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Antica rabbia di un'antica arrabbiata - Parte II
La giovane serva che quella sera era andata nelle camere di Elettra si chiamava Aglaia ed aveva poco più che quindici anni. Bassa, molto magra e scura, per la fanciulla il nome non era certo stato scelto in modo appropriato: esso significava "la splendente di bellezza" e quindi per lei era una vera e propria cattiveria. A causa dell'aspetto poco delicato ed affascinante, veniva spesso presa in giro dagli altri bambini-schiavi come "la ripudiata ancella di Afrodite" e questo le recava tanto dispiacere.
Il fatto di essere poco bella fu sicuramente uno dei motivi per cui Clitemestra la scelse come sua serva personale: gelosa di Egisto, la regina si circondava di ragazze sgraziate che non costituissero un pericolo e una tentazione agli occhi del bello e possente marito. Aglaia era così diventata la factotum della donna, i suoi occhi e le sue orecchie quando c'era bisogno di captare la qualunque e, tra le invidie delle altre serve, l'importanza dei suoi compiti aumentò sempre di più. In effetti fu presente al momento del parto segreto della regina, rimasta incinta di un servo, e fu proprio lei ad eliminare il bambino abbandonandolo presso una casa poco distante. <<Guai a te se trapela anche solo una virgola di ciò che è accaduto, intesi?>> furono le parole di ringraziamento di Clitemestra.
Dal canto suo, la fanciulla non si sentiva lusingata per il premio alla sua fedeltà; anzi, avrebbe preferito rimanere tra la servitù più bassa, magari ad essere destinata alla cucina dove la regina non andava mai. Comunque sia, fu sempre una ragazza fedele che sperava solo di poter un giorno andare via da quella casa maledetta.
Appena chiusa la porta della camera di Elettra, Aglaia si avviò ancora scossa dai brividi di paura presso le stanze di Clitemestra. Solo quando arrivò sulla soglia, sistemandosi la veste, si accorse di non aver preparato alcun discorso col quale rendere meno svantaggiose per lei le dure parole di Elettra, e cercando si allontanarsi fu riconosciuta dalla regina. <<Entra Aglaia>> le sussurrò e, in modo poco ortodosso, la spinse dentro la camera facendola cadere.
<<Zitta scellerata! Vuoi farci sentire?>> sbuffò posizionando le mani sui fianchi. <<Con voi schiavi non c'è mai da fidarsi! Su, alzati e dimmi cosa ti ha detto!>>. Concluse le parole, da un solo sguardo la donna si accorse di quanto era accaduto.
Sospirò rumorosamente sedendosi sul letto. <<Bene, anche questa volta si rifiuta di essere gentile con me. Quella maledetta meriterebbe di.. di...>> disse restando un attimo a pensare. Allora si alzò e guardando Aglaia negli occhi, disse: <<Può una donna del mio rango, una regina, essere offesa in questo modo da una ragazza di appena venti anni? Anche se è mia figlia, non tollero la sua condotta.>>. Clitemestra si guardò allo specchio voltandosi di tre quarti, forse cercando un qualche difetto che potesse renderla odiosa agli occhi della principessa.
"È ancora molto bella" pensò Aglaia con una punta di invidia. "Se lo fossi anche io probabilmente potrei piacere a Niceforo. Aaaah, che disgrazia quest'aspetto e questo nome! Afrodite, ti prego, soccorrimi e rendimi più affascinante. In cambio potrei decidere di... no, potrei di... ehm... no... magari si potrebbe..." continuò a dirsi mentalmente quando Clitemestra cominciò a urlare e lanciare oggetti verso la povera disgraziata.
<<Viscida, lurida, ingrata: io ti rendo la mia favorita e tu mi ricambi tornando a mani vuote in questo modo! >>. Aglaia rimase esterrefatta : aveva rischiato di essere colpita da Elettra per compiacere alla regina, e adesso veniva tratta in questo modo. <<Ma mia signora, io non ho fatto nulla. La principessa Elettra mi ha coperta di insulti e quando le ho consegnato il tuo regalo ha fatto altrettanto con te!>> cercò di rispondere tra il lancio di un fermaglio e l'altro.
<<Va via da qui altrimenti non rispondo di me! Ne ho abbastanza di te e delle tue sciocche scuse. Fatti: di questo ho bisogno! Ora esci, vattene via!!!>> disse la regina prendendo la sedia e avventandosi con quella verso Aglaia. Ella allora uscì e cominciò a piangere per quella giornata così sfortunata. "Non faccio del male a nessuno, sono fedele e servizievole e quelle mi ricambiano così. Si odiano tanto ma in realtà sono uguali, pazze entrambe!" pensò mentre si dirigeva verso camera sua.
Intanto Clitemestra cercò di ritrovare la calma e si mise a letto. Pensando a un modo per recuperare l'amore della figlia, ricordò il giorno in cui accadde tutto. Lei ed Egisto ne avevano parlato per tanto tempo, sforzandosi di trovare il modo di giustificare il loro atto e il sacrificio di Ifigenia fu per loro la salvezza. Zia e nipote, segretamente amanti da qualche anno, tramarono alle spalle di Agamennone per spodestarlo.
<<Dobbiamo farlo, non c'è altra scelta!>> fu la risposta del giovane Egisto alle incertezze dell'amante. Clitemestra era diffidente verso una soluzione tanto drastica, ma il ragazzo non le dava tanta scelta. <<È necessario farlo fuori, non lo capisci?: Un uomo come lui, appena tornato trionfante in patria, vorrà certo riprendere presto il potere per confermare il suo dominio. Ciò non può accadere se vogliamo essere marito e moglie senza paura davanti a tutti.>>.
Egisto prese la donna per mano e le disse: <<Io ti amo, ma ho bisogno del tuo aiuto per potertelo dire sotto la luce del sole.>>. Clitemestra pensò che in effetti era stanca di dovere minacciare i servi e temere che i suoi incontri notturni con Egisto fossero rivelati. Era tempo di smetterla e l'unico modo era uccidere il marito. <<Va bene, faremo come dici tu. Attendiamo il suo ritorno e speriamo di essere assistiti da Afrodite che conosce la forza della nostra passione.>> Un tenero bacio fece da saluto.
Passarono così i giorni e sembrava che il complotto fosse rimasto celato, quando un pomeriggio Elettra rivolse alla madre poche ma esplicite parole: <<Non credi che la vicenda di Deianira sia triste, madre? Assassina inconsapevole del proprio marito per pura gelosia.>>. Terminata la frase, si alzò dal sedile in giardino fulminando la donna con gli occhi e lasciandola intimorita: sapeva tutto.
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