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Francesca Usa ha accettato la tua amicizia
I sogni delle nostre notti tribolate sono tutti lì, alle nostre spalle, pronti a condizionare il corso della nostra vita. È il nostro subconscio ad averli inventati. Sono più veri della realtà e più falsi della menzogna. Noi li condizioniamo e loro ci condizionano. È sempre stato così dalla notte dei tempi. Che siano amori improbabili, insetti mostruosi che camminano sui nostri corpi o visite dall'aldilà, sono un insieme ristretto di cause con o senza effetto sulla strada della nostra vita. Dobbiamo collezionarli, giudicarli e rifletterci sopra? Oppure dobbiamo semplicemente dimenticarli? Ci aiutano a vivere meglio? Assolutamente no. Ci aiutano a vivere? Neanche. Forse non ci aiutano affatto.
Se c'è una cosa che proprio non posso sopportare è un interista che non sa parcheggiare la macchina. Eccolo. Come si fa a verniciare di nerazzurro metallizzato un'automobile? Infatti. Giuro che, se tocca la mia, io sclero. Si vede che non ci sta in quei pochi metri che separano la mia automobile da quella davanti. Mette la retro e si avvicina. Non così veloce. Ecco che la tocca. Cazzo! Sento i rumori di vetri rotti. Mi metto ad urlare e, come in una scena al rallentatore, esco dal portone di casa. Sento l'allarme della mia auto. Cerco le chiavi, mentre un enorme scarafaggio attraversa il marciapiede. Spengo l'antifurto ed inizio ad urlare. Non so cosa dico ma so che devo aggredirlo. L'uomo esce dalla macchina e mi urla qualcosa pure lui. Sembra sia colpa mia che ho parcheggiato male. Sono basito ed allora urlo più forte, tenendo il dito indice puntato verso il suo naso che spunta da una folta barba bianca. Sento un impulso violento dentro di me e vorrei schiaffeggiarlo quando, una dolce voce femminile, interrompe i miei pensieri. "Papi! Lascia stare il signore!".
I capelli bruni, lunghi ed ondulati, cadono sulle spalle magre di questa bellissima ragazza dalla pelle chiara. Un golfino viola stringe i piccoli seni che sembrano desiderosi di uscirne con prepotenza. I jeans avvolgono e modellano le sue lunghe gambe. Mi sento subito addolcito e mi è passata tutta la rabbia.
"Sa... deve scusare mio padre. È convinto di poter fare tutto quello che vuole con la macchina."
"Figurati. E poi qua a Milano non si trova mai da parcheggiare." Ma cosa sto dicendo? Sono totalmente imbambolato.
"Che danni ti ha fatto?" Mi chiede con un dolce cinguettio.
"Ma? Non mi sembra nulla di grave." Faccio schifo, lo so.
"Ti lascio il mio numero di telefono." Sì! E vai! "Mi chiamo Francesca. Francesca Usa..."
Driiiiiiiiiin
"Sveglia! La colazione è pronta. Devi andare a lavoro."
Allungo la mano e zittisco la sveglia. L'urlo di mia madre dalla cucina, la bocca impastata, un leggero dolore allo stomaco e la luce dalle finestre della mia camera da letto mi fanno capire che stavo dormendo. Devo smetterla di mangiare le melanzane alla parmigiana alla sera.
Mi trascino a fatica verso il bagno. Mi sciacquo la faccia con l'acqua gelida e le sinapsi del cervello tornano ad accendersi come piccole candele. Mentre mi guardo allo specchio, mi torna in mente il sogno. Mi ricordo tutto. Freud invitava a scrivere su un quaderno i propri sogni per poi analizzarli. Io prendo un piccolo Post-It giallo e scrivo due sole parole: "Francesca Usa".
Arrivato in ufficio con in testa i pensieri della mattina, accendo il pc e mi collego immediatamente a Facebook.
Una mia amica antipatica compie gli anni. Perché mai le avrò chiesto l'amicizia? Forse, solo per avere un numero di amici superiore. Ci penserò dopo a scrivere dei freddi auguri sulla sua bacheca.
Dei miei amici mi invitano ad eventi lontani dove è ovvio che non andrò mai. Li accetto stancamente.
Ho altro da fare con il mio profilo da social network. Mi posiziono sulla finestra di ricerca in alto e digito "Francesca Usa" e poi invio.
Qualche secondo di attesa e la pagina si carica con i risultati della ricerca.
Esiste una ragazza con lo stesso nome: bruna con occhi da cerbiatto e labbra sottili. Assomiglia tantissimo alla ragazza del mio sogno. Accedo al suo profilo ma posso vedere poche informazioni. Guardo la sua unica foto e mi sembra sempre più lei.
So che non è possibile. Mi chiedo se in passato possa aver conosciuto e dimenticato una ragazza con quel nome, tirata fuori dal mio subconscio da chissà quale angolo del cervello. Decido di fare la stupidata: chiedo la sua amicizia. Tanto non l'accetterà mai.
"Francesca Usa ha accettato la tua amicizia."
Non ci posso credere. Mi collego immediatamente al suo profilo. Vedo le sue foto in costume da bagno in una gita in Liguria. È bellissima. Mi rendo conto che è tutto un caso e che non la conosco realmente. Però mi batte forte il cuore. Non si dichiara fidanzata e non vedo foto in compagnia di altri uomini. Anche se, ovviamente, ha molti amici nel suo profilo. Clicco su uno di loro a caso. Devo essere stato sfortunato. Nella sua bacheca vedo una serie di messaggi di condoglianze. Deve essere mancato nella vita reale ed ora il suo profilo Facebook è un collettore di tristi commiati. Non devo rattristarmi e torno a Francesca, la mia nuova amica.
La sera mi collego di nuovo e la vedo tra le persone on-line. Mi lancio e la saluto.
"Ciao".
"Ciao. Sai che ho accettato la tua richiesta di amicizia ma non ricordo di averti conosciuto".
"Forse perché non ci siamo conosciuti in questa vita" quando devo fare il misterioso pieno di fascino, non ho eguali.
Le racconto la storia del sogno e lei è molto divertita. Chattiamo per quasi un'ora. È una ragazza molto simpatica.
Gli appuntamenti in chat con Francesca diventano un'abitudine di ogni dopo cena. Ascolta il mio stesso tipo di musica. Chiacchieriamo dei Green Day che non sono più quelli degli esordi. E poi Fringe che non è come Lost ma Alias era ancora più bello. Chissà come sarà Under Cover?
Sabato sera un mio amico suona al Marmaja. Perché non andiamo a vederlo insieme? Accetta. È il nostro primo appuntamento nella vita reale.
"Ha un modo di suonare la chitarra tutto suo."
"Sono contento che ti sia piaciuto. Io Prendo un whisky. Tu vuoi un altro Margarita alla fragola?"
Fuori dal Marmaja, ci fumiamo una sigaretta. Non smetto un attimo di guardarla. La sera è fresca. Allungo un braccio e la porto verso il calore del mio corpo. Sorride e mi guarda. Avvicino timido le mie labbra alle sue. Sento la sua bocca tremare. Mi faccio più coraggioso e la bacio con maggiore passione, accarezzandole le guance. Lei risponde ai miei baci accarezzandomi la schiena.
Che strana casa sua, le cui pareti sono dipinte di blu scuro.
Il letto è viola con i risvolti blu. La getto sul letto ed inizio a spogliarla dolcemente. Voglio godere di ogni attimo.
Lei è dolce e capace. Vorrei baciare ogni millimetro del suo corpo così fresco e così perfetto. Penetro dentro di lei che mi bacia con il respiro affannato. Mi sembra di volare nell'oscurità della stanza. Poi, dolcemente, si divincola da me e mi chiede di aspettare. Ho il cuore che batte a mille. Si allontana vero il bagno e mi giro ad osservare quella strana stanza. Una lampada vicino alle finestre è formata da uno strano corpo in bronzo che rappresenta un intrigo di rami spezzati.
Le pareti sono spoglie, tranne un armadio tutto rivestito di specchi.
Sento sulla schiena nuda delle carezze, come di lunghi rametti impiumati. Mi chiede se sono ancora eccitato. Sorrido e rispondo di sì. Mi giro e...
Due chele nere e bagnate di un liquido freddo e oleoso mi bloccano la gola. Guardo inorridito la sua faccia tramutata da un ghigno impressionante. A parte le mani che sono diventate chele, fino ai seni il suo corpo è perfetto ma sporco del liquido oleoso che sento ora colare su di me. Al di sotto del petto si è trasformata in un enorme insetto nero a sei zampe.
Il liquido deve aver bloccato i miei muscoli. Cerco di urlare ma esce solo un debole gorgoglio. Cerco di dimenarmi ma mi sento paralizzato. Affonda la sua bocca nella mia gola con un deciso morso. Sento un dolore indescrivibile. Si rialza ed il suo volto è pieno del mio sangue. Dalla sua bocca fuoriesce un pezzo della mia gola che cola sangue misto alla sua saliva.
"I sogni aiutano a vivere meglio?" Col cazzo! Questo mi uccide!
Driiiiiiiiiin
"Sveglia! La colazione è pronta. Devi andare a lavoro."
Allungo la mano e zittisco la sveglia. L'urlo di mia madre dalla cucina, la bocca impastata, un leggero dolore allo stomaco e la luce dalle finestre della mia camera da letto mi fanno capire che stavo dormendo. Devo decisamente smetterla di mangiare le melanzane alla parmigiana alla sera.
Ah! Una volta in ufficio, ho cercato Francesca Usa su Facebook... non esiste!
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