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Lux Aeterna, il ritorno - prima parte
Circa una settimana dopo il suo ventesimo compleanno, passeggiando, Laila scoprì per caso la Valle dei Tramonti, rimase subito ammaliata dalla magia del luogo; ogni pianta, fiore, ogni singolo elemento era inondato di luce dorata. Il fatto più sorprendente era che non vi fosse un singolo sole, bensì cento, di diverse dimensioni e ognuno di loro con gran maestria andava a dipingere il cielo con infinite pennellate di colore dal rosso carminio all'arancione acceso, differenti tonalità di giallo fino al rosa pallido; le riusciva piuttosto difficile riuscire ad abituarsi a tale capolavoro della natura.
Quel luogo la ricaricava d'energia ed era così silenzioso da permetterle di ascoltare i suoi pensieri più profondi. Era certa di essere l'unica fortunata spettatrice; nonostante fosse una ragazza solitaria questo pensiero la rattristava un poco.
Come ogni pomeriggio s'incamminò attraverso il fitto bosco che conduceva alla vallata. Il sentiero era costeggiato da pini silvestri, enormi felci e rocce ricoperte da muschio umido; la distesa verde era interrotta qua e là da macchie viola e rosse di mirtilli e fragoline il cui dolce profumo si espandeva nell'aria mescolandosi a quello più selvatico della resina dei pini. Riusciva ad accorgersi di essere a metà strada perchè da quel punto in avanti il suolo era costellato da campanule blu; la forma pendente dei fiori rivolti verso il basso la induceva a immaginare che soffrissero per un misterioso e antico dolore.
Dalla cima di un pendio l'acqua di una piccola cascatella faceva da sottofondo al silenzio della selva, la sua unica preoccupazione era di non inciampare in una delle radici nodose che fuoriuscivano dal terreno.
Finalmente la sua lunga passeggiata la condusse all'ingresso della valle, desiderava giungere sino allo scintillante lago situato al suo centro per poter assistere alla maestosa danza di tinte calde all'interno delle sue placide acque.
Lo spezzarsi di un ramo e un fruscio tra le felci fecero trasalire Laila che si voltò di scatto.
Ebbe l'impressione che un flebile eco lontano la stesse chiamando per nome.
"Chi c'è?"
Domandò in tono tra il sorpreso e l'allarmato.
Nessuna risposta, solo un foglietto che le svolazzò davanti al viso per andare a posarsi tra una campanula e i suoi piedi.
Seguì con gli occhi la discesa del pezzo di carta, quasi ipnotizzata, si chinò e lo raccolse con la punta delle dita come a non voler compromettere le impronte digitali dell'autore.
L'inchiostro era sbiadito, lesse a bassa voce:
I miei Tramonti solitari
dipingono sul tuo viso
le ultime Albe Strazianti
Lo portò con sè continuando a leggere e rileggere quelle poche parole soffermandosi attentamente su ogni singola lettera come se ciò potesse aiutarla a carpirne il significato.
Sentì sulle braccia un venticello familiare, era una carezza di Sylphie, l'amorevole fata dell'aria e sua carissima amica che tanto l'aveva aiutata qualche mese prima durante la lotta contro Druxen e i suoi non-morti.
"Sylphie, guarda questo biglietto! Hai idea di chi possa essere stato, hai visto qualcosa?"
Con pacatezza rispose:
"No, mia cara, non ho visto e ciò mi preoccupa, devi sapere che gli unici in grado di correre in quel modo fondendosi con il vento siamo noi fate dell'aria e alcuni individui appartenenti alle forze oscure".
Laila rimase per qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto, i suoi occhi nocciola avevano assunto un'espressione che nemmeno la sua eterea protettrice conosceva.
Rientrata a casa raccontò dell'accaduto a Oliver, il viso di suo fratello sempre allegro e sereno si fece scuro:
"Non dovresti andartene tutti i giorni da sola in quella valle, se Sylphie avesse ragione - si portò le mani al viso scrollando la testa - non ci posso proprio pensare! Ti prego, promettimi che non andrai più, ci siamo appena ritrovati, sei la mia famiglia e non riesco a prendere in considerazione l'eventualità di perderti nuovamente".
"Oliver, stai tranquillo, non c'è motivo d'allarmarsi per colpa di uno stupido foglietto. Starò attenta, ma non voglio rinunciare alla Valle dei Tramonti, nessun luogo riesce a colmare così tanto di gioia il mio cuore".
"No, Laila ascolta..."
La sorella lo interruppe immediatamente:
"No, ascoltami tu per favore! Non trattarmi come una bambina, credo d'averti già dimostrato di sapere badare a me stessa".
Se ne andò di corsa sbattendo la porta della sua camera da letto.
Oliver avvertì una punta di dolore comprimergli il petto, da quando era tornato dall'esilio nell'altra dimensione quella era la prima volta che litigavano. Non era da sua sorella comportarsi in modo tanto impulsivo, lei che era la pace e la calma fatta a persona.
Il mattino successivo ci fu la riappacificazione.
Ancora con indosso la camicia da notte in raso, i capelli arruffati e l'aria di chi aveva dormito troppo poco iniziò a girare per tutte le stanze della casa finchè trovò Oliver in giardino a leggere vicino al roseto, si precipitò da lui abbracciandolo forte. Senza guardarlo negli occhi gli promise che quel pomeriggio sarebbe rimasta a casa.
In realtà stava mentendo, a malincuore, ma stava mentendo. Non aveva la minima intenzione di rinunciare al suo rituale quotidiano. Sapeva che lui non l'avrebbe potuto scoprire; sarebbe andato in visita dal suo amico Edgar e rientrato solo in tarda serata.
Voleva un bene dell'anima a suo fratello ma era impensabile per lei dover rinunciare a quel luogo dal fascino magnetico che la faceva sentire in armonia con l'universo intero.
Nel pomeriggio iniziò la lunga camminata che portava alla valle, quel giorno il tragitto le pareva interminabile e le tristi campanule blu che segnalavano la metà strada sembravano non arrivare mai. La passeggiata nel bosco la stancò più del solito ma la fatica scomparve immediatamente non appena arrivò in riva al lago.
Ebbe la sensazione che i fili d'erba mossi dal vento le stessero parlando, era sicura di sentirli sussurrare quasi come fossero in punto di morte:
"Laggiù, guarda!"
Laila rivolse il suo sguardo verso la sponda opposta del lago rimanendone sorpresa.
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l'autore Kartika Blue ha riportato queste note sull'opera
È una specie di seguito del racconto Lux Aeterna che ho scritto quest'inverno
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