Nacque tra le dure rocce di una colata lavica, generata da linfe e resine odorose in una casa sommersa il cui tetto emergeva in un mare nero, indurito da pietre.
Vi abitava da lungo tempo, sola, ed una sera decise di uscire per esplorare il vulcano silenzioso.
Tenera, sorridente con un gesto leggero tirava indietro i capelli trattenendoli con le dita, mentre oltrepassava la piccola porta della casa in rovina.
Camminava a fatica, ma con buon equilibrio, quasi fosse avvezza al suolo aspro; calpestava attenta quel letto duro e minaccioso, i profumi di tenere erbette le solleticavano il nasino lungo e delicato fino a farla sorridere di curiosità.
Era sola in quel mare immenso, immobile, ma che sembrava dover riprendere ad ondeggiare da un momento all' altro. Affatto preoccupata, Carminella si arrampicò fino al sentiero di terra e più agilmente potè raggiungere il bivacco dove luci tremolanti si allargavano al suo giungere. Lì vide alcuni piccoli esseri addormentati, il musetto paffuto e i corpi minuscoli: appartenevano a giovani gnomi usciti dal bosco in cerca di cibo.
La fanciulla li osservò attenta, cercò nella sua bisaccia avanzi di un pasto abbondante e li pose accanto ai piccoli addormentati.
Uno di loro aprì gli occhi e incredulo la guardò con sguardo sognante.
-Chi sei?-
-Sono Carminella, la regina della montagna e soccorro chi ne ha bisogno.-
-Hai un sorriso luminoso tanto che i tuoi denti riflettono la luna. Sei gentile a preoccuparti per noi, ma siamo capaci di cavarcela da soli.-
-Accetta quel poco che ti posso offrire perché presto dovrò andare e non penso potremo rivederci.-
-Ti ringrazio, allora se devi proseguire voglio salutarti con un bacio.-
Carminella piegò il collo flessuoso verso il piccolo gnomo che emozionato sfiorò la sua guancia con labbra leggere.
-Addio e ricordati di noi, esseri della notte, prigionieri del bosco, abitatori delle montagne, sarai la nostra Dea e a te sempre rivolgeremo una preghiera prima di prendere sonno.-
Fu così che Dea studiò e divenne una brava geologa.