Un giorno di ottobre... di buon ora mi alzo e, come tutte le mattine, preparo il mio caffè: lavo sotto l'acqua corrente, con maniacale attenzione, la moka, riempio la base con la giusta quantità di acqua, prendo il barattolo di caffè dal frigo, lo apro, annuso l'aroma che ne fuoriesce per non mandarlo disperso e, con il cucchiaino inizio a riempire il filtro, pian piano, affinché non si formino grumi. Arrivato al bordo prendo la base e, con delicatezza, la batto sul tavolo in modo da uniformare lo spessore della polvere, eliminando eventuali piccole sacche di aria. Prendo ancora un po' di caffè con il cucchiaino per colmare, fino al bordo, il contenitore del caffè, creando, al centro, una piccola piramide. Chiudo la moka e, acceso il gas, regolo la fiamma che dovrà portare al giusto punto di ebollizione quell'acqua che, magicamente, diventerà una bevanda da sorbire ad occhi chiusi per catturare nel migliore dei modi i sapidi aromi e gli intensi profumi che sprigiona.
Mentre la fiamma compie il suo delicato lavoro, io mi dedico a preparare tazzina, cucchiaino, fruttosio e... ma... sta sorgendo il sole, lo vedo dalla finestra della cucina che, ancora nascosto abbondantemente dietro Monte Guadagnolo, comincia a lanciare lontano nel cielo qualcuno dei suoi strali d'oro.
Sembra che oggi sia proprio una di quelle famose giornate da "ottobrate romane", ultimi refoli dell'estate trascorsa, niente di più opportuno per degustare il primo caffè della mattina lì, sul terrazzino!
In un momento trasloco il necessario sul tavolo all'aperto, mi soffermo un momento ad inspirare con vigore quell'aria un po' umida e carica di energia, ammiro il sole che ormai inizia a crescere nel cielo a vista d'occhio e che fa nascere, con sé, una leggerissima nebbiolina che non mi impedisce di lasciar scorrere lo sguardo a 180 gradi ammirando la silhouette sinuosa dei monti che mi circondano, dal Terminillo al Monte Gennaro, dalla punta estrema del Velino ai Castelli Tiburtini, Monte Guadagnolo, il Tuscolo, Monte Cavo e Castel Gandolfo... sento il bisogno di assaporare fino in fondo il magico momento che sto vivendo, con la consapevolezza che è unico e irripetibile, ... ma il borbottio della moka, che sta rilasciando le ultime gocce di caffè, mi riporta ai doveri.
Spengo il fuoco, prendo la moka e la poggio sul tavolo.
Mi siedo, verso con amore quel nettare nella tazzina di ceramica che comprai perché rapì il mio sguardo mentre camminavo per le vie del centro, aggiungo un pizzico di fruttosio, lo giro con il cucchiaino, lentamente e con decisione, fino a sciogliere anche l'ultimo grano di fruttosio.
Tutto è pronto, appoggio la tazzina alle labbra, bevo un piccolo sorso e subito si apre completamente lo scenario di questa magnifica opera, pasteggio quel sorso bevuto, deglutisco e, spontaneamente, riscaldato da quel sole ormai completamente a nudo, sorridendo sereno dico a me stesso: "Però... La vita è bella!".