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Antica rabbia di un'antica arrabbiata

La serva entrò silenziosamente portando i prodotti necessari per il bagno serale. La ragazza le permise l'accesso con un cenno del capo e tornò a pettinare la sua lunga chioma di ricci castani. Trovava nodi ovunque e il pettine si fletteva pericolosamente. <<Vuoi che ti pettini io, mia signora?>>
A quanto pareva la giovane serva aveva notato la sua difficoltà.
<<No, non ho bisogno dell'aiuto di una schiava troiana.>> disse lanciandole uno sguardo carico d'odio. <<Piuttosto, prepara la vasca e fa in modo che l'acqua sia ben calda. E non toccare nulla!>>.
Così dicendo, Elettra si diresse verso il letto e prese la veste che le aveva regalato il padre. La guardò e pensò a quanto le mancasse. Ricordò nitidamente il suo volto, il suo modo di chiamarla. Era trascorso tanto tempo dalla sua morte, eppure soffriva ancora come il primo giorno. Si sentiva abbandonata e costretta a vivere in un palazzo sconosciuto. I volti di chi l'aveva cresciuta non le erano più familiari, anzi, provava odio per chiunque abitasse quella dimora.
Passava notti insonni meditando vendetta, temendo solo di non essere all'altezza delle aspettative del padre. A volte le sembrava di sentirlo, soprattutto durante le notti in cui il vento ululava forte, credendo fosse il suo spirito giunto a darle forza. Gli raccontava la sua nuova vita solitaria, l'incapacità di perdonare i suoi assassini e la continua e pressante sensazione di essere un'anima oramai dedita al puro odio.
La serva stava per dirle che la vasca era pronta quando Elettra le andò incontro e la schiaffeggiò con violenza. <<Ti avevo detto di non toccare nulla!>>. La ragazza era smarrita e sull'orlo del pianto.
<< Ma io... non ho toccato niente, signora!>>.
Elettra la fulminò con lo sguardo, preda della sua ferocia insaziabile. <<Ah no? E allora perché i miei sandali si trovano alla destra della vasca quando in realtà li ho lasciati sulla sinistra?>>. La serva guardò di sfuggita i pregiati sandali di pelle decorati con pietre preziose.
Elettra la prese per un braccio e urlò come se inseguita da demoni: <<Rispondi, puttana! Perché non sono dove li avevo lasciati?>>. La ragazza vide nei suoi occhi una rabbia quasi omicida e temette di essere la sua prossima vittima.
<<Signora, io... io pensavo che lì ti avrebbero dato fastidio. Io..>>.
<<Tu mi dai fastidio! Tu e la tua gente schifosa! Se non fosse stato per voi mio padre non sarebbe partito per Troia e non sarebbe stato ucciso da quella maledetta di mia madre. Vattene via, cagna!>> le disse spingendola con forza. La serva piangeva in silenzio, combattuta tra la possibilità di essere assalita se le avesse dato il fagotto che aveva in mano ed essere punita dalla regina per la mancata consegna. <<Che aspetti? Fuori!>>.
Elettra era furibonda e cercava freneticamente i suoi asciugami di lino. Notò la titubanza della serva e fu sul punto di urlarle contro nuovamente quando si accorse del pacco che teneva in mano. <<Che tieni lì? Cosa mi hai rubato, lurida ladra?>> .

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3 commenti:

  • Anonimo il 03/06/2011 11:23
    Interessante
  • Debora Dipietro il 17/10/2010 11:01
    Grazie mille, seguirò sicuramente il tuo consiglio! =D
  • Noir Santiago il 16/10/2010 11:14
    Premesso che i racconti epici o a carattere storico mi appassionano, questo sembra una mescolanza fra Troy e Alexander. Lei assomiglia tanto a Elena, ma ti consiglio di continuare questo racconto, di pubblicarne altri a seguito per fare una cosa fatta davvero bene. Se lo concludi così, non sa di nulla, ma se lo continui potresti fare una bella cosa. La scrittura e lo stile sono ottime, scorrono, ma dovresti continuarlo.

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