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Si fa quel che si può (prima parte)
Un tripudio di argenti e calici di cristallo giaceva abbandonato sul tavolo, dove tutto era caos. Un senso di decadenza colse Mary mentre attraversava il salone vuoto, illuminato solamente dalla luce del sole calante. Decadenza? Ma perché, poi? La casata dei Fudgericks era nel periodo di massimo splendore, come sempre. Le persone che pochi minuti prima avevano mangiato lì erano i vari signori del luogo, riuniti per le solite questioni territoriali. Tanto era ovvio che alla fine suo padre avrebbe avuto la meglio.
Le cameriere non erano ancora venute a sparecchiare la tavola; forse erano stanche ed intorpidite anche loro, in quella placida giornata di settembre. Ciò non le importava, comunque: il disordine le era del tutto indifferente. Si sentiva l'unica persona sveglia e frizzante di tutto il castello, in quel momento: aveva grandi cose da fare. Ciononostante, si fermò un attimo ad osservare gli ultimi raggi del sole. Sentiva che, una volta scomparso dalla vista, le sarebbe mancato, e così voleva godersi ogni momento di luce, quando era certa che l'indomani sarebbe comunque riapparso, splendente come sempre. Eppure stava lì a rimirarlo. Aveva poco senso, ma così era.
Mary uscì da lì e attraversò il corridoietto che portava alla saletta dove suo padre e gli altri si erano riuniti per discutere. Più che altro, però, bevevano, fumavano e si insultavano a vicenda. Erano solo bravi a far la guerra, o a non far niente. Si chiedeva se lei fosse stata brava, invece, a discutere, ad argomentare. Chissà ... ma di certo non avrebbe mai sprecato le sue energie per discutere di argomenti così futili come il possedimento di un metro in più o in meno di terra. Primo, nessuno avrebbe potuto mai averla tutta: anche se uno avesse ucciso tutti gli altri, avrebbe posseduto solo la Scozia intera, ma il mondo era grande. Secondo, a che serviva possedere la terra? Non era meglio, semplicemente, viverla?
Ciononostante, aveva l'intenzione di chiedere a quei signori se lei potesse essere d'aiuto nel loro "dibattito": giusto per vedere che reazione avrebbero avuto ad una richiesta simile posta da una ragazza, seppur fosse nobile e tutto il resto.
Mary adorava studiare e reazioni degli altri di fronte ai vari eventi: le piaceva stupirsi per una reazione inaspettata, ma provava soddisfazione quando qualcuno reagiva proprio come lei aveva previsto. Provava soddisfazione anche quando riusciva a cogliere che uno stava recitando, ma al contempo questo la rendeva triste, perché in quell'ambiente non c'era quasi mai spontaneità.
Quindi, bussò, ed entrò. Gli uomini smisero di bere, fumare ed insultarsi, e la guardarono: suo padre con rimprovero, altri con stupore, altri con disapprovazione. C'era anche chi la guardava con vivido ed esplicito interesse, senza cercare di mascherarlo nemmeno un po'. Lei aveva sedici anni, era l'unica figlia femmina del conte Fudgericks, e necessitava di un marito. Ma lei, se avesse potuto dire di no, non avrebbe mai sposato nessuno di quei signori. Non che fossero tutti vecchi affumicati, i giovani c'erano, ma erano giovani brutti. Brutti, tutti, tranne uno splendido ragazzo di diciannove anni, Jerome. Era una delizia vederlo, e infatti anche quello era uno dei motivi, oltre allo studio delle reazioni, per cui Mary aveva bussato alla porta. Non riusciva a sopravvivere senza vederlo per tante ore. Si dà il caso che fosse suo fratello.
Quanto lo odiava, quando ai ricevimenti sorrideva a tutte quelle ragazze carine, le salutava, discorreva con loro. Quanto a quello che succedeva dopo, Jerome non era così sfacciato da farsi vedere da tutti, comunque Mary non trovava difficoltà ad immaginare, con invidia, pensando che la vita è ingiusta.
Ad ogni modo, lui era lì perché ormai era un adulto ed, essendo il primogenito, doveva imparare l'arte di fare il duca al più presto.
Lui la scrutava sorpreso, ma anche compiaciuto, e i due si scambiarono uno sguardo d'intesa. Il padre era indispettito "Ovvio che no, non ci serve il tuo aiuto. Và a dormire."
Non che non se lo fosse aspettata, ma Mary sognava sempre l'impossibile: non c'era nessuno che le potesse assicurare che, anche se avesse provato all'infinito a fare richieste simili, le risposte non sarebbero mai migliorate.
Reprimendo la stizza, Mary fece un piccolo inchino, fintamente obbediente. Diede un ultimo sguardo a quella scena. Tutti vestiti allo stesso modo, con quei pantaloni e quelle giacche e quelle camicie e quegli alti cappelli, tutti omologati, con gli stessi desideri e le stesse ambizioni. Ma Jerome, pur vestito come tutti gli altri, era al centro di tutto, seppur fosse seduto ai margini della comitiva: spiccava e si distingueva, e non solo nell'aspetto. In momenti come questo, Mary si sentiva nel posto più giusto del mondo.
Chiuse la porta con delicatezza e si allontanò.
Non si sentì affatto al posto giusto, quando si guardò allo specchio, dopo essersi ritirata nelle sue stanze. Non era affatto brutta, ma a volte si sentiva orribile, a volte splendida. Però si sentiva fuori posto. Qualcosa di mai visto, qualcosa che non vale la pena di vedere.
In momenti del genere, il più piccolo pizzicore le dava fastidio. Si irritava per qualsiasi cosa, e l'irritazione cresceva, e cresceva, e diventava rabbia, e con rabbia si toglieva di dosso tutti quegli scomodi vestiti e si sdraiava sul letto. Sentiva il freddo, ma non importava. Si sentiva ricoprirsi di muschio, che la legava a quel posto caldo e morbido. Stava lì per ore, senza trovar la forza di alzarsi, lavarsi, cambiarsi.
Fu così che successe quella sera, solo che si mise davvero a dormire.
Si svegliò sobbalzando, dopo secoli. Stava piangendo.
Aveva sognato un mondo perfetto. La sua idea di mondo. Era la regina del castello dei Fudgericks. O meglio, non lo era, perché non c'erano né re né capi, ne lì né alla corte di Edimburgo. Però lei era importante. Si sentiva importante. Poteva uscire da quel castello, e infatti usciva, e girava tutta quella grande isola, e un giorno avrebbe voluto andare persino oltre, attraversare il mare.
Ogni sera invitava un sacco di gente a palazzo: pittori, scrittori, attori. Poeti. Artisti. E non erano lì davanti a lei solo per intrattenerla e dilettarla, erano lì per la pura gioia di creare.
Fu uno shock quando Mary si svegliò e si rese conto che nulla di ciò che aveva sognato era vero, e che attorno a lei poteva soltanto vedere le mura che la tenevano chiusa dentro quello stupido (ma grazioso) castello.
Ecco perché piangeva.
Basta. Le lacrime continuavano ad attraversarle la faccia, ma non ne venivano di nuove. Cercò di pensare che ormai quelle lacrime fossero vecchie, che era tutto finito, che aveva pianto per una stupidaggine, il che non è una cosa da fare.
Ma era afflitta. Indossò la prima cosa che capitava e scese giù, giù, fino ai sotterranei del castello.
Non beveva mai. Di solito. Ma quando si trovò davanti alla scorta di alcool di famiglia, si rese conto che era proprio lì che era voluta andare, sin dall'inizio. C'erano tante cose a cui avrebbe potuto pensare, in quei momenti: a suo padre e agli altri che stavano bevendo senza ritegno qualche ora prima, a sua madre che diceva che bere fa male, a Jerome, che beveva sempre in modo squisitamente raffinato ed elegante.
Invece non pensava a niente. Fluttuava. Non si sentiva né particolarmente felice, né particolarmente male. Si sentiva strana. Anzi, non si sentiva.
Whisky, vino rosso, vino bianco, birra.
Prima, quando era sul suo letto a piangere perché il mondo è brutto, si sentiva poetica. Triste, ma di triste bellezza. Ora invece era triste di cruda realtà. Era triste e basta. E non c'era niente di bello in questo.
Mentre beveva, le balenavano immagini di bellezza. Figure agili e preziose. Facce meravigliose. Con orrore, si rese contro che la faccia era sempre la stessa, ed era quella di suo fratello.
Sobbalzò, ma poi si distese. Calma. Era tutto a posto. Si alzò, quasi fluttuando in un mare sporco, e tornò in camera sua. Attraversando la dimora, concentrò tutte le sue forze per trattenersi. Non era lucida, ma lo sembrava. Fu come trattenere il respiro.
Solo dopo aver richiuso la porta della sua stanza dietro di sé poté respirare profondamente e, con passo pesante, barcollò fino al letto che la attendeva.
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- Prima parte letta... mi è piaciuta e invoglia a proseguire con la lettura. Inoltre devo dire scrivi piuttosto bene.
Ho trovato da subito interessante il personaggio di Mary, davvero ben delineato. Vedrò presto come prosegue la storia.
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