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Liberi di parlare e scrivere
Parlare, camminare, vedere o meglio la non-azione era il mio gioco preferito, ogni giorno mi concedevo un pezzo di vita diversa, sopra ad un palcoscenico senza pubblico.
Girare per casa con una fascia sugli occhi, mettere i tappi di papà nelle orecchie o ancora per alcune ore trincerarmi nel silenzio, seduta su una sedia il mio mondo era solo lo spazio che mi circondava solo le mani possedevano il dono di creare e percepire. Ogni giorno un gioco diverso, giochi costruiti sul bene essenziale dei sensi e del moto, volevo sapere e capire come si può vivere nel buio, nell'immobilità, nel silenzio...
Il silenzio si trasformò presto da gioco a realtà quotidiana silenzi sempre più lunghi costretta da questo gioco-forza osservavo il mondo intorno, seguivo con gli occhi i movimenti delle mani delle persone, l'espressioni dei loro visi...
Il silenzio è sempre stato il mio rifugio preferito, sprofondavo in lui come avvolta nella coperta di Linus...
Non aveva senso parlare se chi ti ascolta non capisce, non aveva senso spiegare qualcosa a qualcuno se non era convinto, parlare di cose che solo la "prova sulla sua pelle" poteva renderle chiare e concrete, convinta che le parole non potessero bastare... insufficienti per fare percepire al tuo interlocutore "le sensazioni interiori" fantasticavo che solo se la mia anima poteva entrare in quelle altrui unite da un sottile filo ci sarebbe stato contatto fra le due anime.
Da ragazzina adoravo la scena del film ET quando dito contro dito veniva cosi stabilito il contatto, sensazioni, pensieri e immagini condivise come si condividono oggi in rete perché le "anime" possono parlare solo cosi.
Spesso si inducono le persone in special modo i bambini a crescere e vivere nel silenzio o al contrario a diventare pessimi ascoltatori e oratori logorroici.
Succede quando le parole uccidono le parole stesse, ad esempio il monito più distruttivo che sentiamo ripetere è -non parlare più di queste cose- oppure - quando gli adulti parlano devi fare silenzio-.
Un elenco di cose da dire e non dire
-Zitto che non capisci nulla- nell'istante in cui ci vengono dette queste parole un ombra scura ci inghiotte, inghiotte il tuo sapere, il tuo essere, cosi si forma la gerarchia delle parole e di chi ha diritto o no di parlare.
L'ammonizione tipica - non fare troppe domande, non sta bene-
come dire -non chiedere e prosegui la tua esistenza nell'ignoranza e nel silenzio-.
Attenzione sono un amante del silenzio, in tutti i suoi aspetti e di tutte le sue sfumature, ma il silenzio "forzato" è aggressione, è violenza!!
Tra i tanti comportamenti violenti della storia americana, trova posto anche l'usanza di separare gli schiavi "neri" da altri schiavi delle medesima lingua, gli veniva imposta una nuova lingua, cosi facendo venivano denaturalizzati, separati cosi dal loro spirito, una nuova lingua che conteneva una nuova realtà: la schiavitù.
Deeana Metzger scrive : "Quando ci dicono che non si deve parlare di una cosa. Il messaggio sostanziale è che quella cosa non dovrebbe esistere: non deve, non può, non esiste. In quel momento per noi la nostra realtà, di conseguenza la nostra vita subiscono un snaturamento, diventano vergognose e da cancellare. Cosi, per proteggerci iniziamo a parlare del mondo a una dimensione dove tutto è sicuro, acquisito, accettabile..."
Silenzio e parole... interagiscono nella nostra esistenza, parole scritte, parole orali... il silenzio è un bene prezioso quando libero e maturo, ogni imposizione volta a soffocare la nostra natura è violenza.
Il diritto di espressione scritta o verbale è un bene che va difeso... sempre.
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0 recensioni:
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- Grazie
- condivido ciò che hanno detto Guido ed Ivan... brava
- ottima riflessione - ottima l'analisi di Ivan. bel lavoro Carolina.
Guido
- Finalmente ho letto un tuo scritto decisamente più corretto sia dal punto di vista costruttivo che espressivo, c'è sempre da "migliorare" soprattutto nell'eliminare alcuni "che" disturbano la lettura, nell'insieme, trovo questo scritto più scorrevole rispetto gli altri tuoi.
Ottima l'idea espressa che condivido.
Ciao Ivan.
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