"Me ne devi altre cinque. Adesso vai!"
La ragazza girovagava lungo il lunapark. Il suo lento incedere era sensuale, la gonna strusciava leggera lungo le gambe, ondeggiando passo dopo passo. Si fermò davanti a un tirassegno. Si accese una sigaretta, fece un lungo sospiro e aspettò. Di solito non ci mettevano molto ad abboccare, quella sera lo aveva già fatto tre volte; altri cinque, pensò.
Un ragazzo sui venticinque anni l'aveva osservata mentre arrivava. Prese un fucile e cercando la concentrazione giusta cominciò a sparare. Lei aveva capito. Vide in lui la giovinezza, la sincerità negli occhi e si allontanò. Cercava qualcuno più subdolo, qualcuno per cui valeva la pena fare quello a cui era costretta ma, lui la fermò. Le regalò il pupazzetto vinto e la invitò a fare un giro.
Contrariamente alle altre volte si mantenne più fredda e distante, voleva allontanarlo il prima possibile.
Lui era dolce, gentile, l'assecondava in tutto.
Gli promise che l'avrebbe rivista se se ne fosse andato; niente, era accecato da lei e dunque arrivarono.
Di fronte a loro una magica giostra dai sapori antichi. Eleganti i cavalli si erigevano in una danza alternante e incantevole. Lui che voleva sorprenderla la invitò a farci un giro; lei negò con sguardo allarmato trascinandolo via, prima che l'altro potesse vederli. Non capiva e si ostinò a rimanere davanti alla giostra.
Apparve davanti a loro. La finta cordialità mascherava il maligno piacere. Era tardi ormai per tornare indietro; non avrebbe mai voluto farlo a quel ragazzo.
Salirono sulla giostra che subito cominciò l'eterno giro. I cavalli si alzavano e abbassavano al ritmo del valzer. Lui era felice, rideva sereno. Lei piangeva. E poi, ad un tratto, al quarto o quinto giro il ragazzo scomparve.
Era sempre così. Un debito eterno che pagava la notte del 31 ottobre. Otto anime da regalare all'inferno. Il suo inferno.
"Me ne devi altre quattro. Vai!"