La mattina si svegliava sempre troppo presto, quando dalle finestre le prime luci del mattino filtravano a stento. Quella mattina di temporale il buio era pesto e il sig. Vitale ci mise un po' ad intercettare le pantofole sotto il letto. Non accese l'abat-jour perché i cambiamenti repentini di luce gli facevano male agli occhi, andò in bagno a tastoni: girare per quella casa immensa tra mobili antichi e porte intarsiate era diventata una vera fatica per lui. Ogni spigolo era un nemico mortale, ogni rotondità negli intagli del legno un punto scivoloso come una parete scoscesa. Si appoggiò al lavandino con una mano mentre con l'altra posizionava il pene in modo da aiutarsi a velocizzare quanto più possibile la minzione: soffriva di tumore alla prostata da quarant' anni, ovvero dall'età di quarantacinque, e con gli anni le difficoltà nell'espletare i bisogni liquidi si erano intensificate.
In realtà, a parte qualche quarto d'ora per pisciare, conviveva molto bene col suo problema. Cocciuto come un mulo, chiuso come un segreto bancario, insofferente all'umanità circostante, giovava di una costituzione fisica di ferro in perfetto pendant col suo carattere.
Espletate le funzioni corporee allungò la mano ed intercettò spazzolino e dentifricio. Si lavò i quattro denti suoi che gli erano rimasti. Pescò a caso nella baraonda di vestiti sporchi e con estrema fatica si vestì. Guardava l'immagine di San Leopoldo, intanto, e la foto della sua ex compagna di molti anni fa. Come era bella, come era fresca. Da quanti anni non la vedeva? Forse da quando l'aveva fatta pedinare.
Poi c'era la prima moglie, luminosa e dolce, morta ragazzina di parto prematuro, una morte che si era portata via anche il loro bambino.
Della seconda moglie e dei suoi figli il sig. Vitale non aveva foto né ricordo vivido, del resto non gli interessava averne.
Uscì di casa, come ogni mattina, per andare al supermercato a comprare un po' di frutta e scatole di tonno. Non mangiava altro, del resto non avrebbe avuto la forza di trasportare altro.
Camminava quando improvvisamente si trovò accasciato a terra. Il fiato gli mancò e sentì la gola stringersi, ebbe un attimo di buio.
Quando riaprì gli occhi si accorse con sorpresa di vedere le cose ad un buon metro di distanza da terra, sotto di lui un povero vecchio vestito di stracci era disteso sul marciapiede colle pupille rovesciate e la bocca aperta, il volto esausto e scarnito. Qualcuno si fermò a soccorrerlo ma il vecchio non dava segni di vita.
Il sig. Vitale provò profonda pena per quel vecchio, ma non c'era più niente da fare per lui. Si affidò al suo nuovo mezzo di locomozione, le ali, e sparì da questo mondo.