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Il silenzio degli innocenti
Il nostro posto in vita è stato determinato in precedenza,
ma le azioni corrette sono il frutto delle nostre mani.
Il peso è diventato insopportabile. Giornate trascorse a cercare risposte sempre uguali: non puoi, non devi tacere, non puoi far finta di niente. Cammini e cerchi di non pensare, sai di non poter trovare risposte diverse. Cammini fino a sfinirti ma i pensieri sono più veloci dei tuoi passi, ti precedono, sono invisibili ma li senti sulla pelle. Il giorno finisce ma tu sai di non avere via d'uscita. La notte é un incubo popolato da mostri, ombre senza corpi. Sudore, brividi e quel senso di malessere che non dà scampo. I pensieri non hanno bisogno di riposo e se ti addormenti si trasformano in incubi.
Mi alzo dal letto e guardo fuori dalla finestra è notte fonda, una notte piena di luci. Il cielo punteggiato di stelle sembra imitare Van Gogh: mille tonalità di blu si rincorrono, un gioco d'ombre avvolge il paesaggio quasi a volerlo conservare il più a lungo possibile. Forse per difenderlo dalla luce del giorno. Un contrasto impietoso con la sofferenza che mi angoscia. Mi paralizza.
Anche ieri, Francesca, la bambina dei miei vicini é "caduta" procurandosi un livido spaventoso al viso. Un volto spaurito e privo di quella felicità che dovrebbe essere un diritto per tutti, in particolare per una bimba di sette anni. La madre ha cominciato a dare spiegazioni, particolari non richiesti, un intrigo confuso e poco credibile. Lo sguardo quasi implorante incrocia il mio ma non riesco a provare comprensione. Anche il padre sente il bisogno di recitare la sua parte, sgrida la piccola per la sua sbadataggine, ma nel contempo la fa volare e la stringe forte. Francesca ha un'espressione terrorizzata e sembra sul punto di gridare ma non le esce nemmeno una sillaba.
... il rumore del silenzio è insopportabile.
La vedo camminare con lo zainetto insieme alle compagne di scuola. Mai un gesto fuori posto, mai uno slancio... Nel cortile il caos, grida festanti, cartelle che volano, un pallone comparso per magia, le maestre trafelate che tentano di contenere quella vitalità acerba e scomposta. I giochi della ricreazione, i colori della felicità.
Lei seduta sul primo scalino guarda il mondo senza riuscire a vederlo.
Non serve essere S. Giorgio per uccidere il drago... basta essere un uomo per fermarlo. I santi possono essere martiri, i bimbi devono essere felici.
Ho visto i carabinieri portare via quell'uomo in lacrime, la donna inveire, disperarsi e supplicare: "Diglielo tu Francesca che il papà è buono..."
Al posto delle parole escono lacrime.
"Vi sbagliate, vi sbagliate..." continua a gridare.
Una donna disperata, confusa e indifesa.
"Non è cattivo, non è cattivo".
Le ultime parole si perdono nel rombo del motore dell'auto che si allontana. Un abbraccio disperato a Francesca che non accenna nessuna reazione.
Le lastre come tavole: verità, ossessione, martirio.
Segni e parole scolpite.
Ferite antiche, ferite ancora sanguinanti, segni eterni per chi ha conosciuto l'inferno.
Cicatrici indelebili, cicatrici dell'anima.
Un'altra notte bellissima. La luna illumina le case, molte finestre restano aperte per rubare un po' di sollievo.
Mi piace pensarla addormentata, pochi momenti di serenità prima che la paura torni a tenerle compagnia. Chissà se la donna che le sta accarezzando i capelli riuscirà a perdonarsi il silenzio. Un silenzio troppo lungo. Un silenzio colpevole.
Chissà se imparerai a fidarti?
Guardo le stelle ma riesco solo a vedere la disperazione e lo sguardo di una mamma che implora perdono. Mi guarda e io provo pietà per quella solitudine. Ma non è a me che deve chiedere perdono e soprattutto non sono io che la devo perdonare.
Il disprezzo è un labirinto da dove è difficile uscire.
Un'altra notte bellissima e le stelle ripetono la loro magia ma nessun abbraccio, nemmeno il più avvolgente, può difenderla dalla luce del giorno. Il sole è alto e i colori della campagna sembrano smorzati da una patina di tristezza. I pochi passanti non sanno dove volgere lo sguardo, le campane suonano senza gioia.
Un bastardino si ferma davanti al cancello e armeggia con la zampa quasi volesse aprirlo, desiste ma non si muove. La bambina sembra indecisa poi si avvicina e tende la mano, lo accarezza. Il cane comincia a leccarle le dita, lei accenna un sorriso. Cerca e trova lo sguardo della madre che si avvicina e apre il cancello. Francesca lo prende in braccio e se lo stringe forte.
Solo adesso la donna sembra accorgersi che qualcuno la sta osservando, incrocia il mio sguardo. Sorrido. Ricambia con una lacrima. So che ha capito, inutile aggiungere altro, forse domani...
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0 recensioni:
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Anonimo il 24/05/2013 12:44
leggo nei commenti che mancherebbe la parte conclusiva. Io credoi di no... forse nel frattempo lei ha fatto in tempo ad aggiungerla.
gran bel racconto, e quella sensibilità della quale parlano alcuni autori nei commenti io la chiamo semplicemente umanità... delicate e precise le descrizioni di fatti e personaggi, tracciati con garbo e classe.
Un solo appunto, ma a questo punto lei avrà capito che sono un maniaco: nella frase: Mi alzo dal letto e guardo fuori dalla finestra è notte fonda, una notte piena di luci... manca proprio un punto fermo che sospenda la prima parte della frase... Mi alzo dal letto e guardo fuori dalla finestra. È notte fonda, una notte piena di luci.
Un saluto... e complimenti.
- Leggo solo ora il tuo racconto. sconvolgente e profondo. Io non trovo che la conclusione sia affrettata, trovo che invece hai trovato la giusta soluzione di un problema tanto grave e trascurato nei tempi passati in cui tutto si svolgeva in silenzio, dentro le case serrate per la predominanza maschile. Mi hai ispirato una poesia che scriverò anche per parlare di tutte quelle povere bambine che continuano a sparire da questo brutto mondo.
Ciao, rainalda
- carissimo la tua abilità e sensibilità sanno muoversi a 360° trovandosi a proprio agio in ogni occasione. concordo con chi mi ha preceduto: delicato e obiettivo senza essere vittima di stereotipi. il finale, permettimi, è un po' "veloce", ma forse risponde alla necessità di non eccedere in lunghezza per dare il giusto taglio web.
magico anche se noir e triste, giustamente, come sempre.
un super abbraccio amico mio
- ho sbaglaito io, non avevo visto che era su due pagine... scusa.
- strano, a leggerlo sembra proprio che non manchi niente...
- Non so che cosa manchi, ma io vedo le proporzioni.
- ma ne manca un pezzo... non so cos'é successo. il sito mi fa strani scherzi... provo a recuperare. Grazie.
- trovo il finale frettoloso, forse superficiale. il resto, misurato, di una delicatezza mai sdolcinata, espresso con parole giuste e precise. di grande sensibilità e capacità espressiva. tanto bello!
- Finalmente riesco a scrivere in questo spazio. È uno dei tuoi più belli e intensi. Rendere dei fatti al meglio è la conseguenza del modo di guardarli e interpretarli. Così sei stato sensibile e delicato prima, bravo con la penna dopo.
- Nella conclusione mi hai fatto uscire, forse illusoriamente, dal buio profondo in cui stavo precipitando... un buio illuminato dalla bellezza della tua prosa e da una profonda sensibilità che non hai paura di esprimere.
Bellissimo racconto, non solo per l'aspetto sociale, anche per spunti lirici notevoli.
- complimenti Ivan, inerpicarsi in storie di questo tipo richiede gran cuore e gran cervello.
mi hai davvero sbalordito.
bellissimo
Guido
(scritto benissimo, il punto più alto, secondo me, a livello simbolico, è l'esempio su San Giorgio)
- L'evento descritto è truce realtà, le tue parole suscitano riflessione e donano lieve carezza di poesia.
Bellissmo è dir poco. Grazie Ivan, sei grande!
- Purtroppo, Ivan, è una realtà che ci viene sbattuta in faccia senza poter far nulla, solo augurarci che tutto finisca bene o, come infine, dici tu un sorriso di comprensione che ha tanto sapore di speranza.
Complimenti.
Anonimo il 13/09/2010 16:49
Mi hai lasciata senza parole.. stupendo, complimenti Ivan!
Anonimo il 13/09/2010 10:55
Forse il padre di quella bambina non ha avuto un infanzia tanto diversa da quella della figlia. Ora unirà alla sua violenza altra violenza che subirà in carcere, che prontamente sfogherà sulla figlia e sulla moglie appena tornerà a casa. Il mondo in cui viviamo è così.
Bello il racconto, ben scritto.
Ciao.
Anonimo il 13/09/2010 10:35
Ivan... mi hai lasciato con un nodo in gola... e senza respiro
racconto crudo di una realtà purtroppo crudele...
bellissimo, grazie Ivan di questa pagina...
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