racconti » Racconti storici » Miniere pericolose ( Ultima parte )
Miniere pericolose ( Ultima parte )
Una sottile ed invisibile brezza soffiava alzando la polvere verso il cielo.
Questa cielo accoglieva l'ospite, ma nello stesso tempo la mandava via.
Dal vetro di una finestra, un raggio birichino attraversava le mura di una stanza, accogliendo la polvere festeggiando.
Dentro questa stanza, tutto si evolveva in un turbinio di corse, sorrisi, pensieri, accolti da una improvvisa felicità.
Pulizie, anche cinque comuni ragazzi sono chiamati ad eseguirle. Dal più grande al più piccolo, ognuno eseguiva il suo compito, con maestria e devozione.
Antonina lasciò che l'acqua pulisse i piatti e le credenze, avvolta in un sorriso misterioso.
Le sue perfette mani ormai eseguivano i comandi senza un ordine preciso, si muovevano e basta.
Lucia e Tore vagavano per la casa, porgevano aiuto, ed eseguivano i loro compiti.
Armati di un fazzoletto a testa, combattevano la polvere che campeggiava negli angoli più bui della casa, prendendo tutto alla pazza gioia, eseguendo battaglie, creando personaggi. Così è la mente dei giovani, eseguita e allargata alla fantasia, non si preoccupa di ciò che può accadere, non ha pensieri fissi dentro.
Terrificante il bagno. Forse uno dei più peggiori luoghi da pulire, ed oggi toccava proprio a Fannì. Detestava pulirlo, con tutto il cuore, infatti sul suo viso comparivano smorfie, lamenti. Anche lei con un fazzoletto passava e puliva delicatamente il lavabo, la doccia, e tutto il resto. Forse la rallegrava il Sole, forse.
Maria si divertiva a cantare. Allungava le coperte, sbatteva i cuscini, insomma ordinava i letti e le camere. Nel frattempo, cantava qualsiasi cosa, anche una semplice melodia, accompagnata da qualche cinguettio. Finì per prima le faccende, e corse giù dai fratelli.
<<Ho finito! A chi serve aiuto?>> Maria era troppo spensierata per capire realmente a chi serviva l'aiuto.
Era mattina, molto presto, ma già Antonina pareva molto sveglia, severa. <<Mari.. vai da Fannì, la sento fin qui lamentarsi.>>
<<Oh.. va bene..>> rimase delusa, per non essersi resa conto di chi realmente doveva aiutare.
Tore e Lucia giocavano e pulivano. Quasi tutti ormai avevano finito le faccende. Ma loro erano immersi nei loro sogni già molto prima, e continuavano, senza sosta, le loro corse. Si può dire che fosse più pulita la casa quando ci si mettevano d'impegno.
Antonina finì. Osservò orgogliosa il suo lavoro concluso, e così si sedette sul lavello, come faceva sempre la mamma.
<<Come si divertono a giocare, sono così carini.. magari potessi tornare alla loro età, così spensierati, non sono costretti a pensare a nulla se non al gioco..>> Sorrideva, intrecciava le mani, sperava.
Felici rumori sulle scale, le due sorelle scendevano dal piano. <<Finito! Adesso usciamo?>>
<<Ma certo, dai, usciamo di qui!>> Antonina ordinava l'uscita fuori.
Lucia e Tore furono molto felici di questo fatto, che ormai continuava a ripetersi da mesi sempre allo stesso modo, ossia prima pulizie e poi fuori a giocare, senza nessun cambiamento.
I primi ad uscire? I più piccoli. Saltarono i gradini di ingresso e si avviarono verso l'ulivo, che ondeggiava e pareva accoglierli.
Maria e Fannì furono accolte da una luce impressionante, durò poco la loro emozione, poichè furono colte di sorpresa dal forte caldo.
Antonina, lasciò la porta aperta e si sedette pensierosa sui gradini, guardava le sue sorelle, e suo fratello giocare. Per lei tutto quel tempo non c'era stato, poichè era stata la prima. Ma non invidiava niente, semplicemente pensava troppo.
Si sorprese nel guardare l'orario, le 8:00 in punto, questa volta avevano finito in una semplice mezz'ora. Semplice, perchè Maria aveva aiutato Fannì. Girò lievemente il capo, mentre tutti urlavano e giocavano. Osservò il mare, che era così vicino, lo si poteva vedere, sentire, persino annusare. A lei piaceva vivere in quel posto, le era sempre piaciuto.
Amava la natura ed il suo profumo, i valori familiari, la chiesa, la miniera ed i lavoratori, soprattutto quelli giovani. I suoi pensieri erano diretti soprattutto ad un ragazzo minatore, che lavorava nella sala principale della miniera, e con cui era uscita qualche giorno fa. Le piaceva, da morire. Carlo, il suo nome. A lei piacevano molto i suoi capelli, dorati, ed i suoi occhi così verdi.
Antonina era nata e cresciuta lì, e la si poteva definire come una brava ragazza, mentre Carlo era giunto da poco all'Argentiera, e di lui non si sapeva niente. La sua costante paura era che se ne potesse andare da un momento all'altro. Così, ricordava, ricordava..
Si conobbero nella strada principale, davanti al panettiere. Le pettegole erano lì, è ovvio.
Lui era completamente nero in volto, i capelli sembravano colorati in parte di nero ed in parte di biondo, l'unica cosa che luccicava erano i suoi occhi, verdi come le foglie del lentischio, con qualche tonalità della terra.
Camminava normalmente, finchè non si accorse di lei, figura angelica che correva con una busta sottobraccio verso di lui.
Questa alzò lo sguardo, bloccandosi, e in effetti, si guardarono a vicenda, per molti minuti.
Arrossendo, Antonina fece per andarsene. <<Aspetta!>> le disse Carlo, voltandosi. <<Qual'è il tuo nome?>> E sorrise.
<<.. An.. Antonina!>> Le bastò solo dire il nome, infatti si voltò e corse verso la miniera. Carlo non le impedì di andare, e di conseguenza andò verso la sua abitazione.
I giorni successivi, Antonina andava sempre a trovare una sua amica, Fabiana, che guarda il caso, abitava proprio davanti la miniera, e si poteva addirittura vedere la sala principale. Così si passò agli sguardi, ma lei girava sempre la faccia. Finchè, un giorno, Carlo si decise a parlar con lei.
<<Ciao!>> Semplice, diretto, aprendo il discorso. Aveva aspettato che lei uscisse dalla casa dell'amica e le era andato incontro. <<.. ciao>> Antonina abbassò lo sguardo.
<<Sei dell'Argentiera?>>
<<Si.. sono nata qui, ma tu?>> Così alzò lo sguardo, come rapita.
<<Sono qui da poco, mi sono trasferito con mio padre, per motivi di lavoro, qui è molto bello. Ti và di passeggiare?>>
<<Va bene..>> Molto diffidente, forse molto più rapita da tale bellezza che diffidente, ma accettò comunque l'offerta.
Giunti sulla spiaggia, guardarono fissi il mare. <<È bellissimo, il rumore delle onde, la sabbia, le pietre. L'odore del mare. Mi rilassa molto, e poi c'è sempre tanto verde qui, è pace.>> Si sedette.
<<È un po' scomodo, ma ci si può sedere, vuoi?>> La invitò a sedersi. E lei lo fece.
<<Hai dei capelli davvero belli, Antonina. La tua bellezza pare confondersi col paesaggio.>> Molto gentile, sorridente, si faceva scorrere la sabbia tra le dita mentre le parlava.
<<Grazie.. sei davvero molto dolce. Scusa! Ora devo andare! Devo.. devo tornare a casa!>> Si alzò, ma lui le prese la mano, lievemente.
<<Aspetta. Quando posso rivederti?>>
<<Lo hai detto tu, mi trovo nel paesaggio, perciò cercami nel paesaggio.>> Mollò la presa, e lei prese a correre.
Due giorni dopo si incontrarono di nuovo, nello stesso paesaggio. Lui la aspettava da ore seduto sulla spiaggia, mentre lei giunse quasi per caso, vedendolo da lontano.
Così si baciarono la prima volta, e fu intenso. Non c'erano le pettegole!
Da quel giorno a questa parte si frequentavano sempre, sempre. E lui era il suo primo pensiero.
Ora, tutte le sorelle giocavano a campana, Tore esplorava l'ulivo. La calma era scesa su tutti, mentre erano passati circa dieci minuti dalle 8:00. Questa volta fu sempre Antonina ad alzare lo sguardo, vedendo l'impossibile.
Un uomo portava suo padre sulle spalle. Veniva dal sentiero.
La reazione fu volontaria, così si alzò di scatto, e raggiunse l'uomo. Tutti si fermarono, il silenzio regnava.
L'individuo si ritrovò con cinque bocche spalancate. E non seppe che fare, quindi raggiunse la porta d'ingresso, ma fu fermato.
<<Scusi chi è lei? Che ha mio padre? Parli!>> Antonina gli si piazzò davanti.
<<Sono un suo compagno di lavoro, si è sentito male, ed ora lo devo distendere sul letto, fammi entrare per favore..>>
<<Va bene, entri pure.. non è grave?>> Raggiunsero tutti insieme le scale, solo Antonina parlava.
<<Non è grave? Rispondi!>> Cambiò il tono.
<<No, ora non lo è. Dove è la sua camera?>>
<<Ti permetti pure di rivolgerti con questo tono? Sei a casa mia se non lo sai quindi..>>
<<Ti prego, non voglio che peggiori, mi ha salvato la vita, oggi, ed io sto solo ricambiando. Quindi dimmi dov'è la sua camera.>> La persona divenne molto seria in volto.
<<Va bene.. seguimi.>> Antonina lo condusse in una stanza ampia, con la finestra spalancata ed il letto appena fatto. Lei tolse le lenzuola, che emanarono un profumo di pulito, e l'uomo sistemò Gavino sul letto.
<<Permettetemi. Dovete prendere un bel mazzo di lentischio, mirto, ginestra.. tutte erbe profumate. Questo è ciò che mi ha raccomandato il dottore: queste sono pastiglie, le deve prendere una volta dopo i pasti. La finestra deve essere aperta, durante il giorno, ed affianco al letto ci vogliono queste piante che vi ho detto. Ha i polmoni intasati, e l'essenza delle piante lo aiuta a guarire più velocemente. Lo lascio sotto le vostre cure.>> Così si avviò verso la porta.
<<Grazie, davvero.>> Antonina gli porse i ringraziamenti, accompagnandolo con Tore alla porta. Andò via, scomparse, e si diresse verso la miniera, prendendo la strada principale. <<Corri a prendere ciò che ti ha detto. Su, vai!>>
Così Tore schizzò in mezzo ai cespugli di macchia mediterranea, mentre Antonina si bloccò al lavello, scoppiando in lacrime.
<<Lucia, occupati tu un attimo di nostro padre, noi scendiamo giù da Antonina, la sento piangere..>> Fannì prese Maria per mano e scesero giù insieme. Lucia rimase sola col papà, il suo sguardo era perso, non capiva cosa potesse avere il padre.
Ma costui aprì gli occhi per un istante, vedendola.
<<Lu.. cia, Luci.. a..>> Pronunciò il suo nome, e poi richiuse gli occhi.
<<Papà! Papà cosa c'è? Stai bene? Rispondi!>> Diede dei colpi al letto, che lo risvegliarono un'altra volta.
<<Non disturbarmi.. voglio dormire..>>
Caterina intanto era giunta alla casa. Per terra vide un gioco di Lucia, l'aeroplanino con cui giocava sempre. Si chinò a raccoglierlo, e poco dopo si avviò verso l'ingresso di casa sua, tremante. Entrò, e vide Maria, Fannì ed Antonina radunate attorno al lavello. <<Antonina perchè piangi.. dove stà papà?>>
<<Su.. in camera..>> Piangeva ancora, mentre le sorelle la coccolavano. Lei capiva cosa potesse avere il padre.
Così Caterina si precipitò su, dal marito. Spalancò la porta, trovando Lucia, piangendo, riversa sul padre.
<<Lucia! Che c'è?>>
<<Mamma!>> Si abbracciarono piangendo. Qualcuno aprì gli occhi.
<<Gavino, amore come stai.. parlami..>> disse staccandosi dalla figlia, che rimase sulla porta.
<<Lasciaci da soli, Lucia.. Ah, tieni questo..>>
Lucia uscì dalla porta col suo aeroplanino. Sentì appena il padre dire qualche parola, sussurri più che altro. Non sembrava grave, però respirava male. Scese ogni gradino con una lacrima in più.
Tore la sorpassò, in mano teneva varie erbe. Lei non ci fece caso, e scese l'ultimo gradino. Non si accorse neanche delle sorelle in cucina, ma bensì si avviò verso la porta, che spalancò.
Capiva finalmente. Si sedette sulle radici dell'olivo, le lacrime cominciarono a rigarle il volto, mentre lei si affrettava ad abbracciare l'unico amico che aveva, quell'albero.
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Storia interessante, miniera, lavoro duro, uomini, donne e bambini in un intreccio di vita che comunque ti prende e ti appassiona come in un film.
Mi piace e vedo che stai "affinando" la tua scrittura, bravo.
- COMMOVENTE... MINIERE PERICOLOSE CHE HANNO PORTATO VIA TANTI ONESTI PADRI, FIGLI E MARITI AI LORO CARI...
OTTIMA ESPOSIZIONE, BEN STRUTTURATA... SCRIVI, SCRIVI, SCRIVI...!!!
- bravissimo Giuseppe! Gran bella storia, mi piace questo triste finale!! Un abbraccio e un saluto anche da Laila, Blake e il mio nuovo amico vampiro Christopher! Aspetto i tuoi prossimi racconti!!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0