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Lux Aeterna, il ritorno - terza parte
L'inchiostro era sbiadito come nel primo biglietto. Lesse rapidamente:
Principessa Eterna
Silenti Tenebre avanzano
Il buio Ungerà la luce Ridendo
"È tempo che mi rechi da Fata Natura per un consulto, temo seriamente per la tua incolumità".
Non ebbe il coraggio di replicare, era cosciente del fatto che qualcosa di oscuro si stesse manifestando ed era altrettanto certa che l'anima di Blake sanguinasse di dolore ma non fosse malvagia.
Un turbinio di pensieri confusi la scortò fino alla soglia di casa.
Quasi si scontrò con Oliver che la guardò con tono di rimprovero.
"Avevi promesso di rimanere a casa... ne parleremo più tardi, vieni, ti presento il mio amico Edgar, si tratterrà con noi per cena".
Era in fondo al soggiorno, si alzò dalla poltrona in velluto, la preferita di Laila, questo la indispettì. Con in mano teneva un bicchiere di brandy e con l'indice dell'altra mano ripassava il contorno di una cornice d'argento appesa alla parete.
"Piacere di fare la tua conoscenza, Laila. Devo dire che dal vivo irradi ancora più luce e bellezza che in foto".
Provò un leggero fastidio, cercò di non darlo a vedere per non risultare maleducata e non dispiacere ulteriormente il fratello.
Durante la cena rimase silenziosa, pensava ai bigliettini misteriosi, poteva davvero essere un avvertimento delle forze del male come temeva Sylphie? L'immagine di Blake continuava a scorrerle nella mente, come poteva essere pericoloso se in lei suscitava sensazioni tanto belle e intense da farle dimenticare il resto del mondo?
"Laila, ci sei? Hai sentito quello che ha appena detto il mio amico?"
"Scusate, stavate dicendo?"
Edgar appoggiò con gran compostezza le posate sul piatto di porcellana e riprese a parlare:
"Tuo fratello mi ha raccontato del suo esilio nell'altra dimensione dov'era segregato il sole, dei tuoi ricordi rimossi dai non-morti che ti tenevano prigioniera e di come sei riuscita a sconfiggere Druxen, il loro re, con l'aiuto delle fate.
Non aveva alcuna intenzione di condividere il doloroso ricordo con quel ragazzo che conosceva a malapena ed era irritata dal fatto che Oliver gliene avesse parlato.
"È passato un po' di tempo ormai, è una storia finita".
"Nel mio villaggio vive un vecchio potente stregone, pochi giorni fa mi si avvicinò afferrandomi per un braccio. Quasi come fosse un ordine mi disse di portarvi questo messaggio: colui che ha impressa sul braccio la campanula blu è l'unigenito figlio di Druxen, concepito in una notte senza stelle per seminare morte e distruzione, il suo nome è Blake. I fratelli della luce si troveranno davanti al suo tocco letale".
Ecco cos'era quella macchia bluastra sull'avambraccio.
Laila sentì il sangue affluirle alla testa e un brivido violento salirle alla schiena, s'impegnò duramente per mostrarsi indifferente e non far trasparire ciò che realmente provava in quel momento.
Non voleva che i due ragazzi scoprissero che lei aveva conosciuto Blake.
Nella sua testa s'insinuò l'eco di un sussurro - è una bugia - continuava a ripetere l'eco lontano.
Quella notte continuò a girarsi e rigirarsi nel letto senza riuscire a trovare pace.
Terrore, confusione, attrazione, senso di colpa e desiderio le impedirono di addormentarsi fino alle prime luci dell'alba.
Si svegliò di soprassalto, un nodo di sofferenza le stringeva la gola.
Prese la sua decisione: non sarebbe più tornata nella Valle dei Tramonti e di conseguenza non avrebbe più rivisto Blake cercando di dimenticarsi della sua esistenza.
Oliver si sentì sollevato quando glielo comunicò, vedendola così risoluta e leggendo la sincerità nei suoi occhi poteva partire tranquillo.
Stava per dirigersi con Edgar verso il suo villaggio alla ricerca del vecchio stregone, voleva saperne di più.
Laila tornò in camera sua, le serviva il fermacapelli in madreperla per fissare alcune ciocche ribelli dei suoi ricci rosso rame.
Sul comodino, tra il carillon e l'acqua di colonia trovò il terzo biglietto:
Estirpa le tue paure
nella Valle dei tramonti
Il tuo Angelo Caduto aspetta
La fiammella della speranza tornò a scaldarla. Ignorava chi fosse il mittente, forse nemmeno voleva saperlo. Oliver e il suo antipatico amico erano partiti per interrogare lo stregone e Sylphie stava andando da Fata Natura per un consulto; la loro assenza le rese più semplice seguire il consiglio del biglietto.
Affascinante, come solo certe tentazioni sanno esserlo, questo fu il suo unico pensiero quando si ritrovò di fronte alla villetta azzurra di Blake.
"Ciao notte stellata, entra, ti preparo un infuso".
Era affacciato alla finestra, tra le roselline bianche sul davanzale spuntava il suo viso; affilato e inspiegabilmente più bello di come lo ricordava.
"Conosci anche il significato del mio nome, bravo, quasi nessuno lo sa. È una passione che hai oltre quella per i fiori?"
"No, direi proprio di no. Non tutti i nomi mi interessano".
La fissò intensamente stringendo le mani a pugno.
Ci fu un attimo d'interminabile silenzio, lo spazio che separava i loro corpi si riempì di scosse elettriche.
"È un decotto a base di lisimachia, mele e gelsomino; il primo aiuta a tenere lontane le cose cattive, la mela è il frutto della vita e il terzo provoca sogni premonitori, è un induttore di chiaroveggenza".
"Che buon profumo, mi ricorda la tisana della buonanotte che mi preparava la mamma quand'ero piccola. Diceva che mi avrebbe tenuta lontana dagli incubi, sarebbe bello se esistesse una pianta magica per farla tornare in vita". Nella sua voce risuonavano note di tristezza e malinconia.
"Pure io ho perso mia madre, ho perso tutta la mia famiglia, non ho più niente. Da allora, studiare e apprendere tutti i segreti per diventare un grande stregone erborista è la mia unica ragione di vita."
Un forte desiderio di sfiorargli la pelle s'impossessò di lei. L'istinto guidò la sua mano lungo la superficie del tavolo cercando di accarezzare quella di Blake.
Lui si ritrasse immediatamente stringendo nuovamente i pugni lungo i fianchi.
Il suo gesto la ferì, si sentiva umiliata, rifiutata oltre che stupida.
"Scusa... pensavo... se ti dò fastidio me ne vado."
"No, scusami tu. Io... non posso... niente, lascia perdere."
Blake si sistemò nervosamente le maniche della camicia scrollando ripetutamente il capo come a voler scacciar via quei pensieri invadenti che tormentano l'esistenza.
Aprì lo sportello della credenza sopra il lavello, ne estrasse un cofanetto in legno intarsiato che al suo interno conteneva diversi sacchettini di stoffa, ne prese uno color avorio per poi appoggiarlo sul tavolo.
"Portala sempre con te, non si sa mai, potrebbe servirti. Contiene alchemilla essiccata, è la pianta per eccellenza degli alchimisti, nota sin dal Medioevo. Oltre a portar fortuna contiene l'abilità di tradurre formule magiche e aumenta la potenza dei rituali".
Nel frattempo, Sylphie si unì al soffio della brezza dell'est fino raggiungere il regno incantato, il luogo in cui la fantasia sostituisce la realtà.
In mezzo a sfere di luce iridescenti, era situata la reggia di cristallo di Fata Natura, la madre di tutte le fate. Il viso minuto aveva la delicatezza dei petali di rosa, i capelli la fluidità dell'acqua, nelle movenze la grazia di una farfalla. Le splendide ali dorate emanavano riflessi cangianti.
Sylphie la mise al corrente di tutta la vicenda, confessandole di temere nuovamente per la vita di Laila e Oliver senza sapere come agire.
"Dopo che ti avrò raccontato questa storia ti sarà tutto più chiaro".
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- è davvero appassionante
- Voglio assolutamente sapere la storia!
- Bel racconto, l'ho letto davvero ma non vedo il mio nome. Comunque brava e 5 stelle!
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