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La notte che ho incontrato un angelo (Capitoli III e IV)
Da quando era successo l'incidente le lacrime spessissimo accompagnavano le serate solitarie che Erica passava nel suo elegante appartamento milanese, rannicchiata sul divano di fronte alla televisione che spenta o accesa che fosse non riusciva più a farle alcuna compagnia. In un solo istante la sua vita felice, piena e appagata sprofondò nel tunnel del dolore più straziante.
Uno schianto terribile, l'auto in cui viaggiava Davide fu investita da un'altra autovettura che ad un incrocio non aveva rispettato il segnale di stop, l'impatto fu tremendo e Davide morì quasi subito stritolato tra le lamiere.
Erica non riusciva a darsi pace, metabolizzare la perdita di una persona cara è sempre un processo difficile, tormentato e di grande introspezione, però se a questo si somma il senso di colpa di chi resta tale processo diventa talmente impervio da risultare praticamente impossibile da praticare.
Se non avesse insistito così tanto se avesse aspettato il suo arrivo per l'indomani, se non fosse stata così egoista... se...
Erano già passati cinque anni dalla tragedia ma il dolore era ancora così vivo e pungente e non passava giorno che Erica, nei momenti di solitudine si abbandonasse alla disperazione rifugiandosi nel pianto o indugiasse nei ricordi per lenire lo sgomento, tanto struggente che quasi la soffocava. Era talmente presente talmente reale e fisico quel dolore che a volte era certa di avere due mani forti e ossute intorno al collo che stringevano e stringevano fino a strangolarla... quante volte avrebbe voluto morire, "è tutta colpa mia... sono l'unica responsabile" si ripeteva in continuazione e desiderava lasciarsi andare a quella sofferenza, ritrovare il suo amore altrove in quel luogo indescrivibile dove desolazione, angoscia e amarezza non hanno tempo, né materia né essenza... era il 18 marzo del 2000 Erica doveva partecipare ad incontro formativo, un seminario di approfondimento sul tema "Spigolature giurisprudenziali La Voce della Cassazione e del Consiglio di Stato..."che si sarebbe tenuto a Lucca presso l'Auditorium di San Romano. Arrivò con un leggero ritardo, l'Auditorium era gremito e la conferenza era già iniziata, furtivamente raggiunse il suo posto in sala, tra il disappunto di alcuni suoi colleghi visibilmente disturbati dal suo passaggio e l'ammirazione di altri distratti si ma dalla sua avvenenza. Si accomodò sulla sedia e prestò attenzione al relatore che in quel momento stava ultimando il suo intervento. Quasi ebbe un mancamento quell'uomo che parlava, serio, compassato competente e forbito e con un lieve accento romano era Davide, il suo Davide. Appena ultimato il suo contributo Davide scese in sala e si accomodò su una poltroncina tre file davanti a lei. Erica non sapeva cosa fare, ma certamente non poteva far finta di niente quindi decise di avvicinarsi il più possibile per cercare di incontralo, parlargli. Mentre pensava a come avrebbe fatto per avvicinarlo, improvvisamente Davide si voltò indietro forse cercando qualcuno e fu così che i loro occhi si incontrarono, passarono pochissimi secondi e Davide era già accanto a lei e l'abbracciava con le lacrime agli occhi, prima ancora che Erica ne avesse avuto coscienza.
Da quel giorno non si lasciarono più, le loro anime dopo tantissimi anni si erano ritrovate, insieme condivisero cinque anni di amore, passione, corse nei prati e fruscio di lenzuola erano così felici, innamorati e forti, sicuri che nulla al mondo avrebbe potuto scalfire la loro fantastica storia d'amore.
Non fu così, il destino aveva scelto proprio lei per architettare il suo nefasto disegno.
Davide non c'era più se ne era andato, inghiottito per l'eternità in una fredda sera di pioggia il 26 novembre del 2005.
S'era fatto molto tardi, le lacrime avevano inumidito la tela leggera dei suoi pantaloni di lino e nell'esatto momento in cui stava pensando che era arrivato il momento di rientrare accadde qualcosa di indefinibile. D'un tratto Erica ebbe la netta sensazione che qualcuno fosse seduto accanto a lei e con il braccio le cingesse le spalle, quasi ne percepiva la vicinanza, irradiava calore, non osava muoversi temendo che quella sensazione di ritrovata pace potesse svanire, tratteneva persino il respiro: "se è un sogno", pensò, "voglio che non abbia fine". All'improvviso si scosse, sentì un brivido lungo la schiena, durò solo un secondo ma fu così forte e tattile, percepì chiaramente che qualcuno, con le labbra, le avesse sfiorato la guancia, un bacio timido e delicato ma intenso.
Si spaventò molto e si guardò intorno, "deve esserci qualcuno" pensò, ma il suo sguardo si perse nella desolazione di quell'angolo di spiaggia, immediatamente si destò: "No, non è possibile! Erica smettila!" si rimproverò, "domani ti aspetta un lungo viaggio è ora di andare" mormorò tra sé e sé e alzandosi scrollò la sabbia dagli abiti, si asciugò le lacrime con il dorso delle mani e ravvivò i capelli scarmigliati.
Il mattino seguente la sveglia suonò molto presto, doveva rientrare a Milano, partire di buon ora per evitare il più possibile il traffico da bollino nero del contro-esodo di quell'ultima domenica di agosto.
La valigia era pronta, il tempo per una doccia e una frugale colazione; Jeans aderenti e maglietta bianca, le sue sneakers preferite, un frettoloso sguardo allo specchio: "spero di aver preso tutto" farfugliò, afferrò la Neverfull, il bagaglio e uscì.
Le sette in punto, il cielo era terso e l'aria già calda, si avviò con passo veloce alla macchina, tutto procedeva secondo i suoi piani, alcune ore e sarebbe tornata a casa in tempo per rivedere gli atti processuali della causa che l'attendeva l'indomani in tribunale.
Per quasi un'ora provò a mettere in moto l'auto, senza successo, non riusciva a spiegarsi il motivo di quel guasto, ma la macchina non ne voleva sapere dove poteva trovare un meccanico a quell'ora di domenica?, però doveva a tutti i costi rientrare, quella causa era troppo importante.
Chiamò un taxi e si fece accompagnare alla stazione.
C'era caos, centinaia di turisti che rientravano dalle vacanze, "speriamo di trovare un posto" pensò mentre era in coda davanti alla biglietteria: "si le posso fare il biglietto, signora, ma non le garantisco il posto a sedere, sa è un intercity".
Meglio di niente e aspettò pazientemente l'arrivo del cigolante convoglio.
Il treno era stracolmo e a fatica si fece strada nel corridoio del vagone, di tanto in tanto si affacciava negli scompartimenti sperando di trovare un posto libero.
Finalmente, tra le tendine di uno scompartimento intravide una seduta vuota: "libero?!?!" esclamò e senza aspettare la risposta si sedette.
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l'autore Daniela Di Mattia ha riportato queste note sull'opera
Riferimente a fatti e persone descritti in questo racconto è del tutto casuale
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0 recensioni:
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- Grazie Salvatore è vero credo che la vita a volte ci punisca ma a volte ci premia e poichè sono tendenzialmente un'ottimista, cerco di mirare sempre al premio. Un abbraccio
- Grande talento e abilità nel narrare. Inoltre a volte accadono cose che non possiamo assolutamente accettare perchè ci feriscono troppo. Però la realtà è quella che è.
- Grazie denny!!!! A presto l'epilogo . Spero non ti deluderà
- Daniela, molto sfortunata erica, dopo aver ritrovato davide, il destino che non guarda nessun colore, se lo porta via, .. il tempo non guarisce le ferite... ed erica è sempre più sola.. ma un attimo.. erica percepisce.. ma è solo un attimo, .. e si è fatto tardi, deve tornare a milano, sale su un treno.. libero..?!?! Daniela, mi sa che mi fermo qui a milano, e aspetto il treno... vediamo cosa succede...
Brava!!! Bel!!! racconto
Anonimo il 13/09/2010 19:02
No... perché è successo un casino... molti volevano 10
- C'è sempre un po' o molto di noi in quello che scriviamo... tu lo dovresti sapere
Ciao Antonino ti abbraccio
P. S. questa volta non mi ha dato il voto... prof
Anonimo il 13/09/2010 18:50
Molto bene Daniela! Certo con questi flashback è facile perdersi!
Ma in questa Erica c'è un po' di te?
Un abbraccio
A. R. G
- Infatti il secondo e il terzo capitolo sono flash back che ripercorrono il passato della protagonista, nel quarto capitolo si torna al presente e con il quinto ci sarà l'epilogo dell'intera storia. Forse avrei dovuto dare dei titoli ai capitoli. Scusami Nunzio ma sono solo al secondo racconto quindi ancora inesperta. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi.
Un abbraccio
Anonimo il 13/09/2010 15:14
Daniela, scusa ma non riesco a seguire un filo logico nella lettura del capitolo III. Forse sono io che non vado, ma la successione degli eventi mi pare sfalsata. Ti chiedo lumi. Il capitolo IV è molto bello, coinvolgente.
Ciao.
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