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Lux Aeterna, il ritorno - quarta parte
La voce di Fata Natura era un canto accompagnato da arpe e violini.
Ebbe inizio la narrazione.
"Molti anni fa c'era un potente stregone di nome Pompelius, esso possedeva importanti grimori tramandati di generazione in generazione sin dall'antichità. Ne imparò i testi a memoria custodendoli in un luogo segreto, eccetto uno: il grimorio infernale che decise di bruciare; se fosse finito in mani sbagliate sarebbe stata la fine per il mondo intero. Lui era fortemente diviso tra il bene e il male. Druxen, il re dei non-morti, in cambio di immense ricchezze lo convinse ad affidare le sue conoscenze alle forze oscure. Il loro accordo fu però breve. Presto conobbe Vymarna, l'incantevole fata dei boschi e se ne innamorò perdutamente. Decise così di allontanarsi dal male e usare la sua magia solo a scopi benefici. Nel giorno del solstizio d'estate, con il mio benestare, Pompelius e Vymarna si sposarono e andarono a vivere nella Valle dei Tramonti che all'epoca era ancora abitata. Tutto ciò scatenò l'ira di Druxen che meditava vendetta. In una notte senza stelle compì un complesso sortilegio; riuscì così ad impossessarsi del corpo di Pompelius e ad impiantare il suo seme del male nel ventre di Vymarna.
Nove mesi dopo nacque un bellissimo bambino, lo chiamarono Blake. I due genitori non sospettavano che in realtà fosse figlio di Druxen. Man mano che cresceva diventava sempre più violento e aggressivo ma la dolcezza di Vymarna e gli insegnamenti di Pompelius riuscirono a plasmare il suo carattere. Il giorno che Blake divenne maggiorenne apparì sul suo braccio una voglia blu a forma di campanula: la campanella del demonio. La maledizione di Druxen trovò così il suo compimento. Ogni volta che il ragazzo toccava una persona questa era destinata a morire il giorno dopo. Pompelius fu il primo e e di seguito amici, vicini e conoscenti. I sopravvissuti lo additarono come figlio del Diavolo ed emigrarono lontano. Vymarna, essendo una fata, visse più a lungo degli altri, ma giorno dopo giorno s'indeboliva sempre più finchè un giorno cadde a terra dissolvendosi in polvere di luce. Nel punto esatto in cui morì vicino al lago, crebbero delle piante d'oleandro. Blake da quel giorno entrò in un abisso di disperazione senza via d'uscita. Negli ultimi sei anni ha vissuto in isolamento, poi ha incontrato Laila riportando un raggio di sole nella sua esistenza e per nessuna ragione al mondo le farebbe del male".
Alla fine di una stradina sterrata Oliver intravide le prime case del villaggio di Edgar.
"Siamo quasi arrivati?"
"Lo stregone abita laggiù".
L'abitazione era in apparenza molto simile alle altre, ciò nonostante si distingueva per qualcosa di misteriosamente inquietante.
"Che fai, Edgar, non bussi nemmeno?"
"Non preoccuparti, è mezzo sordo, non sentirebbe".
Edgar girò il chiavistello, un sinistro cigolio accompagnò il loro ingresso. Il salone principale era mezzo spoglio, sporco e polveroso; sul pavimento numerosi scarafaggi gironzolavano indisturbati. Oliver si sedette in quella che pareva l'unica sedia pulita a disposizione. In un angolo c'era un grosso baule con incise delle iscrizioni. Edgar lo aprì, all'interno era colmo di voluminosi libri, tutti con la stessa copertina e il medesimo stemma applicato; il loro aspetto faceva presupporre che fossero tanto antichi da risalire al Medioevo.
"Ma sei impazzito? Smettila di frugare tra le sue cose e andiamo a cercarlo piuttosto".
"Non agitarti tanto, questi sono i miei grimori".
"Cosa?"
Oliver tentò invano di alzarsi, una forza oscura lo teneva incollato alla sedia mentre una fitta ragnatela lo avvolse lasciando scoperto solo il viso.
Edgar, in trance, iniziò a recitare strane ed impronunciabili litanie, il suo corpo man mano si stava deformando cambiando fisionomia e ora aveva assunto le sembianze di Druxen.
In realtà Edgar non esisteva.
Edgar era Druxen, lo spietato re dei non-morti.
Spalmò sulla fronte di Oliver un unguento e con ghigno soddisfatto sentenziò:
"La tua volontà è stata annullata, agirai secondo il mio volere, mi obbedirai eseguendo i miei ordini. Ci dirigeremo alla Valle dei Tramonti e ucciderai il ragazzo che vive là. La morte del figlio del male per mano del figlio della luce ricomporrà dalle ceneri il grimorio infernale così che le tenebre possano regnare in eterno.
Laila, quella notte, fece un sogno stranissimo: correva nel buio, un sussurro lontano la chiamava mentre dal cielo si scatenava un violento temporale; non erano gocce di pioggia ma gigantesche lettere dell'alfabeto che rimanevano sospese a mezz'aria.
Il giorno successivo:
Laila partì molto presto per andare a trovare Blake, imponendosi di rincasare prima del ritorno di Sylphie e Oliver previsti entrambi nel primo pomeriggio. Era assurdo pensare che il fratello si era recato con Edgar alla ricerca del vecchio stregone per saperne di più sull'unigenito figlio di Druxen, mentre lei, invece, di nascosto e incoscientemente lo stava frequentando e se ne stava pure innamorando.
Aveva da poco oltrepassato l'ingresso nel bosco quando sentì un alito di vento tra i capelli.
"Sylphie, non pensavo tornassi così presto" disse temendo un rimprovero.
Le raccontò quanto appreso da Fata Natura.
Laila ascoltò con occhi sbarrati la storia di Pompelius e Vymarna, sentì il dolore squarciarle l'anima. In quell'istante desiderava soltanto stare vicino a Blake per poterlo confortare, pur sapendo che non avrebbe mai potuto abbracciarlo o accarezzarlo; il contatto le sarebbe stato fatale ma era pur sempre meglio che dover rinunciare a lui.
Quando nel bosco passò il punto in cui iniziavano le campanule blu avvertì il desiderio di strapparle tutte e farle a pezzi come se ciò potesse aiutare Blake a liberarsi dalla sua maledizione: tanto ingiusta quanto crudele.
Lo vide seduto a gambe incrociate, stava lì fermo a contemplare le piante d'oleandro, probabilmente pensava a sua madre, Vymarna, l'incantevole fata dei boschi. Laila sentì un tuffo al cuore.
"So tutto, Sylphie, la mia amica fata dell'aria, mi ha raccontato la storia della tua famiglia. È terribile, mi dispiace tanto".
"Sono un mostro, ho ucciso i miei genitori. Non merito di vivere e tu sei troppo splendida, non dovresti frequentarmi, meriti di molto meglio".
Gli occhi di Laila si riempirono di lacrime.
"Ti prego non dire così. Druxen è un mostro, non tu. Io non posso e non voglio starti lontana. Se non posso sfiorarti mi accontenterò della tua presenza e la notte sarò felice d'addormentarmi per poter sognare le tue carezze".
Blake: concepito in una notte senza stelle. Laila: notte stellata. Diversi e uguali. Vicini ma non troppo o forse troppo. Occhi negli occhi. Verde metallo e nocciola fusi tra loro. Un fulmine e tutto cambia in un istante. Due cuori che battono all'unisono legati in frammenti d'eternità.
"Eccoti finalmente!"
La voce del fratello la fece sobbalzare.
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0 recensioni:
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- Lo sapevo che Edgar non era un tipo affidabile è davvero splendido
- È stupendo Kartika, ma ti dirò di più alla fine!
- è sublime questo racconto... bellissimo
- Fortissima, Kartika!!!
A rileggerti presto, dolce musicista delle fiabe...
- Ciao Laura, mi fa piacere che ti sia piaciuta... tempo fa Pompeo aveva scritto delle fiabe e uno dei personaggi aveva il mio nome, quindi per ricambiare ho dato il suo nome a uno dei miei personaggi. Un saluto!
- Intrigante e coinvolgente, fervida fantasia!
Complimenti Kartika Blue, ma non capisco cosa centri Don Pompeo, forse ho perso qualche puntata...?!
Bravissima!
Ciao. Cuoricino.
- Di una fantasia unica e geniale, grazie per avermi fatto diventare addirittura uno stregone.
5 stelle tutte per te.
Pompelius
- La terza parte del tuo bellissimo racconto prende l'aspetto di una narrazione fantasy, ma c'è in esso qualcosa di più elevato; la forza dell'amore superiore ad ogni maledizione e disegno diabolico. Bravissima Kartika! Aspetto la quarta puntata.
Ciao
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