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I sogni di due sposi
In una mite giornata di luglio crepuscolare, un tacito villaggio, nelle vicinanze di Messina, riposa sotto il velo della luna
Nell'orto retrostante di un giardino, fili d'erba conversano con il cielo: sono foglie di canna ed il canneto che rasenta il laghetto s'è svegliato.
La cassetta risplende e, sul davanti, respirano tranquille le piantine; la strada ha vecchie lampade a piattino che rischiarano i muri dei giardini. Nell'incanto lunare il giorno dorme, ma la sera riposa e ascolta i sogni.
Nel salottino due novelli sposi, sembrano assorti: lei, Giuseppina guarda un calendario e, scorre lentamente tra le dita, i più bei nomi per la sua bambina; ora guarda il suo ventre e si sorprende, al pensiero che presto sarà mamma. Nino, solo da lei chiamato Antonio, scrive tra un nome e l'altro una poesia... poi... prende dolcemente, la sua mano... Le sta dicendo: "Hai deciso il nome?" Pina risponde... La sua voce trema: "Sono indecisa... Lo sai che amo molto la natura, E il verde mi riporta; alla mia infanzia; dipingo spesso con la fantasia e sento il mare quanto la collina. Se penso alla campagna, amo Esmeralda, ma è ridondante, cercane uno tu."
Risponde Nino: "Non ti so spiegare... ma se ci penso... Mi sorprende ancora,
un nome,
che mi apparve una mattina,
al porto, sul frontale di una nave: Iginia, Ti piace?"
Pina sorride... E non ci sono dubbi sulla scelta del nome.
La Bufera.
Scende l'oscurità: turban la sera, lampi di fuoco apparsi in lontananza: si preannuncia imminente una bufera: Pina ha le prime fitte... È sera tarda e non ci sono mezzi per un pronto intervento. Cercano insieme una soluzione... Pina conclude:
"Non ci rimane altro che aspettare... O volgere l'invito a quei i signori che sono nella sala degli sposi"
Il dancing è a poca distanza dall'abitazione degli Johannes,
Antonio va.
Non ci sono gli sposi, questa volta:
danzano come a lume, di candela le donne, i cavalieri, l'armi, gli eroi, come in in un sogno di altri tempi avvolti, al fin protesi... Un filo sottile lega l'oggi all'ieri, il domani al presente...
Antonio si rivolge al direttore; tacciono i musicisti: Antonio dice: "Prego, ascoltate un attimo, signori...
La mia consorte sta per partorire... Non ci sono più mezzi nel villaggio... Ci farebbe un favore, chi di voi, potesse darci aiuto."
Ed ecco, tra i danzanti, farsi avanti un signore: "Vi darò volentieri quel passaggio, e, mi indichi la strada..." Nino ringrazia e la commozione si legge in volto.
L'auto percorre in fretta la statale: l'ospedale è raggiunto.
Si congeda il signore che alla mamma, porge gli auguri per il lieto evento. Nino può gli rimaner qualche momento, ma non vorrebbe mai, lasciar la sposa. "Nino, rimani," la coscienza dice.
L'amore, non disgiunto all'ansia ha il sopravento e Nino si ritrova, in un momento, al piano terra, dietro ad una colonna. Per via del temporale, è andata via la luce... Appare conveniente muovere i primi passi e ritornar da lei...
Ma, quando pensa d'essere al sicuro, vede rasenti al muro, andar bel belle, due suore al lume di una candelina. Prossime sono alla scalinata, quando la più anziana, lancia un urlo, perché ha intravvisto un ombra che cammina. "Aiuto!" Grida l'una... Ed il piattino cade e si frantuma... "Aiuto!" geme l'altra: sente acuirsi il buio e quasi sviene... Sente il dovere Nino di rincuorar le suore: "Calmatevi, vi prego, c'è stato un malinteso..." Però le poverine, non vogliono saperne... Gridano incontinenti: "Gli spiriti! I Tedeschi, accorrete, accorrete!"
Le poverine sanno che in quel luogo riposano le spoglie di soldati tedeschi.
"Accorrete! Accorrete!"
A quel grido d'aiuto, l'ospedale va in tilt: accorre tutto il personale: gli infermieri, i dottori ed il primario. Rivolto ora agli astanti, il buon dottore, chiede perplesso: "Cosa vi succede?!" Antonio gli risponde: "Mi spiace, non è niente, professore... Però lo riconosco: la colpa è solo mia: sono il marito di una gestante e mi ero nascosto in questo luogo per poterla vedere ancora un po'..." Risponde risoluto il buon primario: "Non avrebbe dovuto... Comprendo ad ogni modo, gli scherzi dell'attesa: risalga, la riveda ancora un poco. Poi, vada a casa; l'aspetta sua sorella e ritorni domani, in mattinata, perché, come previsto la bambina, nascerà prima che si levi il sole."
L'alba di un nuovo giorno.
Nessun chiarore che preluda al giorno...
È quasi l'alba: la bufera persiste... I lampi son tremendi; il vento infuria sospingendo la pioggia alle vetrate dell'ospedale Santa Margherita, a due passi dal mare.
Pina avverte una fitta molto strana: l'imminenza intuisce dell'evento e chiama un'infermiera.
Ma il dottore ha capito: le dice: "Ora, ci siamo: l'ultimo urlo... E si dissolve il duolo..."
Un pianto amico riga le guance; ella ha un sorriso:
Iginia è nata, ma senza preavviso, e consciamente, ha scelto della mamma, il giorno e il mese: è il 17 luglio 1955.
Il viso della mamma ora è sereno, asperso ancora dell'ultimo pianto: sembra una rosa, ritornata a vita.
Guarda la mamma con occhi pien d'amore, la sua bambina: "Perché non si muove?"
L'assale d'improvviso, la paura: "Perché, Dottore, non vagisce ancora?"
Ora il dottore prende la piccina: la mette sotto sopra e lei vagisce... E solamente, lei si tranquillizza al seno della mamma.
Entrando due infermiere, di soppiatto, per il bagnetto...
E ricomincia il pianto...
Nella sala da bagno,
in una vasca,
piange la bimba,
la manina tersa,
tocca i grembiuli:
vorrebbe dire
alle bianche infermiere
che teme il temporale
da morire.
Ma, improvvisamente...
le donne in bianco
indietreggiano...
Viene avanti un signore:
la prende tra le braccia,
l'accarezza
e lei sente il suo cuore
all'unisono battere
col suo.
Così, al suo petto,
lei si rasserena...
Ma improvvisamente...
Ritorna un'infermiera
col bianco pannolino...
L'adagia su un lettino,
ora, il Poeta.
Con la coda dell'occhio,
la bambina, lo vede
alla testiera:
un soffio aleggia
sente il suo respiro;
dice la bimba:
"Non andare via..."
"Non vado via,
ti son vicino sempre
e tu mi senti,
ma non sai capire..."
Con la coda dell'occhio,
la bambina,
lo vede, adesso,
andar verso la porta
e poi sparire...
Iginia, tra le braccia della mamma, si sente a lei legata per la vita. Papà è radioso: dolcemente tiene la sua manina. Ancora un giorno... E quella famigliola, farà ritorno dalla sua Messina, alla casetta che nella frazione, aspetta, da sola.
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l'autore Giuseppina Iannello ha riportato queste note sull'opera
Prima parte del racconto: "Uno smeraldo tra l'azzurro".
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