrare senza imprigionare nei colori della tavola questa benedetta libertà dello spirito?
Hieronimous, molto generosamente, spinse tra le mani delle ospiti due piccole forme rotonde di un rosso brillante ; decisero poi di uscire, il vicino villaggio di Oisterwijk era tutto in festa e lui non perdeva occasione per una buona bevuta di birra. Dopo una buona mezz'ora di cammino, in cui Bet riuscì ad inciampare una decina di volte nella sua gonna troppo lunga, arrivarono in mezzo a una tal confusione da non saper dove girarsi. Si sedettero , mangiarono dei dolci, bevvero, guardono danzare in larghi cerchi decine di bambini, ammirarono gli esercizi di due giocolieri. Poi giunse l'ora di tornare e a Bet venne un'idea splendida:raccolse un bel mazzo giallo di denti di leone, li porse a Hieronymous, gonfiò le guancette rosse e poi soffiò verso la faccia dell pittore. I pappi che già si trovavano nel mazzo ondeggiarono un po' nell'aria prima di finire sul suo naso. Risero tutti.
La sera stessa Hieronymous terminò il trittico.
FINE
Chiudo il libro di Forestieri mentre termina, con un sibilo leggero e prolungato, anche il volo della Iberia che ci ha portato a Madrid.
Museo del Prado sala XVIb, Trittico delle delizie, Tavola centrale : nel laghetto azzurro sulla sinistra una pianticella con un fusto improbabilmente rosso porta all'estremità un globo trasparente che racchiude una giovane coppia. Dove finirà il frutto del loro amore, quale sarà il suo destino? Chissà ... Il vento soffia dove vuole.
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- Questa piccola finestra, direi su più di un quadro vivente e non, non poteva non farmi pensare ad uno dei miei artisti preferiti. Adoro le visioni oniriche di Bosh, così attuali ed esplicative... mi piace il tuo racconto perchè da un tocco di sogno d'amore alla "realtà2 di questo grande pittore. un sorriso. Sophie
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