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Crescita e condivisione, o arroccamento a difesa dei nemici?
L'edificio parrocchiale all'interno del quale vengono celebrate le messe, somministrati i sacramenti e i locali presso i quali vengono impartiti gli insegnamenti evangelici, le sale dove si svolgono le attività ricreative e caritatevoli, costituiscono per molti fedeli "la chiesa". Ma cos'è la chiesa? È possibile che la chiesa sia effettivamente e nient'altro che il luogo dove si svolgono le funzioni religiose?
Nella lingua greca "ekklesia" vuol dire convocare, risulta dunque evidente che il significato più coerente della parola greca è "assemblea" "convocazione"cioè: la comunità dei fedeli che si raduna. Ma perché scomodarsi per raggiungere la chiesa (nel Concilio Vaticano II, la parrocchia è stata definita come la chiesa locale) mentre si potrebbe ascoltare la messa standosene seduti comodamente a casa davanti alla tivù, oppure collegandosi ad internet e a colpi di click, approfondire le conoscenze culturali sui molteplici aspetti della fede, e magari, partecipare presso una delle tante comunità virtuale per verificare lo stato delle conoscenze acquisite?
Perché la Chiesa non assegna lo stesso valore religioso alla preghiera individuale compiuta nei luoghi privati, come ad esempio la propria abitazione, mentre obbliga ai credenti la partecipazione alla messa nei luoghi di culto? Che differenza c'è pregare dentro una chiesa e pregare da soli dentro un giardino? Possibile che Dio faccia delle preferenze? Sappiamo che le ostie consacrate, una volta offerte a Dio, attraverso l'azione dello Spirito Santo diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. E sull'altare il sacerdote rievoca e rinnova il sacrificio di Gesù sulla croce e che l'eucarestia è il mezzo che i fedeli hanno per entrare in comunione con Dio e pregustare i suoi beni.
Questa dinamica non si compie con la preghiera individuale, specie se quest' ultima non è adempiuta in un luogo consacrato. La chiesa è dunque la casa aperta ed è al servizio di tutti. "La fontana del villaggio" alla quale tutti ricorrono per la loro sete come diceva papa Giovanni XXIII, o una rete di persone legate tra di loro dal bene, dalla carità e nello Spirito di Cristo. Ma nella realtà, come stanno le cose? La comunità di San Giustino quanto è "cummunus" e quanto è cum-moenio? Nella parrocchia c'è una reale condivisione dei beni e dei talenti, oppure è un arroccamento a difesa dei nemici? Qual'è il valore che diamo alle attività organizzate dal nostro gruppo, e, quale, invece, il significato che conferiamo alle iniziative sostenute dalla comunità?
Forse la formulazione e la somministrazione di un questionario distribuito a campione, potrebbe fornirci gli elementi necessari per comprendere la mentalità e le abitudini dei parrocchiani in relazione all'età, al livello culturale, alla tipologia del lavoro, al numero dei componenti del nucleo familiare e al grado delle aspettative personali, ma un quadro generale e meno particolareggiato della situazione è già stato acquisito dai sacerdoti e dal parroco uscente. Ma se volessi chiedermi: Fabio, cos'è per te la comunità? Che relazione hai stabilito con i parrocchiani? Beh, allora uscirebbe un ritratto inedito di me stesso!
Dovrei riconoscere nella mia più profonda intimità che non tutto l'amore che offro è puro, disinteressato, caritatevole. Dovrei confessare che la disponibilità all'ascolto che molti mi riconoscono, non è una qualità tanto spontanea, in quanto l'intenzione di mantenere accesa l'amicizia è il contraltare alla pesantezza dei sfoghi e delle delusioni raccolte. Dovrei spiegare quanto il mio gruppo di appartenenza colmi il mio senso di solitudine interiore e dell'entusiasmo col quale partecipo alle iniziative promosse dal mio gruppo, specie se il sottoscritto è parte interessata. Cosa che non avviene, quando le iniziative sono organizzate dal parroco per conto della parrocchia.
Allora, i sentimenti di disinteresse e di estraneità, prendono inesorabilmente il sopravvento. Non so se il mio è un caso unico, o se i comportamenti descritti siano più diffusi di quanto si pensi. Fatto sta, che se il dare ed il ricevere (anche se il ricevere è spesso in misura inferiore rispetto al dare) sono elementi connaturali all'uomo ed al senso della vita in generale, seppure la condizione ideale sarebbe quella di offrirsi disinteressatamente agli altri, senza attendersi il contraccambio.
Se un'azione, una manifestazione di affetto, o il servizio volontario nella parrocchia, sono compiuti con apparente disinteresse, nell'attimo in cui avvertiremo la sensazione di aver perduto qualcosa, o di aver subito un danno, significa che la nostra generosità non era piena, che era un atto egoistico, non dettato dall'amore caritatevole. Se il "dare ed il ricevere" soddisfano le attese di un non-cristiano, per il cristiano l'imperativo dovrebbe essere: dare, ricevere e ricambiare, affinché si compia nel mondo la volontà di Dio.
Eppure nonostante i nostri piccoli e grandi peccati, le nostre manie e i protagonismi frutto della nostra vanità, vedi Fabio Mancini che nonostante non sia completamente integrato nel tessuto comunitario, continua a scrivere gli articoli per la rivista parrocchiale, Dio ci ama al di là dei presunti meriti e al di sopra dei nostri limiti. E questo è straordinario! Come sono straordinarie le vite dei Santi che si sono lasciati contagiare dall'amore di Dio e i nostri martiri che si sono rifiutati di adorare gli dei pagani per rimanere fedeli all'unico vero Dio!
E se domani alla nostra comunità verrà imposto: la conversione volontaria all'Islam, oppure la morte! Noi cosa sceglieremo? Avremo la forza di seguire l'esempio di San Giustino Martire, oppure per avere la vita salva ci convertiremo all'Islam? Il sacrificio di San Giustino e dei suoi discepoli sta ad indicarci che la paroikìa (che in italiano diventa parrocchia) è per ciascun cristiano "l'abitazione provvisoria" in attesa del viaggio verso la vera patria, il Cielo. E come i sognatori, il cristiano cammina tra le nuvole... restando con i piedi per terra!
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Riguardo al concetto che espirmi, sbizzarriamoci e facciamoci mangiare.
La Chiesa è un'organizzazione delle più schifose mai esistite. Ti basta pensare all'omerta che c'è fra tutti i pedofili là dentro. Parlano di amor e carità, ma tu lo sai che dentro al Vaticano c'è talmente tanto oro da poter sfamare circa 4 nazioni?
Sono dei buffoni, hanno inventato la chiesa per tenere sotto controllo i cristiani. C'è un capo, che vive dentro la chiesa e controlla i partecipanti alle messe.
Sono anche ipocriti, ti dicono di fare del bene quando non vuoi, di amare tutti, di non essere umano praticamente. Tu devi aderire con gioia tutto quello che dicono, accettalo e basta. Io personalmente ci butterei una bomba.
La preghiera è una cosa privata, intima, che non ha bisogno di un posto consacrato o particolare. basta che sia sincera e che venga dal cuore. IL Cristo non ha eretto chiese, quella è un'invenzione dell'uomo per fare soldi e sottomettere altri suoi simili.
- Viaggiamo su binari diversi ma sempre puntando verso la medesima stazione ferroviaria.
- La Chiesa non può conoscere la vita di tutti i Santi, ma solo una parte. Il processo di santificazione dura qualche anno, perché la Chiesa raccoglie le testimonianze ed i documenti di coloro che potrebbero salire all'onore dell'altare. Quanti sono i Santi che sono privi di testimonianze? E quante sono le persone che vivono santamente e non saranno riconosciute Sante dalla Chiesa? Preferisco lo Spirito Santo (lo stesso Spirito che ingravidò la Vergine Maria) piuttosto che la pubblicità! Un caro saluto, Fabio.
- Di solito i santi sono vissuti nel passato e ricordati nel presente. se si dovesse concretizzare il pericolo della islamizzazione chi in futuro ricorderà i santi del presente? Se non la cassa di risonanza mediatica di oggi?
A questo mi riferivo. Se vuoi, puoi chiamarla anche volgarmente pubblicità.
Comunque è un piacere dialogare con te.
Ciao ancora
- Ciao, Michele. Ti chiedi: Dov'è la Chiesa? La Chiesa è in tutti quei luoghi dove due, o più persone sono riunite in nome di Cristo. Quindi, quante Chiese ci saranno sparse per il mondo? Riguardo agli scandali, la Chiesa sta assumento un atteggiamento meno protettivo nei riguardi dei consacrati pedofili e comunque i colpevoli di tale reato, sono una piccola minoranza, rispetto al numero totale degli uomini di Chiesa. Hai ragione sul chiacchiericcio, una volta era l'attività preferita delle zitelle, ora si sono aggiunte tutte le categorie del genere umano. Molti pensano che il loro "parlare" senza cognizione di causa non produca alcun effetto, se non lo sfogo personale che li aiuta a vivere con più leggerezza. Ma non è così, perché le accuse infondate (una volta si usava dire: calunnia! Non so se ancora costutuisce reato) l'invidia non trattenuta e via dicendo, quando sono prodotte su scala nazionale, non fanno altro che seminare il malcontento. O forse è il malcontento generale che produce taluni comportamenti. L'islamizzazione al momento pare lontana, o fino a quando i nostri governanti decideranno che pur di avere il petrolio libico, dovremo tutti convertirci all'Islam! A parte la provocazione è il nostro credo religioso che sta perdendo sempre più terreno e gli immigrati extraeuropei pur assimilando la nostra lingua, restano fortemente legati al loro credo. E non so se un giorno la nostra cultura si assimilerà alla loro, perché è difficile pensare il contrario. La Chiesa non ha bisogno di casse di risonanze. Tanti sono i Santi che testimoniano l'Amore di Dio nel completo silenzio ed in ogni parte del mondo. Un saluto, Fabio.
- Hai pienamente lambito il mio credo agnostico che si accentra su un'unica fondamentale parola: "egoismo".
È l'unico sentimento di cui mi ritrovo circondato (e lo ammetto da me molto condiviso). Questo spiegherebbe anche la scarsa propensione a frequentare i luoghi consacrati o a farlo pro-forma.
Non riesco a definire una data storica o un momento nella vita sociale in cui questa piega si è accentrata, intuisco che molto, oggi, è dipeso dallo scarso esempio che ci viene offerto dai servitori della chiesa, e di ciò fanno testo i molteplici scandali o chiacchiericci di cui abbiamo quotidianamente notizia.
Per lo stesso motivo (egoismo) non prevedo una islamizzazione europea o italica, semmai un annacquamento dell'integralismo islamico al contatto con la società occidentale. Ritengo, invece, che a porre un freno al lassismo sociale e religioso possa in futuro contribuire quella religiosità (della quale in occidente si è andata sfumando l'intensità ancora allo stato puro e quindi molto sentita delle regioni latino-americane, dove l'abnegazione e il sacrificio sacerdotale sono molto sentiti e di cui ne percepiamo solo blande sfumature. In questo mi chiedo dov'è la Chiesa? Dov'è quella cassa di risonanza mondiale? Colpevole timidezza? In ogni caso una fastidiosa distrazione.
Comunque lodevole il tuo impegno.
Ciao
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